Il muro “del pianto”, alla faccia dell’epigrafe

Il muro “del pianto”, alla faccia dell’epigrafe

"Muro ricostruito a spese pubbliche, anno del Signore 1751". Purtroppo non è bastato a salvarlo.

Il muro del Ponte, o meglio del pianto. Non occorre pensare a Gerusalemme ma siccome Rimini non si fa mancare proprio niente, anche noi lo abbiamo. Ma procediamo con ordine.

< MURVS > A.FVNDAMENT(IS)
RESTITVT(VS)
PEC(VNIA).PVBL(ICA)
A(NNO).D(OMINI).MDCCLI

MURO RICOSTRUITO A SPESE PUBBLICHE L’ANNO DEL SIGNORE 1751

Siamo nel muro che una volta serviva anche a difesa della città, e ad argine del Marecchia, che costeggia l’attuale via Bastioni Settentrionali nel tratto che dal Ponte di Augusto e Tiberio, reca verso Porta Galliana e vicino all’allora “pubblica Salara”, ossia il magazzino del sale. Struttura importante, perché ancora nel ‘700, periodo di cui narreremo una storia, era definito “muro castellano”. Del resto, si noti bene, nei pressi della Porta Galliana stessa si vede ancora – recuperata – una delle finestre bombardiere che prospettavano verso il predetto corso d’acqua.

Negli atti del Consiglio dei 12 relativi al periodo 1746-1757 conservati presso l’Archivio di Stato di Rimini AP52, vecchia segnatura e attuale REG1192, e del Consiglio pertinenti agli anni 1746-1760 conservati presso l’Archivio di Stato di Rimini AP847, vecchia segnatura e attuale REG2012, si riporta la vicenda che interessò quella struttura muraria. Forse a causa di un evento legato a cause metereologiche con conseguente eccessiva piena del fiume Marecchia.
In un verbale del Consiglio dei 12 del 28 novembre 1746 si tratta della notizia che il Dott. Pietro Banditi Capo Console, aveva posto a conoscenza che “sabbato scaduto (ossia il giorno 22 precedente) notizia che un pezzo della mura di qu.a [questa] Città poco distante dalla Porta di S. Giuliano dalla parte del Mare minacciava rovina verso il Fiume dello Marecchia”. La Porta di S. Giuliano o Bologna, era situata all’inizio del Ponte di Augusto e Tiberio, lato città; mentre la Salara era in direzione di Porta Galliana.

Fu immediatamente ordinato al suddetto Magistrato, di provvedere alla bisogna con un intervento provvisionale, con l’asportazione del rilevato stradale soprastante, tanto da sgravare il peso su quel muro. Ma andò male, perché anche quegli interventi emergenziali, finirono parimenti nel fiume.
Il Magistrato con il parere di alcuni Periti, fece realizzare una barriera con pali di legno tanto da resistere alla “Fiumara”, e così difendere i vicini fabbricati e la Città stessa dalle inondazioni che si potessero verificare nel successivo periodo invernale.
Nel frattanto i proprietari dei limitrofi fabbricati, evidentemente preoccupati della situazione, il 26 novembre inviarono una richiesta all’allora sindaco, affinché si provvedesse in modo adeguato.
Il Capo Console inoltre, ritenne utile che dell’accaduto fosse informato il Legato (Pontificio) e di ciò che lo ha generato in base al parere dei Periti: “… essendosi da molto tempo in qua notabilm.e [ente] alzato il livello del Fiume, veniva però dall’interrimento sud.o ricoperta tutta quella parte di muro destinata a ricevere l’impeto ordinario del corso del Fiume, restando solam.e esposta all’urto la parte superiore più debole…”. Poi consiglia di inoltrare richiesta al Governo, affinché si facesse carico del ripristino del muro crollato. E così il Consiglio dei 12 decide di fare; anche in considerazione che, a loro dire, il muro apparterrebbe allo Stato, e che la città “…Dovendosi… intendere l’obbligo assunto dalla Città di mantenere, e risarcire le sude [dette] Mura quando sussistano, ma non riedificarle cadute, che siano…”.
Evidentemente la richiesta non fu accettata, e in data 4 giugno 1751 in un verbale del Consiglio si riporta l’annuncio del Capo Console, che dichiara di avere ottenuto la Licenza dalla Legazione d’imporre Censi per la somma di Scudi 3700, per la ricostruzione del muro.
Dopo alcuni altri passaggi burocratici, finalmente il muro fu quindi ricostruito, restituito alla sua funzione, fino al XXI secolo quando, immotivatamente, fu oggetto di strane “attenzioni” da parte di chi concepisce i beni storici e architettonici come oggetto di “dileggio”. Ed ecco quella struttura essere stata sforacchiata con ben cento fori per appendervi una costosa, pacchiana pensilina, inutile oltretutto se si fosse applicato un serio e concreto progetto di viabilità (qui).
La storia, come sempre, insegna solo a chi la comprende. Gli amministratori riminesi di allora tentarono, con molte difficoltà, di ottenere sovvenzioni per riparare un serio danno che incombeva sulla città segnatamente al reale pericolo di esondazioni e allagamenti; non riuscendoci, però non si persero d’animo e raggiunsero comunque lo scopo.
Al contrario quelli di un recentissimo passato capaci invece di attrarre denari, li hanno utilizzati malamente per rovinare ciò che ci è stato tramandato, supportando il loro operato con l’affermazione che il muro in cui si interveniva non aveva alcun valore storico; nonostante l’epigrafe lì affissa e ciò che essa recita.
Ma intanto in attesa che il nostro squallido lungofiume venga riqualificato, la situazione si presenta da lustri piuttosto avvilente, tanto da scoraggiare i turisti che, una volta scesa la scala per ammirare il Ponte, la risalgono sgomenti dallo spettacolo indecoroso che gli si palesa di fronte.

Desolazione, fanghiglia ovunque, parte della pensilina galleggiante degradata, e la restante ormeggiata lato S. Giuliano grida tutta la sua inutilità.
Pende un processo giudiziario tuttora in corso, ed è stato documentato che quel muro, salvato dai nostri predecessori, era un bene architettonico storico. Non sappiamo come finirà la vicenda ma, comunque vada, nessuno ci potrà mai più restituire l’integrità di quel monumento e tantomeno lo potremo lasciare ai posteri come ci è stato trasmesso.
Ed è per questo che anche noi abbiamo il nostro muro del pianto, frutto della differenza sostanziale tra gli amministratori del passato che lo conservarono, e i recenti che lo hanno irrimediabilmente rovinato.
Infine speriamo che, semmai, Rimini in futuro dovesse esprimere qualche illuminato amministratore, in quel sito si apponga un’epigrafe che ricordi lo sciagurato evento:

< MURVS > EXCRUCIATUS
PEC(VNIA).PVBL(ICA)
A(NNO).D(OMINI).MMXVII

MURO TORTURATO A SPESE PUBBLICHE L’ANNO DEL SIGNORE 2017

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