Il Questore ha ragione

Il Questore ha ragione

«La sicurezza è una questione che non riguarda esclusivamente le forze dell'ordine, è necessario che tutti lavorino per elevare il livello della qualità del turismo». Ecco perché chi ha pronunciato queste parole ha colto nel segno e aiuta Rimini a guardare avanti.

«Non capita da nessun’altra parte d’Italia di dovere chiudere cinque alberghi e tre discoteche sulla base dell’articolo 100 del Tulps e cioè per motivi di ordine pubblico, non mi riferisco ai quaranta locali chiusi per le violazioni delle normative Covid, che sono un’altra cosa. Voglio dire che la sicurezza è una questione che non riguarda esclusivamente le forze dell’ordine: va ripartita tra tutti in base al senso civico e alle responsabilità. Ognuno deve fare la sua parte, senza limitarsi a delegare: è necessario che tutti lavorino per elevare il livello della qualità del turismo».
(Francesco De Cicco, Questore di Rimini)

Chi ha potuto leggere le dichiarazioni del Questore di Rimini in tema di sicurezza avrà scoperto un’impostazione ben diversa dalla solita litania che si limita a rivendicare sempre più forze di polizia e a scaricare le responsabilità sempre su altri.
Ancora una volta la realtà, in questo caso l’Istituzione Questura, ci riporta a logiche di sistema e ad una corretta ripartizione delle responsabilità, ma soprattutto a guardare in faccia il vero vulnus legato all’ospitalità turistica in questo territorio, dove prezzi troppi bassi, scenari da suk e gestioni ballerine costituiscono i catalizzatori di un turismo che ormai da troppi anni ha abbassato sempre di più il proprio livello qualitativo, importando diversi tipi di “devianze”.

Purtroppo, però, poco o nulla si continua a fare per invertire questa china discendente, mentre superficialmente si alzano le solite voci – sia nel pubblico che nel privato – che reclamano la presenza dello Stato. Ma lo Stato siamo noi. Nemmeno con il triplo delle forze dell’ordine Rimini riuscirà a migliorare dal punto di vista della sicurezza se non si metterà in testa di cambiare rotta, turisticamente parlando. E anche in materia di politiche sulla sicurezza.
Ecco perché le affermazioni del Questore risultano condivisibili al cento per cento e divergono dalla propaganda dei “migliori”, della “capitale” del turismo e trionfalismi vari.
Il suo dimostra di essere un approccio moderno, razionale e positivo, allineato fra l’altro con i più avanzati studi sulla sicurezza. Uno su tutti, che fa scuola a livello internazionale, il Safe Cities Index promosso dall’autorevole settimanale politico-economico inglese The Economist (qui). Fra i fattori che determinano l’assegnazione delle “pagelle” mettendo a confronto 60 città del mondo (nel 2021 il primo posto è andato a Copenaghen) la sicurezza è declinata in cinque categorie: infrastrutture, ambiente, salute, ambito digitale e sicurezza personale. E’ sufficiente scorrere quest’ultimo capitolo del report per rendersi conto che certe reazioni che si leggono anche oggi a Rimini rispetto alle valutazioni del Questore appaiono del tutto fuori bersaglio e chi le pronuncia, visto che ricopre anche ruoli rappresentativi, dovrebbe anzitutto mettersi a studiare.

Le città migliori dal punto di vista della sicurezza riescono a mescolare vari «sensori», ad attivare cioè un alto numero di «sentinelle» sul territorio, in grado di rilevare il maggior numero di attività sospette, identificare le cause dei potenziali rischi e intervenire rapidamente, facendo sentire residenti e viaggiatori ascoltati, controllati e monitorati. Ben altro, insomma, rispetto a situazioni di degrado e impunità di cui siamo tutti spettatori specialmente nel periodo estivo, dove tutto è tollerato e dove spesso sarebbe sufficiente l’intervento rapido di una pattuglia della polizia municipale per porre rimedio a situazioni fuori controllo che contribuiscono non solo a far crollare l’indice della sicurezza percepita, ma anche ad ingrossare le classifiche dei reati.
La migliore ricetta, dunque, è quella che vede il coinvolgimento di tutti gli “attori”, senza attendere che il rimedio arrivi dall’alto (da dove, in realtà, non potrà mai arrivare).

