C’è un bel parallelismo tra Rimini e Roma. Nel senso che il Sindaco pro tempore è impegnato a emulare il Presidente del Consiglio in carica, al quale
C’è un bel parallelismo tra Rimini e Roma. Nel senso che il Sindaco pro tempore è impegnato a emulare il Presidente del Consiglio in carica, al quale si è scaltramente convertito dopo una lunga militanza nell’area di Sinistra dei partiti nei quali si è riconosciuto.
Decisionista, battagliero, quasi prepotente e impudente quello “nazionale”. Impulsivo, provocatorio, al limite dell’arrogante quello “comunale”.
Vista la crisi di consenso che sta vivendo la politica, non è detto che sbaglino approccio.
Difatti, dovendosi confrontare tutti i giorni con la crisi di considerazione dei partiti, con l’impoverimento intellettuale delle classi dirigenti della politica, col profondo malessere sociale ed economico, col dilagante decadimento morale insinuato nelle istituzioni, è probabile che l’approccio energico, almeno dal punto di vista verbale e comportamentale, sia quello giusto.
Il rischio, però, è che dopo le belle parole e finiti i roboanti proclami, restino pochi fatti!
A Rimini la vigente legislatura sindacale non sembra portare bene, qualche malalingua dice che si dovrebbe chiedere l’intervento di un esorcista per riportarla al di fuori degli influssi negativi in cui è caduta. Non risultando sufficienti gli ubriacanti fiumi di birra che hanno dissetato i numerosi eventi festaioli e goderecci di una Rimini sempre più laica “e disperata”.
Nel corso di questi ultimi anni, infatti, è accaduto di tutto: sono fallite decine di imprese e di società; sono aumentate le percentuali di disoccupazione in numerosi settori dell’economia locale; è fallita la società di gestione aeroportuale; è stata chiusa l’attività dell’aeroporto internazionale Fellini; è risultata decotta CNA, la principale associazione di categoria fiancheggiatrice del partito egemone della Sinistra; è stata archiviata l’amministrazione della Provincia di Rimini (anche se in questo caso il Sindaco del Capoluogo è stato nominato Presidente dello stesso Ente, nel frattempo divenuto di secondo livello).
Per non parlare dei ritardi nell’attuazione del piano delle nuove fognature; delle esondazioni del sistema fognario cittadino che, a ogni pioggia di particolare intensità, mette sott’acqua buona parte del territorio urbano; delle vecchie osservazioni al PSC e al RUE che ammuffiscono nei cassetti da alcuni anni; dell’ormai sfilacciato Piano Strategico che continua a essere in corso di elaborazione con costi che al momento appaiono produttivi solo a bloccare l’intero sistema immobiliare; delle difficoltà in cui versa la Fiera di Rimini e delle società sue collegate; delle complicazioni che sembrano caratterizzare la realizzazione del Trasporto Rapido Costiero, ben presto trasformatosi in un percorso pieno di buche di ogni tipo; dell’Azienda Sanitaria un tempo orgogliosamente riminese, che è stata accorpata a Ravenna e Forlì-Cesena, col risultato di venirne quasi sottomessa.
E per tralasciare le asprezze dei rapporti con Riccione e con gli altri Comuni sfuggiti al ferreo controllo della Sinistra, che di certo non agevolano il positivo giudizio sull’attività istituzionale del primo cittadino del Capoluogo.
Non sarebbe ora difficile elencare tutte le performance del più illustre eroe “nazionale”, ma sarebbe troppo lungo in considerazione dell’estenuante attività, soprattutto comunicativa e divulgativa, dell’attuale capo del Governo. Ci basti ricordare che la trovata degli 80 euro in busta paga per milioni di lavoratori italiani, assomiglia molto alla storica genialata di Achille Lauro che si occupò di distribuire una scarpa prima delle elezioni per far consegnare la seconda ai fedeli elettori solo a risultato ottenuto.
Quello “nazionale” e il nostro “comunale” sono però dei bravi affabulatori, validi imbonitori, cinici comunicatori, indomiti ricercatori del consenso, insomma delle invidiabili facce di bronzo in grado di raccontare balle, frottole e iperbole fino a quando almeno qualcuna delle loro numerose dichiarazioni, per forza non si avverano.
Viene alla mente il compianto Silvano Cardellini che, qualche anno fa, scriveva di “una botta di orgoglio” per una Rimini che sembrava scivolare alla deriva. E lo diceva a una platea di partiti e a una rappresentanza politica di tutto rispetto.
Oggi, di fronte a una classe politica di certo neppure paragonabile a quella passata, è probabile che scriverebbe di un’impellente necessità di “una botta di … (fondo schiena)”, o – meglio – di avere molta fortuna, per venire fuori da questa preoccupante situazione, da questo stallo che sta condannando Rimini alla marginalità e all’ininfluenza.
Visto il parterre degli attori in campo è difficile pensare di trovare altri aiuti all’infuori della dea bendata.
Intanto buon Natale!
Per passare indenni il nuovo anno non basterà la dea bendata, ci servirà un miracolo.
Marino Straccialupi
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