Il “peccato originale” della nuova Questura: intervista all’avvocato Davide Lombardi

Il “peccato originale” della nuova Questura: intervista all’avvocato Davide Lombardi

"Tutta colpa dello Stato e di un privato" per quello che è successo in via Ugo Bassi, ripete il sindaco Andrea Gnassi. "E' il frutto di scelte maturate a Rimini e di una convenzione fra Comune e Da.Ma. Srl", risponde il legale che da tempo si occupa dell'ecomostro diventato uno scandalo nazionale. Lombardi ripercorre i passaggi salienti della intera vicenda, e si chiede: "E' normale che l'amministrazione comunale abbia deciso di costruire la più grande opera di interesse pubblico realizzata nel dopoguerra in questa città, senza garantirsi la possibilità di entrare in possesso del bene? Non esigere che venisse destinata allo scopo pattuito e sciogliere il contratto, reputo che sia stata una scelta irragionevole di cui la città sta pagando le conseguenze".

“Quel casino è stato provocato dallo Stato italiano e da un privato”. Il “casino” è quello della nuova Questura e ad usare questa colorita espressione è stato di recente il sindaco di Rimini Andrea Gnassi. Ha anche detto che si tratta di “uno scandalo italiano” e “tutti i governi di tutti i partiti a Roma hanno preso parte a questo scandalo”. Un “pastrocchio regalato a Rimini”.
A Rimini nessuno avrebbe colpe. Né veniali né mortali. L’avvocato Davide Lombardi si è occupato a fondo della nuova Questura (e lo sta ancora facendo), in quanto legale dell’ex liquidatore di Da.Ma. srl, Rino Mosconi. Gli abbiamo chiesto un parere sulla intricata e complessa vicenda.
“Che le responsabilità non siano solo dei governi mi sembra assodato. A mio giudizio il peccato “originale” della nuova questura è molto chiaro. Ma prima di tutto credo vada spiegato perché parlo di responsabilità anche locali”, attacca l’avvocato Lombardi.

Dica.
“La nuova Questura non è arrivata in via Bassi con una astronave. E’ il frutto di scelte maturate a Rimini, di una convenzione fra Comune e Da.Ma. Srl, e la scelta della controparte a cui affidare la stesura del piano integrato e la realizzazione delle opere è conseguenza di una gara pubblica indetta dall’amministrazione comunale nel 1995. Il progetto riceve il placet del Comune, con tanto di deliberazione del consiglio comunale che arriva nell’agosto del 1998 e che approva il “programma integrato” presentato da Da.Ma. e dà il via libera alla stipula della convenzione con il costruttore. Ma anche il ministero dell’Interno e la Questura di Rimini si esprimono favorevolmente sull’opera. Nel 1999 arriva poi la variante urbanistica relativa a quel programma integrato”.

Quindi non si tratta di un colpo di testa di Gian Franco Damerini o solo di scelte romane…
“Assolutamente no. Si trattava dell’edificazione di opere destinate “dal PRG adottato alla realizzazione di Attrezzature pubbliche (la sede della nuova Questura e della Polizia Stradale)”, come testualmente scritto nella convenzione del 1999. Il progetto riceve tutti i placet necessari dal Comune di Rimini e Damerini realizza quanto gli è stato richiesto, né più né meno. Forse è proprio per recepire tutti gli svariati desiderata che la struttura si amplia sempre di più fino a diventare mastodontica”.

Un mostro, anzi un “ecomostro”, come è stata definita.
“Questo però è un altro problema, anche se a mio modo di vedere è quello che ha inciso di più nel portare allo stallo finale, che purtroppo prosegue…”

Cioè?
“L’idea che mi sono fatto occupandomi di questa brutta storia, è che uno degli aspetti più importanti che hanno bloccato l’entrata in funzione della struttura, sia stato questo: gli enti pubblici interessati si sono accorti quando ormai era troppo tardi che la nuova Questura, proprio per le sue dimensioni gigantesche e sproporzionate, avrebbe avuto dei costi insostenibili di gestione, e così il cerino in mano è rimasto a Damerini”.

E alla città intera, visto che il bubbone non si sa come curarlo…
“Su questo non c’è dubbio: la ferita, chiamiamola così, non si è ancora rimarginata e difficilmente lo sarà, con la conseguenza che nel cuore di Rimini bisognerà, chissà ancora per quanto tempo, continuare a tenersi questo enorme manufatto abbandonato e in progressivo declino, mentre la Polizia di Stato non ha una sede adeguata nella quale operare: una vergogna assoluta”.

Veniamo al “peccato originale” al quale faceva riferimento.
“Le sembra normale che il Comune di Rimini decida di costruire la più grande opera di interesse pubblico realizzata nel dopoguerra in questa città, quindi ben conoscendo anche l’impatto che avrebbe provocato, e non si preoccupi di garantirsi la possibilità di entrare in possesso del bene? Io continuo ad essere convinto che nel 2008 l’amministrazione comunale avrebbe dovuto espropriare o acquisire la nuova Questura”.

