Il “Fellini” a prezzo di saldo: Airiminum paga 300 mila euro un affare da 30 mln

Il “Fellini” a prezzo di saldo: Airiminum paga 300 mila euro un affare da 30 mln

Laura Fincato, presidente di Airiminum, lamenta che dovrà dare una bella imbiancata al “Fellini”. Ma con quel che “eredita” potrà permetterselo.

Il 4 marzo dovrebbero riprendere i voli dall’aeroporto di Rimini. E’ l’ultimo annuncio di Airiminum e il condizionale è d’obbligo. Per capire cosa accadrà e, soprattutto, se saremo di fronte ad una gestione al ribasso o a qualcosa d’altro, bisognerà attendere. Vedere all’opera la nuova società di gestione, questa la curiosità di tanti. Ci sarà tutto il tempo per farlo. Per ora Airiminum ha messo le mani avanti, prima parlando di un 2015 “compromesso” e poi, nella conferenza stampa di pochi giorni fa, di un “anno di transizione”, fissando l’asticella a “300 mila passeggeri” e lanciando un messaggio che non riempie di ottimismo: non pensa di “svenarsi” perché, ha spiegato, “siamo una società privata” e “non possiamo permetterci di pagare contributi alle compagnie per farle volare a Rimini”. La coperta è corta anche per i dipendenti: si parte con 16, nei giorni in cui ci saranno i voli se ne aggiungeranno 45 ma con contratti a 5 mesi. Dalle prime dichiarazioni dei rappresentanti di Airiminum il Ccnl di riferimento sarà quello di Assaeroporti solo per una minima parte dei dipendenti. Si raschia tutto quello che c’è da raschiare.
Laura Fincato ha anche detto che Airiminum dovrà mettersi nelle spese perché all’aeroporto servono “una bella mano di vernice e molti altri interventi” e “la ristrutturazione più corposa avverrà dopo l’estate”.

Di certo Airiminum parte con un bel “regalo”. Si è scritto più volte del “braccio di ferro” fra il curatore fallimentare e la società a guida Fincato. Ma come si è concluso?
Sarà l’esito del ricorso al Tar presentato da Renato Santini a dire se Enac avrebbe dovuto prevedere un congruo indennizzo per assegnare il sedime del “Fellini” oppure se sia stato giusto regalarlo. Perché questo, in buona sostanza, è avvenuto. Per grazia ricevuta, si potrebbe dire, Airiminum ottiene con circa 300 mila euro un “bene” che negli ultimi anni ha richiesto investimenti milionari e che ha drenato montagne di denaro pubblico. Investimenti che sono stati la causa principale del fallimento di Aeradria, con imprese e banche che aspettano di rivedere i loro soldi e con decine di amministratori chiamati a rispondere delle scelte compiute. Un mare di lacrime e sangue sul quale decolla la nuova società di gestione.

Si può provare a conteggiare il valore del “Fellini” ottenuto alla modica cifra di 300 mila euro. Supera i 30 milioni di euro.
La stima redatta dal perito del Tribunale su valori di liquidazione era di 1,5 milioni di euro ma la musica cambia notevolmente prendendo in esame i valori in continuità. Per i soli beni di proprietà di Aeradria, la società spese circa 8 milioni di euro. Ai primi del 2014 fu disposta la vendita del compendio aziendale di proprietà Aeradria per la base d’asta di 10 milioni di euro.
Se furono quattro le offerte per il bando Enac, vinto da Airiminum, con zero offerte si chiuse il bando del curatore fallimentare relativo a patrimonio e personale. Solo Novaport mise 3 milioni di euro per i beni di Aeradria, ma nella classifica stilata dall’Ente per l’avazione civile si classificò al terzo posto.
Il famoso indennizzo che non ha avuto soddisfazione dal bando Enac per un valore stimato dallo stesso Ente in 6,6 milioni di euro, per la curatela valeva invece 10 milioni di euro. Lo scontro a suon di carte bollate fra il curatore fallimentare ed Enac verte proprio su questo e l’oggetto del contendere è l’ingiustificato arricchimento. A marzo il Tribunale amministrativo regionale dovrebbe dire la sua.
Il solo valore dell’avviamento era stato determinato dal curatore fallimentare in 436.980 euro, che sommati al valore dei beni materiali 1.536.020, dava 2 milioni di euro. Troppo anche questo. E’ stato necessario un altro bando limitato ai soli beni mobili (mezzi di rampa, veicoli, impianti, attrezzature, arredi, ecc.), scaduto il 3 febbraio ed aggiudicato per 300 mila euro ad Airiminum, che è stata ovviamente l’unica società a partecipare e che da circa due settimana prima aveva ottenuto in comodato gratuito quei beni per permettere la certificazione del nuovo gestore.

Ma il vero tesoro che finisce ad Airiminum è quello degli impianti fissi, della ristrutturazione del fabbricato, della pista di volo ed altro, cioè gli investimenti fatti. Per questo “pacchetto” Aeradria ha sganciato oltre 20 milioni di euro fra 2006 e 2011. E quando si dice Aeradria si dice denaro pubblico.
Queste le principali voci degli interventi realizzati: aerostazione 8.815.853, land side 1.389.856, air side e infrastruttura di volo 7.545.624. In totale, sommando tutto, si arriva a 20.255.258,22 euro gli investimenti relativi al quinquennio. Ai quali va aggiunto ancora 1 milione e 800 mila euro di investimenti strutturali nel 2012.

Aeradria viene costituita nel 1962 (l’apertura al traffico civile risale all’estate 1958) e da quel momento una quantità di enti pubblici iniziano ad iniettare denaro con una serie di aumenti di capitale spalmati nell’arco di circa 40 anni. Il primo risale al 1974, quando si passa da 500 mila lire a 2 milioni. Sei anni dopo il capitale sociale è già arrivato a 200 milioni delle vecchie lire. Anche Alitalia entra ed esce dalla compagine societaria (inizio anni 90). Nel 1994 un altro picco: il capitale sociale vola a 1 miliardo e 460 milioni di lire. Tre anni dopo i miliardi sono quasi 7 e quando si passa all’euro la musica non cambia: oltre 4,5 milioni di euro nel 2003, 14 milioni e 120 mila euro nel 2008, quasi 19 milioni nel 2012. Il resto fa parte della storia recente terminata col fallimento.
Un aeroporto costato parecchio alla collettività, che può tornare a fare utili, passa di mano per ora con un versamento di poco più di 900 mila euro di capitale sociale e 300 mila euro di beni mobili. Uno studio Enac di qualche anno fa descriveva lo scalo di Miramare come una gallina dalle uova d’oro, con un potenziale di 3 milioni di passeggeri. Certo, la crisi russa spunta le ali ai sogni, ma quello di Airiminum resta un bell’affare. E forse potrà permettersi anche di passare una mano di vernice.

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