Il primo bacino di passeggeri per il "Fellini" è rappresentato dalla Federazione russa e l'indotto beneficia tutta l'economia riminese. Ma dalla terra di Putin, anch'essa alle prese col coronavirus, filtrano news poco rassicuranti. La compagnia di stato si ferma, come racconta Alessandro Ravaglioli, e la low cost Pobeda non vola almeno fino a tutto maggio.
“Aeroflot ha cancellato tutti i voli internazionali, quindi anche quelli per l’Italia, fino al 31 luglio prossimo”. Alessandro Ravaglioli che da lungo tempo intrattiene rapporti di lavoro con la Russia e conosce in presa diretta quel che avviene nella terra di Putin, anticipa così la brutta notizia destinata ad abbattersi anche su Rimini e che si somma ad un quadro davvero preoccupante per la stagione 2020, come ha sottolineato nei giorni scorsi il prof. Gardini.
Com’è noto la Federazione russa è al primo posto per traffico di passeggeri quando si parla dello scalo di Miramare: oltre 170mila nel 2018, pari al 56% del totale, e il 53,8% nel 2019 grazie alle cinque destinazioni. Ovvero Mosca, che fa la parte del leone col 43,7% del traffico, San Pietroburgo, Krasnodar, Yekaterinburg e Rostov on Don. Ma negli anni d’oro e in particolare nel 2013 a gestione Aeradria, si sfiorarono i 480mila passeggeri. Come ha calcolato Mario Pari, fra 2011 e 2014 all’aeroporto di Rimini il movimento dei passeggeri russi è stato pari ad 1.734.570.
Giusto per comprendere come quello russo sia ancora il mercato di riferimento del “Fellini”, seppure con numeri molto più ridotti, basti ricordare che al secondo posto c’è la Polonia ma assai distanziata: 10,2%, e poi Albania (7,5%), Ucraina (6,5%) e UK (5,2%), secondo i dati di fonte Assaeroporti relativi al 2019.
Ma nel 2020, secondo le anticipazioni già ampiamente circolate, proprio Aeroflot – la compagnia di Stato russa – avrebbe dovuto avviare un collegamento bisettimanale da luglio a ottobre tra Mosca Sheremetyevo e Rimini. Se si aggiunge la crescita dei voli prevista per l’estate (5, per scendere a 4 in inverno) con la compagnia low cost Pobeda, si sarebbe quasi certamente registrato un aumento dei passeggeri dalla Federazione. Invece…
“Il lockdown a Mosca e a San Pietroburgo in questo momento è totale, e la ragione è facilmente comprensibile: sui 38mila casi di coronavirus comunicati nella giornata di ieri, ben 28mila riguardavano Mosca e altri 2mila San Pietroburgo. La prima e la seconda città della Russia sono praticamente blindate. Secondo i virologi russi il picco del contagio lì si avrà a fine aprile e se ne prevedono 150mila. Ecco perché controllare Mosca significa controllare il problema nell’intera Russia, evitando il rischio che la capitale diventi una seconda New York”, aggiunge Alessandro Ravaglioli.
E che Putin non scherzi affatto lo attesta anche il sistema di sorveglianza introdotto. “Da questo weekend è entrato in funzione un pass digitale che consente il controllo di ogni movimento, dal lavoro ad ogni altra necessità. Per la spesa vengono rilasciati due permessi a settimana. La vigilanza è ferrea: ci si registra su una applicazione o su un sito, e occorre chiedere il permesso elettronico ogni volta che ci si mette in strada, attendere la riposta e poi il movimento viene geolocalizzato e quindi controllato scrupolosamente. Senza questo lasciapassare tecnologico non si fa nulla. Gli over 75 non possono muoversi e la spesa gliela portano degli operatori addetti. Anche per spostarsi in automobile occorre il pass, segnalando il viaggio almeno 5 ore prima. Le “punizioni” per chi contravviene sono severissime. Nulla a che vedere con l’app molto soft di cui si sta parlando in Italia. Direi che siamo in presenza della prima vera operazione da grande fratello. Se il lockdown a Mosca ha questa rigidità assoluta, in altre città non esistono divieti, come quella di mia moglie, Samara, mille chilometri da Mosca”.
Resta però la speranza che almeno dal mese di agosto tornino i collegamenti. “A mio parere il governo russo cercherà di sfruttare lo stop ai voli anche per agosto, sia perché non penso abbia intenzione di andare incontro al minimo rischio di contagio, e sia perché gli si presenta l’occasione propizia per indirizzare la popolazione a scegliere località interne come il Mar Nero e la Crimea”, dice Ravaglioli. “Va anche considerato che il 1° settembre in Russia iniziano le scuole e quindi le famiglie rientrano almeno una settimana prima dalle dace o dalle vacanze”.
E Pobeda Airlines? “Se Aeroflot chiude temo che Pobeda, che per ora ha decretato lo stop ai voli fino al 31 maggio, seguirà la compagnia di stato alla quale è peraltro collegata. Non solo. Non è che se Putin blocca la prima, decide poi di fare lavorare i low cost e le compagnie private: il nostro presidente del Consiglio forse lo farebbe, Putin no…”, ironizza Ravaglioli. E ovviamente a farne le spese non sarà solo la società di gestione del “Fellini” ma tutta l’economia del territorio, turismo e commercio in primis.
Le ripercussioni non le avrà certamente solo Rimini. Aeroflot e Pobeda avevano una trentina di voli giornalieri in tutta Italia. Ma non si può certo dire: mal comune mezzo gaudio. Anche per gli aeroporti italiani, di fatto chiusi dal decreto del 12 marzo scorso fino al 3 aprile (fatta eccezione per alcuni, e Rimini non è fra questi, la cui operatività è legata esclusivamente a voli di stato, trasporto organi, canadair e servizi emergenziali), il coronavirus ha portato il disastro.
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