Il coordinamento Borgo S. Giuliano torna alla carica e allarga il tiro

Il coordinamento Borgo S. Giuliano torna alla carica e allarga il tiro

Dopo la prima presa di posizione dello scorso gennaio il Coordinamento degli abitanti del Borgo S. Giuliano precisa ulteriormente il significato dell'impegno che lo muove, torna sui problemi che investono chi vive in quella suggestiva zona di Rimini e lancia un messaggio inequivocabilmente chiaro: "Con noi nasce un civismo trasversale che vuole essere attore di ciò che ci riguarda da vicino".

D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie,
ma la risposta che dà a una tua domanda
Italo Calvino, Le città invisibili

Forse non ci siamo spiegati bene.
Le reazioni che il nostro primo testo ha suscitato sulla stampa, sulle testate web e sui social-media ci hanno sorpresi. Molte di esse erano imprevedibili e alcune risultano grottesche. Il nostro primo documento espressamente voleva “porre all’attenzione delle Istituzioni locali, statutariamente preposte a garantire la vivibilità del territorio riminese, i numerosi problemi che rendono difficile la quotidianità di quanti, per storia e scelta recente, condividono la vita borghigiana”.
Gli/le abitanti del Borgo San Giuliano non sono contro l’innovazione e il cambiamento, non sono contro un ragionevole turismo o contro una città più vivibile. Anche noi vogliamo e vorremmo una città senza polveri sottili, senza traffico, con servizi di trasporto pubblici degni di questa qualifica e perciò al servizio del cittadino, con un sistema di parcheggi improntato all’equità e non alla gabella medioevale, in cui sia incentivato l’utilizzo della bicicletta e delle gambe, una città senza inquinamento acustico e quartieri con aspetti urbani più dignitosi, quartieri vivi, belli e accoglienti sia per chi vi abita e vi lavora, sia per i turisti che vi passeggiano, sia per i bambini che vi giocano.
Tutto questo vale in particolar modo nel Borgo, per la sua storia e per l’immaginario felliniano che, negli ultimi anni, vi si è innestato. Il diritto che le generazioni presenti possiedono sul Borgo da esso ricevuto dalle generazioni precedenti può chiaramente essere solo quello di usare, migliorando, e non deteriorandolo o dilapidandolo, il patrimonio visibile ed invisibile, reale ed ideale ad esse consegnato come casa comune dalle generazioni precedenti e destinato ad essere trasmesso, arricchito e potenziato alle generazioni future.

Il nostro è un impegno nel movimento di difesa e tutela del patrimonio sociale, ambientale e storico rappresentato dal Borgo che è, indubitabilmente, una delle ricchezze e peculiarità della nostra Città di cui nessuno può violare il diritto e l’attesa delle generazioni che verranno. È anche un moto di precisa ribellione nei confronti di una prospettiva sinistra che sul Borgo san Giuliano si addensa.
La ormai tediosa vicenda dei parcheggi ci ha obbligato a toccare con mano una realtà disastrosa e un’emergenza che coinvolgono interi altri quartieri se non tutta la Città. Ci ha indotto ad indagini analitiche in cui non ci saremmo altrimenti avventurati, facendoci scoprire la disinformazione, propalata (speriamo in buona fede) dagli agenti della polizia municipale, sull’inesistenza di parcheggi nella nostra ZTL e i limiti del raggio d’azione degli ausiliari del traffico. Gli uni e gli altri in futuro avranno meno possibilità di maramaldeggiare all’interno del nostro quartiere.

