In queste mani il Paese affonda

In queste mani il Paese affonda

Le grandi opere non partono, l’industria di stato non esiste più, mascherine e tamponi non arrivano, il pan ci manca e sul Conte sventola bandiera bianca. La vera fase 2? Un'Italia commissariata.

Qualche esempio fra i mille.
Un Borrelli messo a capo di quella protezione civile che dovrebbe affrontare le emergenze mentre lui è stato sì collaboratore di Bertolaso a suo tempo, ma solo in qualità di amministratore: insomma un contabile a gestire la tragedia del Coronavirus: ma si può?
Un portavoce e capo dell’ufficio stampa del presidente del Consiglio dei ministri, tale Rocco Casalino, che è stato tronista al Grande Fratello (unica sua qualifica professionale) e in un video di qualche tempo fa dichiarava che vecchi e down gli fanno “schifo”.
Un presidente della task force sulla riapertura, quella che dovrebbe farci uscire dall’emergenza produttiva senza aver dentro un imprenditore che è uno, tal Vittorio Colao, membro di quella Bilderberg che assieme ad altri club del genere guida i destini del mondo dicendo ai governi cosa debbono fare e cosa no.
Sono solo tre esempi del degrado professionale cui è giunto quel nocciolo duro della burocrazia pubblica, i Civil Servant, i Boiardi di Stato insomma, che dovrebbero vigilare sul buon funzionamento delle istituzioni rendendo operativi i desiderata d’una classe di governo così raffazzonata da far rimpiangere gli asset istituzionali della Prima Repubblica.
Perché, mancando quel livello, l’esecutività del parlamento precipita in una tale impotenza e inefficienza per cui le leggi son, ma chi pon mano a esse?
Nel senso che nessuno riesce più ad attuare e/o sveltire le procedure, il Paese affonda, le grandi opere non partono, l’industria di stato non esiste più, mascherine e tamponi non arrivano, il pan ci manca e sul Conte sventola bandiera bianca.
Come mai tutto questo?
Per quella eterogenesi dei fini denunciata da Ernesto Galli Della Loggia (che non è un Salviniano né tantomeno un sovranista) sul Corriere della Sera qualche giorno fa descrivendo l’involuzione leninista del Pci-Pd in questi ultimi quarant’anni.
Con comunisti ed ex-comunisti che, Gramscianamente partiti con l’ambizione di egemonizzare le classi dirigenti (giornali, televisioni, università, magistratura ecc., oggi piene di loro sodali), hanno finito per farsene egemonizzare a loro volta.
Con l’aggravante che adesso non si tratta più dei padroncini di casa Italia, bensì d’un globalismo finanziario cui i nostri si ritrovano embedded senza se e senza ma.
Avendo realizzato una lunga marcia attraverso le istituzioni per cui chi oggi ci governa nei gangli intermedi sono funzionari di partito piuttosto che di Stato, nominati non per merito professionale ma perché avevano in tasca la tessera giusta.
Indovinate quale.
In una politicizzazione della funzione pubblica che blocca l’Italia perché chi dovrebbe sbloccarla, non avendo né capacità né competenze, non ne è capace.
E’ la sindrome del ponte Morandi che, per rifarlo, hanno dovuto saltare tutti i passaggi intermedi e fare per conto proprio.
Si tratta d’un problema gravissimo, che finirà per uccidere la stessa democrazia perché, se nuove elezioni dovessero portare al governo l’opposizione, questa si troverebbe con le mani legate ancor più di quelli che questa situazione hanno contribuito a creare.
Ecco perché il MES: solo commissariandola dall’esterno qualcuno riuscirà (forse) a governare l’Italia.
Che potrebbe essere, al di là delle intenzioni, la vera fase 2 di chi ci governa: far da satrapi al Sacro Romano Impero di matrice ancor più franco-tedesca che europeista.

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