Alberi reclusi: il campionario dell’orrore

Alberi reclusi: il campionario dell’orrore

L'acuirsi dei fenomeni meteorologici gioca un peso importante, ma le costrizioni e i maltrattamenti ai quali sono sottoposte un gran numero di piante risulta spesso determinante. Ecco perché quello che abbiamo fotografato in molte strade di Rimini ha dell'incredibile.

Daniele Zanzi è un famoso agronomo Varesino insignito per meriti (a livello mondiale) nella salvaguardia di alberi e ambiente del “Premio Award of Merit 2015”, il maggior riconoscimento dell’ISA (International Society of Arboriculture che conta 25 mila soci in tutto il mondo). Il tecnico, in un articolo comparso su Sempione news, quotidiano online del territorio lombardo, analizza le ultime vicende di cronaca che hanno visto protagonisti gli alberi e osserva che «dall’esame di video e fotografie degli eventi di ieri (si riferisce al 24 luglio; ndr), ho notato che le piante coinvolte avevano carie interne, radici marce o chiome sofferenti, ad esempio: tutto ciò è frutto del fatto che nelle città, gli alberi non vivono bensì sopravvivono adattandosi il più possibile a condizioni per loro difficili, ma con una risposta lenta, come nella loro natura».

«Il problema principale è senza dubbio l’uomo», continua Zanzi. «Spesso gli alberi vengono piantati in spazi non adeguati al loro sviluppo ottimale e ciò comporta una crescita anomala e sacrificata, soprattutto degli apparati radicali; a ciò si aggiungono potature mal fatte che portano all’evolversi, anche in decenni, del marciume. Anche il taglio forzato delle radici quando si effettuano scavi per le fognature, ad esempio, non viene ritenuto pericoloso, ma in realtà permette l’infiltrazione di funghi che minano la pianta già dalle “fondamenta”, trasformandola nel tempo in un albero killer».

Purtroppo, giusto ieri mattina ho avuto modo di incrociare con l’obiettivo fotografico più di un esemplare di platano (ancora) vivente in rappresentanza di quanto non si debba fare per la salute di una pianta e di conseguenza, per la nostra.

Considerato che il dottor Zanzi ha un curriculum di tutto rispetto e le sue osservazioni veleggiano nel mare di buonsenso di chiunque abbia un paio di neuroni da mettere in pista, lascio al giudizio dei lettori che senso abbiano gli imprigionamenti che documento e di molti altri per i quali chiedo di essere creduto in fiducia, ma che so essere presenti un po’ in tutta Rimini. Basta voler osservare.

Non è una novità che da queste parti “l’esercito verde” non ha che armi spuntate, tra potature, capitozzature e sfoltimenti vari. Sempreché, come già successo, non si metta di mezzo perfino una benna disubbidiente che cozza, la sconsiderata!, proprio sul tiglio che ostruisce il passaggio di un agile vialetto, uno dei vari accessi alla gloriosa nuova vita dell’ex “Area Fox”.

Ma la benna, quella del cozzo, scatena una nemesi verde: là, dove doveva sorgere una cittadella di cemento, oggi la vegetazione spopola ovunque, rigogliosa e indisturbata, versione 2.0 de “Il ragazzo della via Gluck”, ma a parti invertite.

Giungla Fox, questa sì rigogliosa.

Ma tranquilli, si scherza. Di vere nemesi, nemmeno l’ombra. E quanta ombra sarebbe benedetta, di questi tempi aridi e assolati. Devono saperne qualcosa le gioiose giostre felliniane che ardono nell’assolata piazza Malatesta, mega padella rovente, buona solo per cuocere uova e pancetta.

Torno sugli alberi di via Plava, zona Celle, per segnalare, grazie a Google Maps, che un cartello stradale risulta appiccicato a un platano già dal 2010. Dopo tredici anni, quante contravvenzioni per divieto di sosta vorrà prendere ancora, quella benedetta pianta, per capire che deve sloggiare, che non deve stare là impalata? Tornando seri, parlando di ammende, dopo avere solo sfiorato l’argomento, chissà se sarà possibile quantificare quanti verbali siano stati elevati dall’inizio dell’anno alle decine e decine di recidivi capitozzatori/distruttori. Osservando lo stato delle cose, in generale, questi sembrano coltivare il loro sport preferito apparentemente senza troppi disturbi. C’è da chiedersi se l’assessorato competente in materia avrà disposto i necessari controlli del caso, a cura della Polizia Municipale o di altre figure preposte a farlo. Annaspo nella perplessità. Il dubbio che non si prendano provvedimenti adeguati è confortato dalla scoraggiante amnesia arborea delle nostre istituzioni. Abbiamo un albero monumentale, ma nessuno se lo fila. È probabile che sia questo il grado dell’interesse in materia.
Se non è sotto, gravita intorno allo zero. Che gelo.

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