Ci siamo rivolti a Coop Alleanza 3.0, la quale su una grande plancia all'esterno del cantiere declama che "una comunità che cresce è una comunità ideale per un'impresa cooperativa fondata sui valori". Abbiamo posto tre semplici domande per capire cosa sta succedendo nella centralissima ex area Fox, se c'è speranza di vedere l'opera terminata e quando. Ma... E la giunta Sadegholvaad tollera anche la situazione di degrado, mentre in altri casi ha stabilito l’esecuzione coattiva degli interventi in sostituzione del privato?
“Quante Rimini conosco? Ognuna è la mia Rimini”. È questa la domanda-risposta che appare in un’ammiccante plancia dallo sfondo multicolore, peraltro ormai in uno stato di conservazione non proprio ottimale. Non è difficile rendere un responso preciso a quell’interrogativo: la solita Rimini, quella in cui si affrontano importanti temi con grande approssimazione e superficialità, confidando in una loro risoluzione come capita capita.
Siamo nell’area ex Fox in cui nel 2021 fu presentato il progetto per la riqualificazione della zona, ma già di questo si è scritto tanto. Sembrava che di lì a poco si realizzassero tutte le opere previste, ma soprattutto che si restituissero in tempi brevi alla città il centinaio circa di parcheggi pubblici che venivano a cessare – temporaneamente pareva – durante il corso dei lavori, per via del fatto che essi ricadevano in quel comprensorio. Va inoltre ricordato, che nel 2022 il Comune di Rimini stimava il completamento dei lavori per la metà del 2023 (!).
Al contrario è tutto fermo da tempo; spariti molti alberi sani, un centinaio di posti auto e tutto il marciapiede che costeggiava la via Bramante a partire dalla Circonvallazione Meridionale. L’area in cui si demolirono i fabbricati è ricoperta di erbacce, con materiali di risulta accatastati in bella mostra. Ma cosa è successo?
A tal proposito ci ha tentato di spiegare il perché di questa situazione, con motivazioni peraltro vacue, la solerte assessora Frisoni con delega a Urbanistica e Pianificazione del Territorio, Edilizia Privata, Rigenerazione Urbana, Politiche per la mobilità, Trasporto Pubblico Locale, Demanio, PNRR, e chi più ne ha più ne metta, come si suol dire.
15 dicembre 2022 a mezzo stampa: “Mi sono confronta con la proprietà, essendo un cantiere privato – ha spiegato Frisoni – e i lavori riprenderanno attorno al mese di febbraio (2023 ndr). L’obiettivo è quello di aprire nella primavera del 2024, con il parcheggio di oltre 300 posti previsto”. Si leggeva inoltre, che le cause del ritardo erano attribuibili all’aumento dei costi delle materie prime. Vi è da dire che ciò non inficia affatto l’interesse di pubblica utilità; ma proseguiamo, dato che febbraio è trascorso invano e nessun tipo di lavoro ha avuto inizio.
Il 10 maggio dell’anno successivo, 2023, sempre con pari modalità d’informazione, si apprende che il Comune e la proprietà dell’area hanno raggiunto un accordo per realizzare un parcheggio temporaneo. Insomma, una sonora sconfitta per la città fatta passare, come al solito, per una strabiliante e trionfante operazione. Ora, prima di procedere, il definito cosiddetto “investimento” – “sic” così si legge (!) – operazione rivestita da un termine peraltro improprio, quando invece finalizzato a tappare un buco (qui il significato), trova esclusivamente giustificazione solo se il resto dell’intervento slitterà “sine die”, ovvero a data incerta, come di fatto si palesa, dato che non si dichiarano previsioni in merito. Quindi persistenza del degrado ed indeterminatezza in una zona centrale e nevralgica per la città.
Per cercare di capire cosa stia accadendo, ma soprattutto quali sono i motivi della difficoltà che la situazione sta creando alla comunità, il nostro giornale, in data 13 luglio ultimo, ha inoltrato una richiesta alla proprietà dell’area in questione con alcuni precisi quesiti del seguente tenore:
1) qual è la ragione dell’interruzione dei lavori nel cantiere che avrebbe dovuto essere praticamente già ultimato o in corso di ultimazione in questi giorni?
2) Sussiste il rischio che l’opera possa non essere realizzata, oppure siete in grado di assicurare ai cittadini di Rimini che questa eventualità è assolutamente esclusa?
3) Quando Coop Alleanza 3.0 pensa che il nuovo supermercato e i posti auto (oltre 300) potranno essere fruibili dai riminesi?
Ebbene, nonostante la chiarezza dell’interpello, purtroppo le nostre domande non hanno ricevuto alcuna risposta. Un’occasione persa, utile a dimostrare quella trasparenza che sarebbe stato il caso di attuare per svariati comprensibili motivi; un riguardo per la città di cui il seguito dell’ammiccante plancia citata in principio assicurava.
Non solo: nel frattanto abbiamo chiesto ai competenti uffici comunali, la documentazione relativa all’intervento edilizio, segnatamente all’esistenza di eventuali particolari obblighi legati al termine temporale dell’operazione, ovvero per la restituzione di quell’area alla fruibilità cittadina.