Da tempo molti riminesi, ma noi non siamo tra questi, hanno, senza accorgersene, sviluppato l’abitudine o il riflesso condizionato di coprirsi gli occhi per non vedere. Questa cecità è una sorta di rimozione che non vuole vedere l’ombra lunga di un nuovo, strisciante, impietoso declino socio-ambientale del nostro quartiere. E, per inciso, scusateci se, a questo proposito, nel nostro primo documento ci siamo limitati ad osservare che fin dagli anni ’60 e anche di recente, nell’utilizzo e nella trasformazione del quartiere, abbiamo assistito alla realizzazione e ampliamento di un intervento edilizio importante del Borgo che non possiamo certo dire che si integri nell’ambiente o che abbia interpretato la qualità urbanistica, l’estetica borghigiana e l’opzione di una mobilità sostenibile, né a tutt’oggi ci è dato sapere quali siano i suoi effetti di inquinamento sull’ambiente esterno (aria, acqua e rifiuti). Questi appunti non significano in alcun modo la messa in discussione delle esigenze dei pazienti o l’efficacia e l’efficienza degli interventi di cura dell’ospedale privato. Ma una semplice auscultazione delle esigenze estetiche (e anche di quelle turistiche, talora invocate a sproposito da chi ha voluto polemizzare con noi per partito preso) imporrebbe che la struttura fosse barricata da una recinzione più adeguata e più proiettata all’ambiente circostante.

Un discorso analogo vale per ristoratori, trattori, osti ed enotecari. Non spetta certamente a noi orientare la capacità di lavoro e di impresa che c’è a Rimini, ma non ci può venire negata la passione civile di comprendere quale sia la politica del territorio che riguarda il nostro quartiere e di esprimere le nostre legittime preoccupazioni su insediamenti che hanno il potere di trasformare e consumare spazi a prevalente vocazione residenziale in modelli più o meno “trasteverini”, spesso imbevuti di frivolo provincialismo, con i loro ebbri rituali di un nuovo equivoco benessere e di un malinteso prestigio sociale e con i loro intrinseci limiti di cultura, di gusto, di buona educazione e di rispetto. A taluni di questi imprenditori, cui è istintivo un atteggiamento proprietario e arrogante quand’anche non di scherno, va chiesto con decisione un passo indietro che sia in grado di riportare al centro le condizioni di vita dei/delle residenti del Borgo. Pur nella diversità di visioni, pur nell’eterogeneità delle proposte, quello che specialmente in questo luogo non dovrebbe mai mancare sono la dialettica e il confronto nel merito delle questioni e dei problemi del nostro quartiere e che siano in grado di individuare le soluzioni migliori per chi abita e per chi lavora nel Borgo e soprattutto praticarle. Se qualcuno pensa che, in luogo di un confronto serio, alle nostre proposte debbano, in un eccesso di presunzione segnato da egoismi e particolarismi corporativi, seguire la competizione, la rivalsa, la derisione e il greve dileggio dovrà necessariamente assistere agli esiti, certi come siamo che le peggiori ingiustizie non si compiono sulla spinta delle necessità, ma dell’eccesso e che una comunità si forma e progredisce soprattutto per migliorare la qualità della vita e non solo per vivere né tanto meno per agevolare solo i traffici e i commerci.

In alcune fasce della collettività si ha l’imprecisa sensazione che il Borgo San Giuliano sia stato più che abbondantemente riqualificato essendo una delle zone della Città in cui si è maggiormente investito. In realtà i cambiamenti, ad oggi, riguardano esclusivamente Via Tiberio – quella che un tempo era chiamata “la strada mestra” – e su di essi ci siamo già espressi criticamente nel nostro primo documento. Nessuno sembra aver intenzione di voler emendare le criticità e le problematiche del resto delle strade della “cuntreda de fiom”, ossia della maggior parte del Borgo, strade che beneficiano di alcuni provvidenziali rappezzi, parziali ed estremi, solo qualche giorno prima della biennale “festa de borg”. L’amministrazione e i soggetti da essa delegati si mostrano incapaci di gestire i servizi essenziali. Persino i topi sono figli di questa situazione e scorrazzano per Via Marecchia e per il porto canale dal Ponte di Tiberio al Ponte della Resistenza per la carenza degli interventi di derattizzazione, che negli ultimi anni non sono forse stati così frequenti ed efficaci come sarebbe stato necessario. D’altra parte lo stato igienico dello stesso tratto del porto canale, con i rifiuti che stazionano ad ogni mareggiata sulle banchine dalle famose quote sbagliate e sempre più costellate da siringhe, non sembra essere una priorità.

