Area Fox, piange il telefono

Area Fox, piange il telefono

Il comune chiama Coop, annuncia che non farà sconti, ma speriamo che la trama non sia come la canzone di Domenico Modugno. Promemoria su un cantiere da rendere almeno accettabile, in attesa che qualcuno spieghi quando riprenderà vita. Il Regolamento di polizia urbana nel frattempo parla chiaro, non occorre altro che applicarlo.

Il nostro articolo sul mistero che avvolge l’ex area Fox, ha sortito un risveglio dalla narcosi che avvolge l’abbandonato sito cittadino. In effetti subito dopo un quotidiano online ha pubblicato un articolo, guarda caso assai simile al nostro per contenuto, ma arricchito dall’ennesima dichiarazione dell’assessora Frisoni, sul quale torneremo in seguito. Ma non solo, in un altro mezzo di informazione qualcuno si è chiesto cosa stesse succedendo in quel cantiere desolato.
Tornando al dunque, in data 20 luglio scorso così si legge: “Area Fox, ritardi e scarso decoro. Il comune chiama Coop: niente sconti”. Brr…, terrore a corte! Poi si rende nota la richiesta di un incontro con la proprietà per la medesima settimana, che per indisponibilità della stessa slitta o slitterebbe (?) – ormai il condizionale e la precarietà sono la regola – a quella successiva.
Ma finiti i tanti sconti concessi finora ci sono sempre i saldi di fine stagione, perché anche in seguito la solerte e comunicativa assessora non ha reso nulla di nuovo circa un qualche avvenuto incontro in cui chiedeva, tra l’altro e seppure assai tardivamente, un preciso cronoprogramma dei lavori; alla buon’ora, ma ci saranno pure gli sconti invernali e così via. Quindi si può desumere che tale incontro non sia avvenuto e il “mostrare i muscoli”, sia stata l’ennesima inutile comparsata; pertanto la soap opera nostrana continua. E il tutto si può riassumere in un brano musicale dal titolo assai filosofico che afferma “finché la barca va, lasciala andare”.
Tutto resta immobile, solita situazione di degrado organica alla proliferazione di insetti e ratti, immagino, nell’impotenza e nel disagio dei cittadini per il centinaio di parcheggi persi nel nulla, e per lo squallido spettacolo che va in scena. Nel nostro precedente articolo si accennava all’obbligo del proprietario di un terreno di mantenere in esso un decoro, con il dubitativo “se non erro”. Ebbene non erravamo, è proprio così, è un obbligo sancito dal Regolamento di Polizia urbana al CAPO IV – Aree private non soggette ad uso pubblico:

Art. 23 – Aree private, così tra l’altro si impone:
b) tenere le aree libere da rifiuti, anche se abbandonati da terzi, materiali vari, anche se accantonati in ripari, ricoveri, tettoie o strutture precarie rimediate. La definizione di rifiuto è quella di cui all’art. 6 del Decreto Legislativo 5 febbraio 1997 n. 22 e successive modificazioni.
c) controllare la vegetazione erbacea presente nelle aree in oggetto provvedendo a periodici tagli necessari ad impedire un eccessivo sviluppo della vegetazione stessa. Si considera eccessivo sviluppo della vegetazione la presenza di vegetazione avente un’altezza dal piano di campagna superiore a 20 (venti) centimetri (da Euro 100,00 a Euro 600,00).

Dato l’esiguo valore dell’ammenda a cui ciascuno può rischiare di incorrere o meno, resta comunque il rispetto per una città ed i suoi abitanti.
Ebbene nell’area vigono tuttora materiali di risulta, e la rigogliosa vegetazione regna incontrastata e incontrollata, invadendo pure marciapiedi pubblici; magari dopo averci stordito con l’inutile ed estemporanea favoletta dell’aumento dei costi di costruzione, ora si dirà che sono aumentati anche quelli per lo sfalcio delle erbacce e a tutto ciò che si collega al decoro cittadino. Ma una domanda non si può non evidenziare, la solita peraltro: quanti sono preposti non passano mai da quelle parti, la considerano una zona persa o, se invece vi transitano, va tutto bene così?
Nel frattempo, richiesta espressamente più volte, ci è stata finalmente fornita la Convenzione tra il Comune di Rimini e la proprietà dell’area, che recepisce patti avvenuti ma nei quali non ne è assolutamente contemplato uno preciso, se non generico ed usuale, per far sì che si restituisca al più presto alla collettività lo spazio di sosta sottratto.
Siamo di fronte ad un chiaro quadro che vede l’incapacità dell’amministrazione di risolvere il garbuglio da essa stessa creato e gestito con troppa superficialità. A meno che questo non sarà d’ora in poi ciò che si concederà a qualsiasi privato che si troverà in quella condizione o anche in uno stato minore. Possibile?
Però poi mi viene sempre in mente – per contro – la risolutezza con cui è stata affrontata la vicenda del bar Tricheco, oltre a molte altre analoghe, e l’Anfiteatro occupato da una struttura educativa per cui nessuno vuole risolvere il problema. Ma queste sono altre storie, sebbene sempre figlie di una politica inadatta in una Rimini che meriterebbe molto meglio.

Fotografia: l’area immortalata cinque minuti fa.

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