La sicurezza è il risultato della attività sinergica delle istituzioni di governo ai diversi livelli, locali e nazionali, ma soprattutto della capacità dei cittadini e delle loro associazioni di riferimento di svolgere quel ruolo chiave senza il quale non si dà, e non si darà mai, una soluzione al problema.
La sicurezza è l’esito di una «governance urbana» condivisa, che non attende i rinforzi come panacea di tutti i mali ma che è capace di fare tesoro della partecipazione di tutti i soggetti che costituiscono l’ossatura portante di un territorio. In ultima analisi, la sicurezza è il frutto di un desiderio personale e comunitario a vivere in una città che protegge, e non che viene avvertita come una minaccia.

Ma la sicurezza si presidia anche ogni volta in cui si progettano parti di città, gli spazi urbani di socialità e incontro, gli arredi e il loro inserimento armonico nel tessuto esistente. Si presidia quando si pensa alla programmazione degli eventi, limitando al massimo o cancellando del tutto quelli destinati ad attrarre solo viaggiatori in cerca di sballo e di alcol. Si presidia organizzando un corpo della polizia municipale in chiave di “pronto intervento” e monitoraggio partendo dai quartieri. Si presidia attivando ogni antenna utile per intercettare il minimo segnale di infiltrazione della criminalità organizzata, cominciando dal contributo che deve necessariamente provenire prima di tutto dagli imprenditori del commercio e del turismo e dalle loro associazioni di categoria. Si presidia con rilevazioni periodiche somministrate ai residenti e magari anche ai turisti. Si presidia alzando l’asticella del turismo e dei servizi, facendo uscire dal mercato quelle strutture ricettive e quelle attività commerciali che danneggiano solamente l’offerta complessiva e non solo per la politica dei prezzi stracciati. Si presidia pretendendo il rispetto delle regole minime sul decoro urbano, intervenendo con la mano pesante verso tutti coloro che hanno scambiato la città per una casba. Si presidia in molti altri modi che i cittadini devono poter essere chiamati ad elencare e a contribuire a concretizzare.

Il neosindaco che si è insediato da meno di un mese non farebbe un buon servizio al miglioramento della sicurezza a Rimini se si limitasse a ripetere il cliché vecchio secondo cui siccome starebbe continuando il calo delle denunce presentate, allora saremmo in presenza di un segnale incoraggiante. Le denunce sono ancora troppe (senza contare che non tutti denunciano perché una certa sfiducia ha fatto breccia anche alle nostre latitudini), enormemente troppe. Rimini è al terzo posto in Italia nella graduatoria del Sole 24 Ore (qui) e si tratta di un podio che macchia gravemente la destinazione turistica del capoluogo e della Riviera. Dove sta la logica che vede investimenti milionari nella promozione turistica di Rimini se poi l’indice della criminalità brucia la nostra immagine sulla stampa nazionale?

Fa bene Jamil a battere i pugni sul tavolo del ministro dell’Interno, ma solo se a tale azione istituzionale saprà unire tutti gli altri interventi più sopra accennati e se prenderà coscienza che la ricettività turistica dequalificata attende politiche coraggiose e lungimiranti. Leve serie e importanti (compresa la sburocratizzazione delle pratiche) in grado di favorire la riqualificazione, premianti verso chi investe e penalizzanti nei confronti di coloro che riescono solamente a vivere di rendita (e sono la maggioranza). Una città ordinata dal punto di vista urbanistico, dotata di aree di sosta, di una viabilità pensata (e non improvvisata) per decongestionare alcune zone particolarmente critiche. Un arenile rinnovato e organizzato in simbiosi tra operatori di spiaggia e albergatori, così come avviene nelle realtà turistiche più avanzate del mondo.
Rimini deve trovare la propria strada per smetterla di campare seduta sulla reputazione che hanno costruito le generazioni precedenti e che negli ultimi decenni è stata pericolosamente erosa.

Giulio Grillo

Fotografia: il Questore Francesco De Cicco ricevuto in Comune nell’aprile del 2019 dal sindaco Gnassi e dall’allora assessore alla sicurezza Jamil Sadegholvaad.

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