Il capoluogo perde colpi sul turismo? «Rimini ha fatto enormi passi avanti». Intervista a Valeria Guarisco

Il capoluogo perde colpi sul turismo? «Rimini ha fatto enormi passi avanti». Intervista a Valeria Guarisco

I dati del 2021 non brillano per la città che pure ha investito tanto nei lungomare, nelle fogne e nei "contenitori" culturali. C'è qualcosa da cambiare oppure va tutto bene e bisogna solo aspettare che passi la pandemia per spiccare il volo? L'abbiamo chiesto alla destination manager di VisitRimini, che sprizza ottimismo. Ecco la sua analisi e il racconto di come viene gestita la DMC da due anni a questa parte.

«Ci crediamo ancora?» Il 10 marzo un (rarissimo) momento di confronto
A differenza di quello che avveniva in passato, quando al termine di ogni stagione e anche nei mesi invernali, fra gli addetti ai lavori e sui media non mancava il confronto sull’andamento delle presenze e sulle idee per rendere sempre più attrattiva la destinazione Rimini, da tempo ormai si è persa questa bella e utile abitudine. Sono rare, se non del tutto assenti, le occasioni per mettere a tema questo tipo di riflessione, e le associazioni di categoria, perfettamente accordate con i voleri dei decisori politici, sembrano soprattutto attente al quieto vivere. Ad organizzare un incontro, che è un po’ una mosca bianca, dal titolo provocante, “Quale futuro per il turismo a Rimini? Ci crediamo ancora?”, ci ha pensato ancora una volta Mauro Santinato di Teamwork. E’ in programma il 10 marzo al Savoia Hotel alle ore 15. “Per confrontarsi sul modello di ospitalità riminese, sulle problematiche del presente e sulle opportunità per il futuro. Per capire insieme come conferire nuovo appeal alla destinazione. Per continuare a crederci, sempre di più”, recita l’invito. “Oltre a quanto di buono è stato fatto finora, forse la nostra destinazione ha bisogno di una nuova sferzata di entusiasmo e idee nuove”. Dopo una introduzione dello stesso Santinato, è previsto un panel con diversi testimonial che diranno la loro e risponderanno alle domande che verranno poste.

La prima domanda ha la necessità di una premessa. Sono trascorsi più di due anni dall’affidamento a VisitRimini della DMC, che ha la durata di tre anni eventualmente prorogabili ulteriormente di uno. Sono stati anni segnati profondamente dalla pandemia, ma sarebbe interessante non fermarsi alla superficie e cercare di fare uno sforzo per riflettere su come sono andate le cose dal punto di vista degli obiettivi che l’amministrazione comunale, attraverso la gara pubblica a voi aggiudicata, aveva indicato nelle linee di indirizzo.
Partiamo però dai dati che descrivono l’andamento turistico di Rimini negli ultimi due anni avvalendoci di quelli diffusi dalla Regione Emilia Romagna. Sia negli arrivi che nei pernottamenti, e sia rispetto al 2019 che al 2020, Rimini ottiene numeri peggiori delle altre località turistiche della nostra provincia. Ma qualcosa di analogo vale anche se il confronto avviene con le altre città della costa romagnola. Si dirà che il calo del turismo estero, del congressuale, del turismo legato allo sport e il lungo stop ai voli, hanno inciso parecchio sul capoluogo di provincia, ma forse nemmeno tutto questo è sufficiente a giustificare la flessione.
Da anni molti osservatori ritengono che Rimini soffra di una crisi profonda dal punto di vista turistico, che sconti una offerta alberghiera poco qualificata, che abbia atteso troppo anche per mettere mano alla riqualificazione urbanistica (e ambientale, si pensi al tema delle fogne) necessaria, ma che ha portato con sé anche dei limiti, come il lungomare pedonalizzato senza la previsione di parcheggi e di una mobilità adeguati. Arrivi e presenze crescevano molto lentamente anche prima dello scoppio della pandemia, gli arrivi erano intorno al milione e 500 mila e le presenze a 7 milioni e mezzo anche vent’anni fa. Di diverso c’è che è cresciuto enormemente il fenomeno del turismo “mordi e fuggi”, probabilmente favorito anche dalla politica dei grandi eventi, e si sono persi per strada negli ultimi 30 anni qualcosa come 500 alberghi, chiusi e in molti casi diventati dei ruderi cadenti.