Dopo che il nostro Coordinamento si era preoccupato di segnalare il rischio della “trasteverizzazione” del nostro quartiere, qualche bello spirito si è permesso di paragonare il nostro quartiere al Parioli. Dovremo rinviare ad altro momento l’analisi delle ragioni e della responsabilità di una tale distorta visione. Qui ci limitiamo a dire che se il Borgo è ancora bello lo si deve al fascino delle sue case e quindi a chi le abita e non certo a interventi pubblici che continuiamo a non vedere se non nel loro volto di avamposto del “Palazzo” e non certo in quello di “casa comune”.
Un’altra distorta rappresentazione del nostro Coordinamento, che fa riflettere sulla capacità di taluni di avere una reale comprensione sociale, è quella che vuole attribuire ad esso una caratterizzazione politico-partitica. Molto correttamente un giornalista del Carlino ci ha definito come un “gruppo trasversale”, proprio perché al suo interno convivono persone di tutte le tendenze politico-partitiche o di nessuna che hanno l’unico desiderio di tenere alta la bandiera della qualità di vita e della civica convivenza e che credono che per conquistarle occorrano percorsi di partecipazione. Ci meraviglia che questo possa infastidire alcuni consiglieri comunali ed esponenti a vario titolo del PD. La stessa scelta da parte nostra di qualificarci come “coordinamento” e non “comitato” pensavamo potesse essere indicativa: ma, forse, come si diceva all’inizio, non ci siamo spiegati bene.
O, forse, è più comodo minimizzare, in questo modo, la nostra presenza. E, allo stesso tempo, non fare i conti con una crisi importante dei meccanismi della rappresentanza, che non riguarda solo la politica. L’eliminazione dei consigli di quartiere, la scomparsa delle sezioni di partito che per lungo tempo hanno rappresentato e messo in relazione esigenze ed interessi della cittadinanza, il fallimento dei Ci.vi.vo., l’esclusiva rappresentanza corporativa di interessi settoriali e angusti difficilmente orientata a un’idea di civismo comune, la sempre più progressiva autoreferenzialità della Società de Borg mostrano un vuoto che non può non essere riempito da una nuova rete di rapporti tra i cittadini. Questa nuova rete di aggregazione, nel Borgo, siamo noi. Se non ci si interroga con serietà e non si riflette su questo tema fondamentale che è il sale della democrazia sarà difficile conquistare una nuova vicinanza alla vita dei/delle residenti del Borgo.

Per queste ragioni, qui sommariamente illustrate, ci sentiamo di dichiarare che non accetteremo più cambiamenti calati dall’alto e a sorpresa, di cui siamo informati attraverso comunicati stampa e “rendering” istituzionali o, peggio, attraverso chiacchiere o parole a caso, senza un parere di chi i problemi li conosce per esperienza diretta e per vissuto concreto e senza progetti reali ma solo con suggestioni e visioni, senza un confronto aperto e permeabile, e che troppo spesso procedono a vista, non avendo alle spalle una previsione e un’attenzione speciale ai loro effetti, in particolar modo a quelli negativi che l’alterazione può generare nell’immediato.
Con noi nasce un civismo trasversale che vuole essere attore di ciò che ci riguarda da vicino, con noi rinasce una diffusa consapevolezza e un diretto coinvolgimento che non riguardano la semplice possibilità di decidere la soluzione dei nostri problemi, ma principalmente la responsabilità, con un nostro diretto impegno, di essere parte della loro soluzione.

Il Coordinamento degli/delle abitanti del Borgo S.Giuliano

Chiara Amatori, Rodin Amatori, Sergio Bianchi, Dolores Cecchetti, Kiril Cholakov, Adele Corazza, Zamira Di Carlo, Federico Colomo, Gabriele Galli, Claudia Teresa Garribba, Daniela Giorgetti, Ennio Grassi, Pietro Grassi, Maurizio Lazzarini, Vito Loreno, Marisa Mordini, Elsa Muratori, Roberta Nanni, Alice Neri, Moreno Neri, Maddalena Pavirani, Marco Pini, Giorgia Ricci, Manila Ricci, Federico Sbarlati, Michele Sbarlati, Patrizia Tasini, Riccarda Tirincanti, Davide Zaghini

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