Purtroppo ormai tutti si credono grandi esperti di demanio... Lettera.
In tempi non sospetti ebbi a sottolineare che la materia demaniale marittima è cosa complessa, nella quale prima di parlare, pontificare e/o raccontare, serve conoscere, e mi rivolgo in particolare agli amministratori/politici, ma purtroppo anche a certi uomini di legge. Pochi giorni fa leggevo un lungo articolo di un avvocato il quale affermava che la questione Bolkestein ha il suo riferimento nel Codice della Navigazione, cosa vera, peccato che l’articolo 49 rispetto a quanto veniva sostenuto, tratti d’altro, ossia i tipi di contratti di concessione e le competenze per il loro rilascio, mentre l’articolo similare alla Bolkestein è il 37: stabilisce il percorso amministrativo in caso di concorrenza tra più istanze, dove l’elemento centrale è il perseguimento del maggior interesse pubblico, in seguito definito in termini specifici attraverso un decreto ministeriale che stabilisce sia i riferimenti da osservare che le modalità di valutazioni, praticamente i famosi criteri che tutti oggi invocano.
Ad essere precisi, la differenza tra Codice della Navigazione e normativa europea, sta nel fatto che nel Codice della Navigazione si prevede l’applicazione dei bandi solo in presenza di istanze concorrenti, mentre nella Bolkestein i bandi vengono previsti in linea preventiva.
Fatte queste precisazioni, meglio sarebbe iniziare ad avere atteggiamenti seri come ho cercato di spiegare più volte un po’ a tutti. Purtroppo ormai tutti si credono grandi esperti di demanio, un po’ come quelli che si sentivano medici avendo letto l’enciclopedia.
Poi a dire il vero ci sono anche i confusionari, per i quali tutto sembra deciso in funzione di dove tira il vento. Per capirci, credo un po’ tutti si i ricorderanno che l’assessore Frisoni all’inizio dell’estate e per un paio di mesi ebbe ad insistere per una radicale modifica al Piano Spiaggia che in sostanza lo avrebbe annullato, dando ai bagnini la possibilità di decidere autonomamente se continuare con il singolo bagno o costituirsi in stabilimento balneare, così come previsto obbligatoriamente dal vigente Piano. Poi verso fine agosto ha cambiato il motivo ma non la finalità, e ha tirato fuori che vuole addirittura allargare il fronte degli stabilimenti balneari, che per i navigati dei giochini di spiaggia significa il solito consorzio dove, fatto qualche ritocco, tutto rimane come prima, compreso l’autonomia concessoria degli stessi bar-ristoranti. A tutto questo va pure aggiunto che se parli del futuro con gli attuali concessionari significa negare di fatto la normativa Europa in quanto è del tutto evidente che i concessionari saranno altri.
Ci sarebbe poi da aggiungere anche l’invenzione estemporanea di una Delibera Comunale che prorogava di un anno le concessione in essere, posizione che cambia qualche settimana dopo, iniziando a gridare che il Comune di Rimini è pronto per i bandi, ma se è pronto e non ha fatto un nuovo Piano spiaggia, significa riconoscere che si faranno i bandi in ottemperanza al Piano spiaggia in essere.
Se questo è quello che succede nella nostra Rimini, non va certo meglio a livello nazionale partendo da un osannato Draghi che per rimandare ogni decisione in merito si era inventato la famosa mappatura, cosa totalmente inutile, perché dando per scontato che siano i comuni a decidere i criteri di realizzazione che devono avere le concessioni, più utile sarebbe stato chiedere l’obbligatorietà di una pianificazione di spiaggia su scala nazionale e quindi anche l’individuazione dei singoli lotti da mettere a gara, metodica utile anche per dare certezze edificatorie ai vincitori dei bandi.
Personalmente credo che questa confusione sia voluta un po’ da tutti i partiti, perché nessuno mi è sembrato invocare percorsi per concretizzare l’avvio delle gare, un modo d’agire che forse porta consenso ma che amplifica il precipitare delle nostre offerte turistiche, perché da circa 20 anni in questa incertezza nessuno può pensare ad autentiche innovazioni, che a mio avviso devono partire da aspetti funzionali, ossia l’integrazione di spiaggia e ricettivo attraverso servizi e prezzi unitari, elemento primario per dar vita al famoso “all inclusive” richiesto in particolare dal turismo straniero.
Giulio Grillo
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