Circa 400 persone stamattina al taglio del nastro e tante autorità. "Quella freccia che scende giù perpendicolare penso che sia il cuore di questa immagine, che porta a domandarsi: ma cos'è questo? Questo è il Mistero", ha detto il vescovo di Rimini. Gnassi: "Distrattamente, da ora in poi una domanda ce la faremo passando di qui. E una risposta finalmente la cercheremo, arricchendoci”. Ma la sorpresa stamattina si è stampata sul volto di quelli che, alzando gli occhi, hanno scorto nel cielo lo stesso segno che caratterizza il monumento.
E’ stato inaugurato stamattina a Rimini il monumento “che rappresenta lo schema della X, il Mistero che si incarna nella storia rispondendo di sua iniziativa alle domande e ai tentativi umani”, come spiegano gli organizzatori. Un evento al quale hanno partecipato tantissime persone (circa 400), riminesi e non (come quelli che si trovano al Meeting in questi giorni). Ma ad un certo punto, a cerimonia conclusa, lo stupore si è stampato sul volto di quelli che guardando verso il cielo hanno scorto una enigmatica “x”. Probabilmente “tracce” di aerei in volo, ma siccome nulla è stato preparato e voluto, la sorpresa è stata grande.
La scultura in omaggio al Servo di Dio don Luigi Giussani, che non ha mancato di far parlare, si trova nella rotatoria intitolata alcuni anni fa al fondatore di Comunione e Liberazione. Di fatto è un segno che colpisce, ideato dall’architetto Marco Benedettini con la collega Cristina Fonti: rappresenta la raffigurazione dello schema che Giussani era solito tracciare alla lavagna per spiegare come la grande X (il Mistero, Dio), inizialmente alta e lontana, ha deciso di scendere (Incarnazione) intercettando la traiettoria del percorso degli uomini nella storia.
Tante le autorità religiose, militari e civili (come i rappresentanti dell’amministrazione comunale, che ha fattivamente collaborato ed è proprietaria del monumento donatogli dal comitato promotore) intervenute a suggello della realizzazione del monumento.
Nel saluto iniziale Marco Ferrini (fra i promotori del monumento insieme ad Antonio Smurro e Sergio De Sio) ha ricordato “l’attualità e la potenza del carisma di don Giussani” e il suo legame con Rimini. “L’idea di rappresentare l’enigma come fatto nella traiettoria umana – ha detto invece Davide Prosperi che ha portato il saluto di don Carron, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, che non ha potuto essere presente – dimostra una profonda comprensione dell’urgenza esistenziale che l’uomo di oggi si trova ad affrontare. Continuamente in cerca di un significato al vivere che sembra spesso aver smarrito. Davanti a tutti i tentativi di rappresentarsi la risposta all’enigma esistenziale, il fatto tra noi indicato da questa X che intercetta la linea della storia umana è la novità attuale dell’annuncio cristiano per cui don Giussani ha speso instancabilmente la sua vita e che oggi si vuole ricordare con questo gesto alla città e – permettetemi di dire – al mondo. Perché questa è la novità che tutto il mondo, consapevolmente o inconsapevolmente, attende”.
“Don Giussani ha quindi contribuito, attraverso questa intensa attività e capacità di suscitare iniziativa in tanti giovani e non più giovani, a livello culturale e civile, alla nascita e allo sviluppo di eventi, a Rimini, che hanno portato negli anni, fra l’altro, centinaia di migliaia di persone, di visitatori. Quindi siamo grati che la città abbia deciso di ricordarlo con questo monumento, che testimonia ancora oggi l’attualità del suo carisma educativo verso tanti giovani.”