Questo però è un aspetto sul quale lei e Mosconi avete presentato un esposto alla Procura della Repubblica, che ha chiamato in causa gli ex sindaci di Rimini Chicchi, Ravaioli, il vicesindaco Melucci e l’attuale primo cittadino, ma è stato archiviato tutto.
“Certo. Però mi lasci dire che nel richiedere l’archiviazione, la Procura ha sostenuto che la circostanza che il Comune avrebbe potuto richiedere la consegna anticipata della nuova Questura, prima del formale collaudo, ai sensi dell’art. 9 della convenzione, era una facoltà, seppure non vincolante, ma comunque una facoltà. L’amministrazione comunale ha scelto discrezionalmente di non esercitare questa facoltà. E’ chiaro che il nucleo del potere amministrativo è quello della discrezionalità ma, aggiungo io, la discrezionalità va esercitata razionalmente. Non prendersi o, comunque, esigere che venisse destinata allo scopo pattuito la Questura e sciogliere il contratto, reputo che sia stata una scelta irragionevole di cui la città sta pagando le conseguenze. Scelta fra l’altro mai adeguatamente motivata”.

Beh, indubbiamente c’è stato un ritardo nella consegna dei lavori e la mancanza del collaudo finale.
“Non scherziamo. Le sembra credibile che davanti ad un’opera che ha iniziato il suo iter a metà degli anni 90, di queste dimensioni e importanza, strategica per Rimini, valutata nel 2003 oltre 56 milioni di euro, che è incappata anche in un fermo del cantiere di oltre un anno per problemi legati alla ditta appaltante, il Comune dica: mi è stata consegnata in ritardo di 53 giorni, ripeto 53, per cui non la voglio più? E comunque davanti ad una controparte inadempiente, il Comune poteva agire in due modi: per risolvere la convenzione, come ha fatto l’amministrazione riminese, o per farla rispettare. Secondo me solo in un caso il Comune avrebbe potuto non acquisirla o pretenderne la destinazione stabilita: in presenza di un’opera non a norma, viziata al punto da renderla radicalmente inutilizzabile. Ma questo il Comune non l’ha mai sostenuto. Perché ha agito per risolvere la convenzione e non per adempierla?”

Sta di fatto che anche due dirigenti dell’amministrazione comunale hanno spiegato in passato che la convenzione non consentiva di entrare in possesso della Questura. Fu chiesto al riguardo anche un autorevole parere legale allo studio Roversi Monaco, Morello, Pittalis, mai reso pubblico.
“L’incarico professionale conferito allo studio legale di Bologna era esplicitamente limitato alla acquisizione di un parere finalizzato a valutare l’acquisizione delle opere di urbanizzazione e non della Questura in quanto tale. E anche questo lo trovo strano. Mi consenta di aggiungere una considerazione: come la vogliamo definire una convenzione di tale importanza, per un’opera così cruciale e imponente, che prevedeva – stando a quanto sostengono dirigenti e amministratori – la presa in carico da parte del Comune solo delle opere di urbanizzazione e non della questura? Redatta male? Io continuo ad essere convinto che l’articolo 9 della convenzione consentisse al Comune di surrogarsi nella gestione della nuova Questura, perché come altro si possono interpretare queste parole? “…gli immobili dovranno essere ceduti liberi da oneri, vincoli, ipoteche, trascrizioni pregiudizievoli, nonché sgombri da persone e cose” e “…tuttavia il Comune si riserva la facoltà di chiederne la consegna anticipata… nel caso ravvisi la necessità di un’urgente utilizzazione degli immobili stessi per i fini previsti dalla presente convenzione”.

Quel che è certo è che continueremo a scrivere ancora a lungo della nuova Questura. L’ultimo tassello della storia infinita è la notizia del ritiro dell’offerta da parte dell’Inail, che lo scorso luglio si era aggiudicata la gara mettendo sul piatto 7.125.000 euro. Tutto questo avviene quando sono trascorsi 23 anni dall’inizio delle grandi manovre per dotare Rimini di una nuova Questura. E molte scadenze bruciate, comprese quelle fissate nel “patto della sicurezza” siglato nella prefettura di Rimini nel dicembre del 2017: “I firmatari del presente Protocollo individuano nei locali siti in Via Ugo Bassi – abbisognevoli di importanti lavori di ristrutturazione ed adeguamento – la soluzione ottimale per la definitiva realizzazione della cosiddetta “Cittadella della Sicurezza”. Presso la struttura in parola saranno allocati tutti gli uffici della Questura nonché quelli della Sezione di Polizia Stradale e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza. Le parti si impegnano a promuovere ogni azione utile affinché tale realizzazione possa avvenire nel periodo 2019-2020, nel rispetto delle singole competenze e dei tempi tecnici di norma previsti. In particolare il Ministero dell’Interno, per la parte di competenza, svolgerà un’azione di stimolo e raccordo con gli Enti interessati, in modo specifico con l’Agenzia del Demanio, al fine di consentire la successiva messa a disposizione del complesso immobiliare nel rispetto dei cronoprogrammi che saranno concordemente stabiliti.”
Non solo. “Nelle more della definitiva realizzazione di tale sede, considerata l’attuale difficile sistemazione logistica della Questura di Rimini, è individuata una soluzione transitoria da realizzarsi nei locali siti in piazzale Bornaccini, presso i quali dovrà trovare sistemazione, già entro il febbraio 2018, l’ufficio Immigrazione della Questura, al fine di scongiurare disservizi e garantire la continuità delle attività”. Ecco. Il Centro per l’impiego lascerà la sede di piazzale Bornaccini esattamente un anno dopo rispetto alla data indicata dal patto per la sicurezza per l’insediamento degli uffici della Questura. Anche questa è una colpa dello Stato e di un privato?

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