Lei come valuta questa situazione e soprattutto l’andamento turistico di Rimini negli ultimi due anni? Quali difficoltà e potenzialità individua, ovvero debolezze e punti di forza.
«Rimini in questi anni ha fatto passi in avanti che pochissime città turistiche in Italia sono state in grado di fare. La tutela del mare, la sostenibilità ambientale, il recupero di aree e monumenti di pregio storico, i nuovi musei sono innovazioni che fanno fare un balzo in avanti alla nostra destinazione, verso un turismo sensibile alla sostenibilità, all’ambiente, al benessere e alla cultura. Se adesso si parla con concretezza di ‘Rimini città d’arte’ e della candidatura a Capitale della Cultura 2025 lo si deve principalmente al lavoro, alla visione e agli investimenti corposi messi in campo nell’ultimo decennio. I dati statistici pre pandemici già registravano questo incremento di standing. Dall’inizio del decennio al 2019 la percentuale di pernottamenti esteri del Comune capoluogo è decollata dal 23 al 32 per cento, ben oltre la media provinciale che si attesta intorno al 24 per cento. I cittadini italiani – ma anche in tutta Europa – sono cambiati negli ultimi anni della pandemia: sono molto più attenti alla salute, alla qualità dello stile di vita, all’ambiente, sono più connessi, danno un valore diverso al proprio tempo e alle proprie relazioni. Questi cambiamenti influiscono anche sulle scelte in fatto di tempo libero. Ebbene, Rimini ha anticipato queste tendenze, offrendo quanto oggi il turista vuole dalla sua meta di vacanze e quanto l’uomo di affari si aspetta dalla città in cui si reca per motivi di lavoro. La pandemia ha colpito duramente in tutto il mondo il sistema turistico: i viaggi, internazionali in primis. E ancora non ne siamo usciti. Da marzo 2020 non abbiamo più avuto né una Pasqua turistica né un Capodanno turistico, due periodi dell’anno su cui Rimini aveva investito strutturalmente con Fiera e Palacongressi e con prodotti turistici ad hoc. In generale, in una situazione di evidente difficoltà diffusa, credo abbia poco senso lo spacchettamento di dati turistici tra Comuni limitrofi. E se anche questo dovesse avvenire la motivazione sarebbe lampante con quanto spiegato sopra. La forza del sistema turistico riminese, caratterizzato da una lunga tradizione balneare, sostenuta da una forte presenza straniera e dalla Fiera e dal Palacongressi che nel tempo hanno contribuito alla destagionalizzazione, è stata quella più duramente colpita durante la pandemia, a differenza di altre località che contano su un turismo con numeri più contenuti e principalmente concentrati durante la stagione estiva. Un dato eloquente: Rimini conta 400 hotel aperti tutto l’anno!»