“Come incontrare Dio? E’ possibile questo? E’ possibile veramente?”, si è domandato il vescovo di Rimini mons. Francesco Lambiasi nel suo intervento prima della benedizione. “L’uomo si è dato delle risposte nel corso della storia, ha pensato Dio sempre oltre, sempre altro, e l’ha immaginato in alto. E per incontrarlo gli ha costruito una casa, una sorta di attico, perché lui non potrebbe sporcarsi i piedi con la polvere e il fango della nostra storia. Le piramidi culminavano in quel vertice altissimo dove c’era la cella pronta perché quando Dio avesse deciso di venire sulla terra, ecco, lui poteva stare nel posto più vicino. Ma era così lontano… Così le Ziqqurat, le torri templari della cultura babilonese, e via di questo passo”.
“Quella freccia che scende giù perpendicolare – ha proseguito il vescovo – penso che sia il cuore di questa immagine, che porta a domandarsi: ma cos’è questo? Questo è il Mistero. Si può incontrare Dio perché Dio vuole incontrarci, e per questo non chiede che noi diamo la scalata all’Olimpo per rubare il fuoco agli dèi, come fece Prometeo, secondo la mitologia greca, ma scende lui, viene lui, questo è l’evento, il fatto che ha cambiato la storia, questa è la risposta. La risposta alla domanda dell’uomo la offre Dio; per cui aveva ragione Joseph Ratzinger da giovane teologo quando diceva che il primo verbo dell’uomo non è il verbo fare, ma il verbo ricevere, il verbo accogliere, perché nessuno si dà la vita da solo, nessuno può rispondersi da solo alle domande che ci bruciano dentro, ma riceviamo l’amore di Dio.”
“Questo don Giussani ha detto con la sua vita: c’è stato un fatto nella storia che è indiscutibile, è stato Gesù di Nazaret che è venuto in mezzo a noi, l’Emmanuele, Dio-con-noi, lui si è chinato perché lui voleva imparare a vivere da uomo, per questo ha “sprecato” – secondo noi – trent’anni a Nazaret, quando era atteso da secoli e da millenni. Grazie Signore perché ci hai mandato Gesù; grazie Gesù perché ci hai mandato don Giussani”, ha concluso mons. Lambiasi.
“Ci passiamo davanti tutti i giorni distrattamente, in auto, in moto, a piedi. Sono i luoghi della nostra vita che stiamo cercando di restituire alla dimensione del dialogo, dell’incontro, dell’identità”, sono state invece le parole del sindaco di Rimini Andrea Gnassi. “Don Giussani, a cui dedichiamo questo luogo identitario della nostra città, ha saputo cogliere, anticipandola, qualcosa che non c’era, ponendo lo sguardo del dubbio e della incertezza al centro di un percorso fatto negli anni di migliaia e migliaia di persone che qui si sono incontrate, confrontate, hanno dibattuto, crescendo insieme. Questa rotatoria rimette il mistero e le domande al centro del nostro quotidiano. L’uomo non è composto di certezze ma di dubbi. E le risposte vengono nel rapporto con l’altro. Per questo a Rimini stiamo costruendo piazze, luoghi fisici e non virtuali perché le persone sono fisiche e non fantasmi che si trovano nella rete. E questa rotatoria dedicata a don Giussani è una piazza che incrocia il nostro quotidiano. Distrattamente, da ora in poi una domanda ce la faremo passando di qui. E una risposta finalmente la cercheremo, arricchendoci”.
C’è anche il commento di mons. Giancarlo Vecerrica, presente all’inaugurazione del monumento a don Giussani: “Il sentimento è che don Giussani continua ancora a operare. Non è un modo di dire, ma una realtà: attraverso le persone che lui ha tirato su, comunica il messaggio di vita che duemila anni fa Gesù ha iniziato nel mondo. Il rapporto con don Giussani in me è quotidiano perché è un padre, perché mi ha tirato via dallo schematismo, dal clericalismo e mi ha reso un uomo vivo che trasmette quello che ha ricevuto. Attraverso questi segni si può percepire che don Giussani è vivo, è santo, è un padre, e noi siamo suoi figli proprio in questo mondo così difficile e arido.”
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