Invaso del ponte di Tiberio e dintorni: qualcosa galleggia, qualcuno traffica

Invaso del ponte di Tiberio e dintorni: qualcosa galleggia, qualcuno traffica

Il contesto è troppo frequentato (spaccio a parte) per non essere adeguatamente tenuto limpido e splendente.

Esattamente un mese fa, i volontari di “Legambiente Valmarecchia”, all’interno del progetto denominato Green Eye 2.0, ripuliscono l’invaso del ponte d’Augusto e di Tiberio nonché le aree verdi limitrofe. L’azione, civile e meritoria, a breve distanza di tempo mostra tuttavia come l’agguerrita masnada che rema in direzione opposta è ben più numerosa dei benèfici volontari dell’associazione ambientalista. Infatti, cinque giorni fa fotografiamo un immondo angolo dell’invaso in cui galleggia di tutto. Il variegato materiale, colà confinato, pare in castigo e in attesa di adeguata rimozione. Va aggiunto che quello stesso venerdì, a pochi metri di distanza è in funzione un macchinario d’acciaio, semi immerso in acqua. La nostra ignoranza in materia, ci suggerisce a supporre che l’aggeggio serva in qualche modo alla pulizia dell’acqua o a neutralizzare il proliferare delle alghe. In ogni caso, è evidente come qualcuno si stia occupando della manutenzione del bacino idrico. Quindi, crediamo che a breve provvederà a rimuovere i rifiuti galleggianti.

È un fatto che consideriamo incontrovertibile. Ed è di tutta evidenza anche ciò che viviamo nel tardo pomeriggio di lunedì. Entriamo nell’anfiteatro verde da via Circonvallazione Occidentale. All’ingresso superiamo con ansia da maturandi l’attento esame visivo dei giovani spacciatori – non bianchi (così evitiamo termini oggi perigliosamente sotto l’insulsa lente del politicamente corretto) che su due piedi devono decidere se siamo pericolosi oppure no… per i loro traffici. Si sono traslati dal parco Olga Bondi al Giardino dei Giusti (una piccola area all’interno del parco XXV aprile) perché questo è terreno più agile per le sentinelle, per i nascondigli, forse un po’ meno per le fughe. Ma, e il particolare non è trascurabile, il luogo pullula di potenziale clientela. Di lì a poco, quasi commossi per aver brillantemente superato l’arduo test, di colpo ci si para davanti l’immagine idilliaca dell’intero anfiteatro che abbiamo fulmineamente inghiottito con gli occhi: l’area è piena di gente impegnata a fare yoga, ginnastica, passeggio e conversazione.

Tranne i “ricchi premi e i cotillons” c’è tutto quanto occorra per un memorabile tramonto post impressionista. Sarà così? Tra una foto e un’altra, ci avviciniamo all’angolo della “monnezza in punizione” di quattro giorni prima. Il contesto è troppo frequentato (spaccio a parte) per non essere adeguatamente tenuto limpido e splendente, rimuginiamo lungo il tragitto. Tutto ciò, a dispetto dei troppi ignoranti che vagano per le città defecando involucri, bicchieri e bottiglie di plastica in ogni dove. Se è vero che in tutta l’area in questione abbiamo contato un numero esiguo di bidoni per rifiuti, significherà automaticamente che sono previsti più passaggi giornalieri degli addetti alla pulizia, pensiamo. Non può essere diversamente. Invece no, manco per idea. Appena raggiungiamo il punto di nostro interesse, constatiamo che tutto il lerciume è pietrificato là, come novantasei ore prima. Anzi, semmai i rifiuti sono aumentati.

Ora, ci sia permesso qualche interrogativo. Di quelli che siamo soliti porre noi, banalotti e scontati. Primo: cosa aspettano a sloggiare gli spacciatori? Che non significa costringerli a svolgere le attività altrove, ma metterli in gattabuia o meglio ancora, se “importati”, rimpatriarli. Secondo: è concepibile che in un’area così vasta i contenitori per rifiuti siano rari come tigri siberiane? Pensiamo che sia il caso di provvedere a posizionarne altri. E per chiudere: qualcuno sarà stato ufficialmente incaricato di occuparsi della manutenzione e relativa pulizia dell’invaso. Giusto? Non vogliamo neppure sapere chi sia, ma basta che cessino (onore al tema!) certi putridi galleggiamenti. Ieri mattina (martedì) in quell’angolo è rimasta una sola, sparuta bottiglia di vera plastica. Il resto della poltiglia è stato finalmente portato in secca e adeguatamente, si spera, conferito. Se così fosse, sempre con colpevole ritardo. Rimane quella bottiglia solitaria a presidiare la zona. Facciamo in modo che presto non trovi compagnia.

COMMENTI

DISQUS: 0