Il novello deputato ha ritrovato la parola ma sulla sicurezza contano i fatti

Il novello deputato ha ritrovato la parola ma sulla sicurezza contano i fatti

Gli unici risultati, ovvero la nuova sede di piazzale Bornaccini, li ha ottenuti la Lega. Ma Andrea Gnassi da Roma si intesta una battaglia che in dieci anni non ha fatto passi visibili.

Dopo un comprensibile mutismo il cessato sindaco e novello deputato, Andrea Gnassi, ha ritrovato la parola. Tutto ciò è comprensibile, si aspettava un plebiscito di preferenze per sé stesso quale sindaco “del fare” ma evidentemente, al di là delle autopromozioni, non ha convinto gli elettori, trovandosi così inaspettatamente dinnanzi ad una sonora ed umiliante disfatta. Deputato dicevamo, ma per grazia ricevuta per via di una sorta di “paracadute” senza il quale sarebbe stato confinato nell’oblio.
Ed ecco sortire le dichiarazioni contenenti temi piuttosto scontati, apparse di recente sulla stampa locale, di cui si dovranno occupare politici di rilievo che compongono la compagine governativa, e non certo chi è all’opposizione e, magari, in un ruolo piuttosto marginale al quale egli non è stato mai abituato. Ma, si sa, la politica – ormai – è mestiere ed ognuno deve recitare la sua parte in commedia mostrando di fare o contare qualcosa.
Veniamo ai contenuti del bel discorso. Le urgenze di famiglie e imprese, caro bollette, la guerra in Ucraina, la crisi energetica, ed infine tante altre ovvie criticità sulle quali nella sua attuale veste nulla potrà incidere. Infine il colpo di scena: “Senza giudizi né tantomeno pregiudizi ideologici”. Evidentemente dimentico del suo decennale “modus operandi” riminese.
Ma proseguendo, un’altra importante perla di quel corollario. “Sono abituato a parlare con la concretezza, con i fatti che hanno cambiato in meglio il territorio riminese, con le scelte che ci hanno fatto crescere come comunità. Questo pretenderò anche in Parlamento per la nostra terra e per il Paese. Non chiacchiere, non la fuffa che è tanto facile da urlare a squarciagola. Serietà e fatti concreti. Si comincia mercoledì 9 novembre con l’inaugurazione della sede provvisoria della Questura di Rimini in piazzale Bornaccini. Al Capo della Polizia e al Ministro dell’Interno Piantedosi, che ho conosciuto come persona seria, porrò all’attenzione il Dossier Sicurezza della nostra Provincia, con tanto di foto di degrado e abbandono”. Continuando poi col dire: “Quella di piazzale Bornaccini non è e non può essere che una sede provvisoria, lo dice lo stesso Patto della Sicurezza sancito col Ministero degli Interni. Rimini ha bisogno di uomini, mezzi, sedi di formazione per ogni corpo di polizia che, saltata la sede di via Ugo Bassi, deve trovare collocazione definitiva nella Cittadella della Sicurezza, all’ex Caserma Giulio Cesare”.
Si potrebbero capire e dare credito a queste affermazioni, se Gnassi non fosse stato sindaco di Rimini per dieci anni, ma siccome lo è stato, c’è da chiedersi cosa abbia capito della città. Dopo la non proprio incisiva gestione dell’affare della nuova questura, e dei siparietti con cartelli con su scritto “vergogna”, solo grazie alla Lega, ed in particolare agli allora sottosegretari Jacopo Morrone (Giustizia) e Nicola Molteni (Interni), è stato risolto il problema per rendere una decorosa sede alla Questura. L’amministrazione Gnassi fece resistenza sull’utilizzo della sede di piazzale Bornaccini, e al tempo l’assessore alla sicurezza Jamil Sadegholvaad dichiarava in consiglio comunale: “Dovrà venire in consiglio comunale la variante per consentire il trasferimento della polizia di Stato nella sede di piazzale Bornaccini, e in quell’occasione discuteremo perché per noi il contratto di 9 anni più 9 è inaccettabile, inaccettabile, una transitorietà di 18 anni è inaccettabile”. Insorsero le sigle dei sindacati di polizia (aprile 2019): “Le dichiarazioni dell’assessore alla sicurezza Jamil Sadegholvaad riportate sul web sono assolutamente da respingere. Una grave frenata al trasferimento degli uffici della questura che non è assolutamente accettabile. La Polizia di Stato doveva occupare gli spazi di p.le Bornaccini già dal febbraio 2018 come detto anche durante gli auguri di Natale 2017 dall’allora presidente della provincia Gnassi, ma i continui ritardi per liberare lo stabile si sono protratti fino a pochi giorni fa”.
Vi è da aggiungere che durante il suo mandato sindacale, i governi nazionali furono a maggioranza di centro-sinistra, e che molti esponenti di questa formazione politica vennero a Rimini in passerella per benedire le pacchiane scelte operate sugli edifici monumentali; evidentemente dei temi ora cavalcati, non importava nulla a nessuno.
Poi ci sono le statistiche che parlano chiaro, quelle del Sole 24 Ore che ogni anno, impietosamente, ci hanno collocati nei primi posti per fatti non poco edificanti, criminalità, e in posizioni scarse per qualità della vita. Vi è da dire che in queste, fra gli indicatori che le compongono, troviamo anche quella denominata “giustizia e sicurezza” creata poi da varie sottocategorie quali estorsioni, scippi, borseggi e rapine, indice di criminalità, furti di autovetture e in abitazione e truffe e frodi informatiche.
Mentre guarderemo i posizionamenti nella classifica della qualità della vita, affronteremo a parte il predetto indicatore.

