Il buio oltre la siepe

Il buio oltre la siepe

Che fine ha fatto la politica a Rimini? Sui grandi temi si vive alla giornata: turismo, parcheggi, aeroporto, mobilità. Cercasi programmazione. L'intervento di Stefano Casadei.

di Stefano Casadei

Richiamo il famoso romanzo e non meno celebre film, non per il significato che assume la trama, ma per il senso evocativo del titolo, come cercherò di spiegare.
Machiavelli, Il Principe: «Ma sendo l’intento mio scrivere cosa utile a chi la intende, mi è parso più conveniente andare drieto alla verità effettuale della cosa, che alla imaginazione di essa».
A Rimini la prassi amministrativa è improntata a inseguire l’immaginazione più che la realtà concreta (verità effettuale), che ha lasciato il posto a sciatte verità di comodo costruite giorno per giorno attraverso concetti e soggetti strumentali, riuscendo a vendere il poco (a volte anche nulla) come grande strategia.
Per restare all’attualità, abbiamo assistito in questi giorni caldi di luglio, al grande flop della Notte Rosa e al ridicolo dibattito che si è aperto, imperniato sulla necessità o meno di modificare questa manifestazione, senza essere neppure sfiorati dall’idea che il problema autentico non è come promuovere il nostro prodotto turistico, ma come cambiare un prodotto che incontra sul mercato della vacanza sempre maggiori difficoltà.
Se questa è la prima grande verità, quella consequenziale, perfino puerile, è l’assurda accusa rivolta agli imprenditori di non fare i necessari investimenti: basterebbe ragionare sul semplice fatto che a Rimini alberghi di 30/40 camere finiscono per essere ceduti al costo di un buon appartamento, ovviamente perché le potenzialità del settore sono sempre più vicine a zero. Tradotto nella logica di come gira il mondo, se il termometro del mercato immobiliare turistico segna 40 gradi di febbre, è del tutto evidente che il problema si annida, in primis, nella parte pubblica: c’è ben più di qualcosa che non funziona a livello di programmazione urbanistica, norme, burocrazia e altro. È una verità che trova difficile comprensione tra cittadini e imprenditori, e che le organizzazioni economiche nascondono al dibattito pubblico: ancora una volta, una infinita rete di opportunismi e basso consenso giocano un ruolo deleterio.

Stefano Casadei. «Raccontare che tutto si risolverà con qualche rotatoria sulle statali, significa prendersi in giro».

Sono però convinto che non tutte le crisi siano da esorcizzare. I tanti limiti che sono ormai palesi, dovrebbero diventare il trampolino dal quale spiccare il volo, attivando il confronto vero e approfondito, sollecitando una maggiore responsabilità anche nelle forze politiche, spesso del tutto passive o solamente “critiche”. Che fine ha fatto la politica in questa città?
Parlavo di programmazione, mi limito a qualche accenno. Penso a una conformazione della marina che integri spiaggia, lungomari, aree in fregio e una litoranea che torni ad essere il polo commerciale di un tempo, supportato dalla necessaria viabilità/parcheggi.
Un quadro minimo di pianificazione sul quale inserire anche tutto il contesto organizzativo, fatto di autentiche sinergie imprenditoriali e qualità predefinite delle varie offerte, una impostazione che apre le porte ad autentici luoghi di eccellenza che diano lustro alla città.
Ovviamente ci sono da mettere a fuoco anche questioni di scala territoriale più ampie, penso anzitutto al tema della accessibilità della nostra provincia, partita da giocare unitamente alle città della Romagna: penso ad un solo grande aeroporto, una rete stradale e ferroviaria moderna posta sulla dorsale Adriatica Rimini-Venezia capace di legarsi direttamente ad un Est Europa che non ha più i connotati del periodo in cui il muro di Berlino non era stato ancora picconato.
Oltre agli aspetti più squisitamente turistici, c’è tutta la partita della mobilità che riguarda l’intera città e che risulta strategica come poche altre partite. Ma occorre essere chiari: raccontare che tutto si risolverà con qualche rotatoria sulle statali, significa prendersi in giro. Sapendo invece che la Complanare rimarrà solo una chimera per almeno altri 20/30, occorre aprire una riflessione seria, rimettendo in pista incroci a piani sfalsati (cavalcavia) e razionalizzazioni varie, comprese almeno due nuove arterie di penetrazione verso il mare.
Altro tema fondante è realizzare nei fatti una vera trasparenza amministrativa. Questo significa principalmente la rinascita – ma in termini attuali e “moderni” – dei quartieri, sia come luogo fisico di prossimità attiva tra i cittadini e i loro amministratori, sia anche utilizzando i supporti informatici oggi a disposizione. Il tutto per restituire ai cittadini occasioni di confronto concreto su basi documentali, di cui si sente un gran bisogno, al posto delle solite esternazioni improvvisate che sono diventate ormai lo stile comunicativo dei pubblici amministratori.
Ma penso anche alla realizzazione di un’autentica pianificazione, che manca da circa vent’anni, avendo “bucato” prima il Piano Operativo Comunale poi il Piano Urbanistico Generale, “scaduto” nel 2021, ma anche la proroga (2022-2023) concessa dalla Regione: su questo punto di importanza capitale mai silenzio fu più assordante.
Altri temi su cui aprire seri dibattiti: dal ruolo e funzioni delle ex municipalizzate, Hera in testa, alla semplificazione della macchina comunale fornendo certezze a cittadini ed imprenditori alle prese con le pratiche più diverse. E poi un po’ tutta la questione sanitaria dove i cittadini vengono sempre più marginalizzati.
Mi sono limitato a qualche spunto, tanto altro ci sarebbe da aggiungere perché Rimini ha accumulato tante problematiche senza affrontarle (ambiente, sicurezza, cultura, università compresa, sport, ecc.).
Resta una domanda di fondo, alla quale non voglio sottrarmi, e sulla quale la politica – ormai assente da tutto e su tutto – farebbe bene a riflettere: se la classe politica che oggi ha in mano la città, sia all’altezza di un compito complesso, reso ancora più impegnativo e urgente dagli errori commessi e dal tempo perso in questi ultimi vent’anni.

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