Il turismo secondo il vangelo della “premiata ditta” è arrivato alla canna del gas

Il turismo secondo il vangelo della “premiata ditta” è arrivato alla canna del gas

Diventa sempre più evidente, sotto il peso di vivere ai tempi di una economia di guerra, che la strategia delle scorciatoie vendute come grandi innovazioni, assai praticata a Rimini soprattutto nell'ultimo decennio, ci sta portando a fare i conti con un rischio reale di decimazione del settore trainante della nostra economia. Lettera.

La presidente degli albergatori di Rimini vuole risolvere il problema dell’aumento del costo di gestione degli alberghi, con un teorico coraggio, che ritengo un vero e proprio parlare del niente, utile solo a nascondere le colpe di una Associazione che da decenni avalla una politica turistica locale priva dei fondamentali elementi strutturali, tesi a risolvere i problemi per così dire storici: traffico caotico, assenza di parcheggi, luoghi in piena decadenza, vedi in primis quelli legati ai tanti “buchi neri”, una città poco sicura, una qualità delle acque discutibile, eccetera.
Se questi sono i fatti, ossia un prodotto Rimini difficile da vendere, la soluzione sempre più praticata è diventata quella di applicare prezzi sempre più stracciati, una metodica che non riguarda solo l’iconica pensioncina Teresa da 10-15 euro. Per rendersene conto è sufficiente visitare internet, scoprendo prezzi in alberghi quattro stelle abbastanza ridicoli, che portano a margini economici limitati alla sopravvivenza e dunque parlare di innovazioni-riqualificazioni che costano milioni diventa pura pazzia.
Tutto questo si riflette anche sugli aspetti gestionali, ossia diventano sempre di più gli albergatori improvvisati, compresi veri e propri avventurieri, fenomeno tipico dell’evoluzione di tutti i sistemi malati: basterebbe guardare quello che è avvenuto nel sistema commerciale della Marina, che un pò tutti fanno finta di non vedere. Del resto se si vendono solo ciabatte ad un euro e/o un panino a 50 centesimi, risulta difficile che a qualcuno venga in mente di aprire un’oreficeria o una boutique, pensando che la passeggiata di Rimini possa tornare con qualche bella attività a quella che era negli anni 60 e 70.
Tornando al coraggio, mi chiedo per quanto tempo possano resistere alberghi che hanno un margine… diciamo del 5-10%, avendo costi creati dalla guerra in corso che superano abbondantemente il 20-30%, e dove eventi e/o invenzioni varie sono l’equivalente di un’aspirina somministrata ad un ammalato grave.
La verità che diventa sempre più evidente è che la strategia delle scorciatoie vendute come grandi innovazioni, invece di partire dall’affronto dei problemi storici, sta mostrando tutti i suoi limiti, con un rischio reale che il settore trainante della nostra economia finisca in niente. Non a caso la stessa “Ditta Gnassi & Jamil” ha evitato di rendere operativa la legge sui condhotel sapendo che le richieste di trasformazione ipotizzabili non sarebbero state limitate a qualche decina, ma presumibilmente a centinaia e centinaia di casi.
L’ultima questione la riservo a quelli che pensano che riducendo l’offerta alberghiera tutto tornerebbe magicamente in equilibrio, cosa che potrebbe essere vera se fosse la città ad attirare un certo numero di presenze, ma stando a questa mia analisi sono soprattutto i prezzi bassi che portano i turisti a scegliere Rimini, quindi tutto rimarrebbe come ora, con un indotto proporzionalmente ridotto, senza contare che l’aumento del residenziale in zone turistiche non è certamente qualcosa di positivo.

Giulio Grillo

Fotografia: Liviana Banzi, Fotoreporter Regione Emilia-Romagna A.I.U.S.G. 

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