La bufala dell’acqua “privata” è tutta di sinistra

La bufala dell’acqua “privata” è tutta di sinistra

La sinistra la si può ammirare per una cosa solo: la capacità disarmante di tramutare la lotta per la conservazione delle clientele elettorali, dei ca

La sinistra la si può ammirare per una cosa solo: la capacità disarmante di tramutare la lotta per la conservazione delle clientele elettorali, dei carrozzoni politici e dunque dello sperpero di denaro pubblico a danno della collettività, per una lotta per i diritti del cittadino.
Da sempre la sinistra sfrutta i bisogni dei cittadini per garantirsi monopoli politici, culturali ed economici tramite l’utilizzo del denaro pubblico, e con il referendum sull’acqua le cose non sono andate diversamente.
Il referendum sull’acqua, lo abbiamo ribadito ieri sera in Consiglio, non allineandoci a prescindere contro la gestione di una multiutility (Hera) verso cui, nel recente passato, peraltro non abbiamo lesinato critiche, prevedeva due quesiti:
1) l’abrogazione dell’art. 23 bis della Legge n. 133/2008, che prevedeva la possibilità che il servizio idrico venisse gestito da soggetti privati o da soggetti a capitale misto. In altre parole, il servizio non doveva essere gestito esclusivamente da soggetti pubblici (Enti strumentali creati ad hoc), ma da soggetti o privati o a capitale misto pubblico-privato.
2) l’abrogazione dell’art. 150 del D. Lgs. n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), relativo alla scelta della forma di gestione e procedure di affidamento, segnatamente al servizio idrico integrato.
In altre parole, la norma che si voleva abrogare stabiliva che la gestione del servizio idrico doveva essere affidata solo tramite gara a società private o private-pubbliche.

LA BUFALATA
La “bufalata” stava nell’affermare la grossa mistificazione secondo la quale l’acqua – se la norma non fosse abrogata – sarebbe diventata «privata».
In altre parole, chi promuoveva l’abrogazione della norma riteneva che l’acqua doveva essere gestita dai carrozzoni politici, creati al bisogno, che lavorano in perdita, e senza alcun criterio di efficienza, i cui debiti vengono ripianati quasi sempre dai Comuni, dalle Regioni e dalle Province con denaro sottratto ad altri servizi, magari per alimentare le clientele elettorali.

IL PUBBLICO DEVE CONTROLLARE, NON GESTIRE
Quando le reti idriche sono inefficienti, è perché sono gestite dai carrozzoni politici, che non lavorano secondo criteri di efficienza, ma di rispondenza politica.
La politica non deve gestire il servizio idrico, per utilizzarlo come strumento di potere e di pressione sulla collettività, che non può fare a meno dell’acqua.
La politica deve garantire al cittadino un servizio effettivo ed ottimizzato, al più basso costo possibile, individuando modelli di gestione più efficienti, che non devono lavorare in perdita, se così non fosse, al soggetto gestore non si dovrebbe confermare l’appalto.
Ieri sera invece, si è visto e si é sentito di tutto e di più, l’emergere di uno statalismo fuori misura, anche fra i banchi della minoranza, che non abbiamo condiviso, e un Sindaco assai contrariato coi suoi “giovani turchi”, che pare non lo seguano a ranghi serrati.

Eraldo Giudici, Consigliere Comunale Ncd Rimini

COMMENTI

DISQUS: 0