Il decennio Gnassi

Dopo i primi due anni 2011 e 2012, onda lunga delle precedenti amministrazioni, i dati parlano chiaro.
Ma vediamo quanto attiene alla sicurezza, tema su cui il novello deputato intende portare “un dossier della nostra Provincia, con tanto di foto di degrado”, agli attuali soggetti preposti. Strano si dirà: prima il problema non esisteva ed ora tutto d’un tratto …. Merita un dossier. Forse porterà anche le fotografie del degrado in Centro con tanti negozi vuoti o di mediocre offerta, del caos in cui è avvolto nottetempo, della zona di Marina Centro una volta il salotto buono balneare; chissà.
Purtroppo non ho trovato tutte le classifiche sulla sicurezza redatte dal Sole 24 Ore per gli anni dal 2011 al 2017 ma, credete e con poco sforzo cerebrale, si assimilano a quelli successivi al 2017. Rimini è sempre presente tra la seconda e la terza posizione a livello nazionale.
Invece le posizioni dell’indicatore “giustizia e sicurezza” di cui si parlava poc’anzi, è disponibile e rende le seguenti posizioni in classifica abbastanza infime:

“Sono abituato a parlare con la concretezza, con i fatti che hanno cambiato in meglio il territorio riminese”. E se è questa la concretezza, il cambiamento in meglio, perché non è stato premiato dall’elettorato? Smettiamola di continuare a raccontare ciò che non c’è, o a ripromettere cose mai realizzate.
Infine il duro comunicato del SAP (sindacato autonomo di polizia) in tema di quanto si vanta l’attuale amministrazione, prosieguo, delle due precedenti in materia di sicurezza, e di riflesso di qualità della vita, dopo le dichiarazioni dell’attuale sindaco.
“L’attenzione del sindaco sul tema sicurezza ci rincuora e chiediamo a lui di prendersi carico di quelle problematiche, già proposte e ancora non risolte, sulle quali può direttamente intervenire”. E inoltre: “Ad oggi mancano spazi in questura per gestire gli interventi riguardanti le fasce deboli, per accogliere gli utenti e per gestire le emergenze che negli ultimi periodi si sono rilevate non sottovalutabili e di assoluta necessità. Spazi che peraltro sono stati individuati nelle immediate vicinanze dell’attuale Questura e che, ad oggi, pare siano stati destinati ad altro utilizzo. Se l’amministrazione comunale, vorrà impegnarsi nell’accogliere questa proposta, anche solo una parte di quegli spazi potrà garantire l’ottimizzazione del lavoro degli operatori della sicurezza e la dovuta accoglienza degli utenti”.
La verità è che mentre non viene deciso nulla di importante, seppure a portata di mano, si continuano a narrare cose improbabili, o ad annacquare temi che non si è in grado di affrontare. Chi ha scelto il mestiere di fare politica lo faccia con fatti e discrezione, non con annunci. Sarebbe più apprezzato un bel discorso di resoconto, una volta conseguito un risultato positivo.
Ma se non se n’è capaci, allora meglio cambiare strada o se proprio si vuole rimanere al proprio posto lo si faccia, ma in silenzio. Almeno per decoro e rispetto verso i cittadini, che però poi quando vanno a votare dimostrano di non credere più alle favole.

Salvatore de Vita

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