Immagino che VisitRimini abbia avuto bisogno di un periodo di “rodaggio” per mettere a fuoco il proprio lavoro a seguito dell’affidamento: se non sbaglio siete diventati operativi a partire da dicembre 2019, oggi a che punto siete? Qual è la vostra struttura operativa e cosa vi impegna maggiormente?
«Dal dicembre 2019 ad oggi, la DMC della città di Rimini non ha mai smesso di lavorare. Anche durante i momenti di chiusura totale, VisitRimini ha voluto dialogare con il proprio pubblico di turisti, per restare presente nelle loro menti e nei loro cuori. Le posso dire che la community social di VisitRimini è composta quasi esclusivamente da turisti e che dal suo sbarco sui social ha totalizzato oltre 10 milioni di visualizzazioni e più di 2 milioni di interazioni. Significa che i nostri post suscitano molto interesse, attirando l’attenzione su Rimini: questa è la nostra soddisfazione. Sempre in tema di narrazione della città, abbiamo realizzato oltre 60 video che abbiamo condiviso con gli attori della filiera, che a loro volta hanno condiviso con i loro clienti. Oltre al mondo dei social, le attività fin qui svolte sono moltissime: abbiamo realizzato il portale di destinazione, per la promo-commercializzazione del territorio, le cui visite sono in forte crescita. Stiamo facendo la promozione in Italia e all’estero, prepariamo le candidature per gli eventi con buoni risultati, organizziamo in servizi di DMC, creiamo le esperienze sul territorio, intratteniamo relazioni con stampa, influencer e tutto il mondo degli operatori turistici. Gestiamo il servizio di Informazione e Accoglienza Turistica tutto l’anno e lo potenziamo in estate. Fare squadra con gli operatori del turismo è per noi una priorità e il “caso” VisitRimini è osservato anche da altre destinazioni che ci chiamano per sapere come facciamo ad ottenere i nostri risultati. Insomma, l’elenco potrebbe continuare ancora per molto e se dovessimo dire a che punto siamo, direi che siamo davvero a buon punto».

Come avete affrontato e state affrontando l’emergenza dovuta alla pandemia per contenere al massimo possibile le conseguenze negative sulla destinazione turistica?
«Comunicando e promuovendo Rimini, con tutte le sue novità, con tutta la sua capacità di attrattiva che, ripeto, è cresciuta moltissimo nel tempo. Non abbiamo mai mollato, così come hanno fatto il Comune e gli operatori turistici, che hanno saputo affrontare il tema della sicurezza sanitaria in modo esemplare, tanto che Rimini è stata riconosciuta, secondo una ricerca del 2020, la destinazione balneare più sicura d’Italia».

Avete riscontri, e di che tipo, sull’impatto dei cosiddetti “contenitori” culturali (museo Fellini, Teatro Galli ecc.) sull’attrazione di nuovi flussi turistici?
«Le farò un esempio: durante il TTG abbiamo portato 60 buyer stranieri in visita al Museo Fellini e a cena al Teatro Galli. È stato un successo! E stiamo parlando di operatori turistici abituati a viaggiare molto… E come se non bastasse, non possiamo non ricordare le numerose riviste di tutto il mondo che hanno parlato dei nuovi musei che Rimini è stata capace di inaugurare in uno dei momenti più bui della storia mondiale. Ha presente il pezzo del New York Times sul Fellini Museum “A Fellini Museum, as Lavish as His Movies” che è uscito il 31 agosto? Io credo, a ragione, che una volta che i viaggi ripartiranno e il turismo internazionale ripartirà, questo lavoro di ‘semina’ fatto anche sotto l’imperversare della tempesta Covid, darà frutti concreti al nostro territorio».

Infine, le linee di indirizzo per l’affidamento ad una DMC dei servizi di informazione, accoglienza turistica, promozione, promo-commercializzazione e destination marketing, che erano alla base della gara pubblica, indicavano l’esigenza di “un cambio di passo verso un’azione di promozione turistica forte ed organica nell’ambito di una rinnovata politica di sviluppo turistico”. Di “rivedere le modalità di gestione e promozione del territorio in un’ottica manageriale”. Di “destinazione turistica attrattiva dodici mesi l’anno”. In particolare, fissavano cinque obiettivi: ricerca e innovazione; marketing, promozione e sviluppo dei prodotti; informazione e accoglienza turistica; leadership e coordinamento, partnership e team building; relazioni con la comunità locale. Può dirci cosa è stato realizzato in questi campi?
«I cinque obiettivi sono alla base della nostra attività quotidiana: tutte le azioni che compiamo quotidianamente sono ispirate al Progetto che è stato presentato in sede di gara e tutto è documentato nelle rendicontazioni che puntualmente inviamo al Comune. Le posso dire che gli obiettivi che ci sono stati affidati sono decisamente impegnativi ed è giusto così: Rimini merita tanto! L’auspicio è che nel tempo gli investimenti nel marketing turistico possano crescere, per far brillare sempre di più questa splendida città nel mondo».

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