Dopo varie corrispondenze ed acquisizione dei documenti, non si è riscontrato nulla di specifico se non il fatto che, come sempre è prassi, colui che è titolare di una concessione edilizia ha un anno di tempo per iniziare i lavori dal momento del rilascio di quel titolo, e altri tre anni per terminare i lavori da allora in poi. Peccato, obblighi generici per una zona abbastanza critica e importante per la città, che avrebbe meritato una ben più precisa attenzione.
Vi è pure da segnalare che – fatalità (?) – mentre era in corso il nostro rapporto epistolare con l’assessorato competente, da quell’ufficio esce a mezzo stampa una comunicazione sull’argomento. Quando si dice la coincidenza… (!).
Sempre nello stesso giorno, il 19 giugno, sui soliti quotidiani cittadini, l’assessora Frisoni interviene sul tema con il reiterato già consunto copione.
Il cantiere fermo per aumenti di costi, le varie date di inizio dei lavori fissate nel tempo e mai rispettate, e il miraggio dei cento stalli provvisori entro la fine dell’estate sebbene ancora non si veda attività alcuna in quell’area.
Ma, ripetiamo, tutto ciò non ha alcun pregio né giustificazione perché lede l’interesse pubblico della città, e non contempla alcuna energica ed incisiva azione da parte dell’amministrazione finalizzata alla sua tutela. Favolette narrate alla bell’e meglio, alle quali è difficile dare un minimo senso logico, e che non suscitano interesse in alcuno. Anche perché sempre a detta dei nostri attenti amministratori, a Rimini non solo il problema dei parcheggi non esiste, ma quindi neppure la loro necessità.
“L’estate sta finendo e un anno se ne va” è l’inizio di un brano musicale del 1985 che pare calzato alla situazione. C’è tutto, il tempo perso e, se si considera che genericamente agosto è un mese feriale, effettivamente manca poco al termine della stagione. Per contro però ancora un nulla di fatto anche per il promesso parcheggio provvisorio, pannicello caldo per coprire una situazione grottesca, caratterizzata da annunci e promesse mai ottemperate. Nei giorni scorsi, 5 luglio, nell’area del cantiere si era materializzato un mezzo d’opera che sembrava presagire una qualche attività edilizia, poi scomparso in quelli successivi; forse temporaneamente parcheggiato in attesa di essere impiegato in un altro cantiere; chissà”! Intanto neppure il taglio delle erbacce incolte, obbligo, se non erro, imposto ai proprietari di terreni inedificati nell’area cittadina. In altri casi la giunta comunale ha stabilito l’esecuzione coattiva degli interventi in sostituzione del privato inadempiente, affrontando inizialmente le relative spese e procedendo successivamente alla riscossione coattiva del credito vantato nei confronti del privato. In questo caso, invece, va tutto bene così?
Come pure la vegetazione spontanea incontrollata che, oltretutto, limita ed impedisce il normale transito pedonale sul marciapiede lungo la via Circonvallazione Meridionale; pensate ad esempio a coloro che hanno difficoltà di deambulazione, e non solo.
Infine una domanda legittima: ma chi rende certi comunicati per fatti che poi non si avverano, si confronta prima con qualcuno che ne abbia titolo? E, nel caso, chi li emette come poi si rivale su coloro che gli forniscono eventuali dati inveri, o non attuati? Oppure improvvisano? A Rimini capita spesso, e l’aspetto riveste una certa importanza perché se poi non vi è coerenza, si corre oltretutto il rischio di perdere di credibilità. E qui si ritorna sempre al punto che alcuni personaggi farebbero meglio a continuare a fare quello che egregiamente svolgevano nella loro vita professionale, piuttosto che in politica.
L’ammiccante plancia alla quale si è fatto riferimento in apertura di questo articolo, riporta inoltre il seguente messaggio: “Un cantiere di comunità. Una comunità che cresce è una comunità ideale per un’impresa cooperativa fondata sui valori”.
Bella frase che suscita emozioni, che poi svaniscono immediatamente nel nulla guardando la cruda realtà. Poco “ideale” lo diventa se il cantiere chiude i battenti e si trasforma in uno spazio desolato, decadente, avvilente, “abbruttente” il centro cittadino. E tra i valori non dovrebbe anche esserci quello della trasparenza, col dovere di spiegare alla comunità perché il cantiere sia piombato in un abisso oscuro e se e quando si volterà pagina?
Poi il prosieguo: “Per questo da sempre sosteniamo la città di Rimini con iniziative sociali, culturali e ambientali e oggi siamo qui per contribuire alla riqualificazione di un’area dismessa. Per crescere insieme alla città in cui lavoriamo e viviamo”. Non pare proprio, perché si è creata una situazione di accentuazione e risalto del degrado di un’area dismessa nel centro della città, che almeno prima era celata grazie alla presenza di piante di alto fusto, e disponeva di posti auto preziosi come l’oro e che da mesi sono scomparsi.
Quante Rimini conosco? Ahimè una, sempre la stessa, quella a cui la mediocre politica nostrana ci ha ormai assuefatto.
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