Ha suonato la fanfara anche ieri il generale Enrico Cecchi, già comandante provincia della Guardia di Finanza di Rimini. E forse ha rotto i timpani ai
Ha suonato la fanfara anche ieri il generale Enrico Cecchi, già comandante provincia della Guardia di Finanza di Rimini. E forse ha rotto i timpani ai vertici di Banca Carim, di Eticredito e della Fondazione Carim. Perché anche ieri? Perché già ad aprile prese la parola davanti all’assemblea di Carim e disse che se è vero che ci sono stati “oltre 187 milioni di euro di perdita per palesi incompetenze”, evidenziate con la matita rossa dai commissari di Banca d’Italia, chi era ai vertici della banca avrebbe dovuto risponderne e ripianare il buco. Ma quella di Cecchi è rimasta una voce che grida nel deserto. Non solo nessuno ci ha messo del suo, ma Fondazione e Carim hanno fatto quadrato per mettere una “pezza” anche sui buchi altrui (vedi Aeradria). E arriviamo così a ieri, quando è stata di fatto ratificata la fusione per incorporazione di Eticredito in Carim, operazione che in precedenza aveva avuto il via libera dei cda delle due banche.
Eticredito è stato il sogno incompiuto partorito in tempi non ancora segnati dalla cosiddetta crisi dei subprime, perché l’atto di nascita della Banca Adriatica con l’etichetta di Etica risale all’aprile 2006 e fu la seconda in Italia. Con la presunzione di voler condizionare lo sviluppo economico verso il sociale e l’ambiente. S’imbarcarono nel progetto, oltre a Carim, una serie di imprenditori – si potrebbe dire gli imprenditori di riferimento della città – di area cattolica e laica con la benedizione della Curia: da Alfredo Aureli alla famiglia Gemmani, da Tadei a Bonfiglio Mariotti. Lasciamo stare se una banca debba sventolare la bandiera dell’etica (che quando va bene è un valore vuoto e quando va male una forzatura che odora di moralismo oppressivo), ma sta di fatto che Eticredito si è scoperto un ideale costretto a crescere all’ombra di Carim e con dimensioni inadeguate per sopravvivere.
Si cambia, dunque. Dal punto di vista societario è stata compiuta una modifica allo statuto di Banca Carim che sulla carta si preoccupa di salvaguardare lo spirito nativo di Eticredito. Resterà la sede di via Dante e l’etica bancaria farà la sua comparsa nei corner delle filiali Carim che pubblicizzeranno le attività sociali. Ma il maggiore investimento “filosofico” riguarda il comitato etico all’interno di Banca Carim. I “saggi” dovranno fornire la loro consulenza al cda di Carim in tema di credito sociale e di impiegi utili ai bisogni della città. Secondo quella funzione consultiva e propositiva che avevano anche in Eticredito. Consiglieri del principe col pollice etico.
Proprio su questo aspetto si è incentrato l’intervento del generale Enrico Cecchi al quale si faceva riferimento all’inizio. “Mi auguro che dall’istituendo comitato siano precluse quelle persone che, come gli aeroplani di Mussolini o le vacche di Fanfani, sono state presenti o nei precedenti consigli di amministrazione o nei collegi sindacali della Carim o in quello della già controllata banca extracomunitaria, il Credito Industriale Sammarinese”, ha detto in un passaggio del suo intervento, dopo essersi in apertura complimentato con i presidenti di Carim e Eticredito “per la riuscita di questa importante operazione bancaria di fusione”. Cecchi ha anche auspicato che dal nuovo comitato etico “siano precluse quelle persone, geni della finanza, maestri della ragioneria e luminari della tecnica bancaria, che continuano a sproloquiare dicendo di aver assolutamente ben operato, seppur sanzionate amministrativamente da Banca d’Italia, ma che ben si sono guardate di ricorrere al Tar competente contro le irrogate sanzioni per evitare ulteriori pesantissime conseguenze, in quanto è ben noto che il Tar, per le sue decisioni, esamina a 360 gradi nella forma, nella sostanza e soprattutto nel merito”.
Ma Cecchi ha messo un alt, almeno nei desiderata, anche ad un’altra categoria di persone: “Quelle che sono presenti in qualità di ‘anime inquiete’ nell’ambito della stessa Fondazione, dove attualmente l’ignoranza (dal latino ignorare, non conoscere), la saccenza, l’arroganza … hanno raggiunto apici stratosferici, evitando così che anche nel costituendo comitato ci siano le predette anime o i cloni delle stesse”. Il generale di brigata delle Fiamme Gialle non si è risparmiato nemmeno nel catalogarle queste anime inquiete: “Quella cattolica, più farisea che apostolica romana, quella laica ed ora anche quella politica con tanto di bolscevica tessera di partito”. Avanti con la fanfara. “Qualcuno tempo addietro ebbe a dire che, cito testualmente, Rimini è piena di corti e cortigiani, persone disponibili ad entrare nei circoli ristretti di qualche piccolo Ras per avere piccoli privilegi o grandi che siano: consigli di amministrazione frequentati sempre dalle stesse persone che finiscono per rappresentare unicamente se stesse e i propri interessi particolari, più ingolositi dal gettone di presenza che dalla possibilità di apportare idee o proposte. Uomini che hanno necessità di apparire, di essere visibili ad ogni costo, anche la più stupida ed inutile poltrona è ambita. Signor presidente – ha concluso Cecchi – è questo il mio augurio, che l’istituendo comitato etico sia composto da persone tecnicamente preparate ed ineccepibili sul credito sociale, materia delicatissima, e non dai soliti noti, od imposte dai soliti noti”. Finita? Macché. Ecco l’ultimo motivetto: “Poiché, come dicevano i latini, neanche l’ombra del sospetto pesi sulla moglie di Cesare, si dovrebbe evitare per il tratto a venire e per evidenti motivi di opportunità, di immagine e di prestigio, che ex dirigenti della direzione generale, peraltro fautori dell’allucinante frase ‘i rilievi aiutano a migliorare’, a fronte di quelli gravissimi che hanno portato al tracollo della Carim, ed accertati in ambito ispettivo dalla Banca d’Italia, siano i consulenti esterni della banca in altre similari operazioni od in qualsiasi operazione bancaria di rilievo o non. Della ‘mala gestio’ della precedente direzione generale qualcuno o era fiancheggiatore o pavido succube o, bancariamente parlando, non ci capiva una benemerita mazza, per cui, a seconda del caso, andava comunque cacciato. Errare è umano, perseverare però è diabolico”.
Ora, sui consulenti esterni, si può dire che il generale non abbia avuto soddisfazione nel caso della fusione di Eticredito in Carim, operazione che è stata seguita dall’ex vicedirettore Carim e su questo aspetto pare che qualcuno ieri in assemblea (oltre al generale) abbia storto il naso. Sulla composizione del comitato etico invece, ecco i nomi: i componenti sono Sido Bonfatti, Maurizio Focchi, Marco Tognacci, Pietro Borghini e Maurizio Mussoni. Resteranno in carica quattro anni e il presidente lo eleggeranno nella prima seduta del comitato.
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