I magistrati italiani, che vorrebbero parlare con lui a quattr'occhi, si devono accontentare di vederlo in fotografia e nei tanti video nei quali racc
“La mia barca l’ho trasformata in ambulanza del mare: ho recuperato più di 250 sfollati sia da Derna, quando fu attaccata dall’Isis, e sia da Bengasi”. Il ruolo di combattente lo ha pubblicizzato anche sul suo blog, dove ragiona di primavera araba: “I Thuwar possono sconfiggere l’Isis in Libia. Solo loro possono riuscirci. I Thuwar di Misurata, di Tripoli, di Bengasi non sono le bande sanguinarie che i politici italiani immaginano a causa della loro totale ignoranza sul Medio Oriente. I Thuwar sono i protagonisti della Primavera araba, ragazzi normali che odiano il terrorismo e che tutta Europa ha incitato e sostenuto solo quattro anni fa; possono essere laici, religiosi o molto religiosi, ma assolutamente non terroristi”. I miliziani tuwar sono la forza armata rivoluzionaria della nuova Libia, quelli che cacciarono Gheddafi dalla capitale e lo stanarono dal suo bunker.
Lolli, convertito alla religione musulmana, ormai è votato alla causa: “I tuwar sono gli unici sul campo ad avere combattuto l’Isis, vincendo a Derna e perdendo a Sirte”. Ma pur con la divisa, in Libia si occupa anche del suo antico mestiere, che in Italia, da ex presidente della Rimini Yacht, gli ha procurato un mare di guai, essendo inseguito dalle procure di Rimini e Bologna per reati finanziari, corruzione e altro: “Ho una società di vendita e assistenza di navi e barche”.
Ma la notizia è un’altra: Giulio Lolli vuole diventare anche un caso editoriale. Ha riempito un libro di memorie che presto sarà in distribuzione. Titolo: “L’ultimo avventuriero”. Mette a frutto la definizione che di lui ha dato l’inviato sui fronti di guerra Fausto Biloslavo. Nel libro ci sarà anche un capitolo sulle sue vicende giudiziarie, ricostruite secondo la “verità” di Giulio Lolli, cercando di smontare le accuse che gli sono valse un mandato di cattura dell’Interpol e la richiesta di estradizione. “Contiene uno spaccato dei tempi d’oro della nautica, inediti sulle banche e molto altro”. In tutto trentadue capitoli che, c’è da scommetterci, faranno ancora molto discutere.
Nel frattempo dice di ricevere riconoscimenti nella sua nuova patria, dov’è confinato da circa cinque anni. Una targa del ministro della difesa “per avere aiutato la rivoluzione liberando i prigionieri politici di Arwemi e partecipato alla battaglia di Mansurs e Bab al-Aziziya”. Su un disegno che lo raffigura c’è scritto: “Nel nome di Allah vogliamo ringraziare il capitano Julio Karim Lolli per aver salvato 62 persone dalle profondità del mare”. (c.m.)
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