La cassa integrazione colpisce anche a San Patrignano

La cassa integrazione colpisce anche a San Patrignano

Con una famiglia di petrolieri alle spalle e una rete di sostenitori qualificati, Sanpa ha attraversato tutte le tempeste, ma ai tempi della recessione e di un sistema Italia più imballato che mai, anche la “comunità impresa” ne risente.

Anche le comunità di recupero per i tossicodipendenti avvertono la crisi economica? A quanto pare San Patrignano sì. Quel che ha fatto la differenza e l’originalità anche riabilitativa del modello creata da Vincenzo Muccioli sono stati i settori lavorativi, da sempre descritti come un mix di efficienza, qualità dei “prodotti” realizzati e capacità terapeutica. Con una famiglia di petrolieri alle spalle e una rete di sostenitori qualificati, Sanpa ha attraversato tutte le tempeste, ma ai tempi della recessione e di un sistema Italia più imballato che mai, anche la “comunità impresa” ne risente.
Qualche mese fa San Patrignano ha chiamato i sindacati ed ha comunicato loro l’intenzione di aprire la procedura di mobilità per 21 dipendenti di diversi aree lavorative, in termini contrattuali si tratterebbe dei settori del commercio, dell’edilizia e della funzione pubblica. Inizialmente un fulmine a ciel sereno, ma via via i contorni si sono chiariti meglio e da quel momento è in corso una trattativa serrata con le organizzazioni sindacali che insistono perché non si arrivi ai licenziamenti ma piuttosto si applichi la cassa integrazione coinvolgendo a rotazione un certo numero di dipendenti senza lasciare nessuno a casa. Un prossimo confronto fra sindacati a Sanpa si avrà a fine novembre e a quel punto si capirà meglio quale piega prenderà la problematica degli esuberi.

(Nella foto buona parte dell’attuale “gruppo dirigente” di Sanpa in occasione della firma di un protocollo d’intesa con l’università Salesiana).

Il bilancio 2012 segna una perdita di 728 mila euro
Perché si è arrivati a questa situazione? La crisi colpisce diversi settori lavorativi e la comunità già dal 2011 ha registrato un bilancio in perdita, mentre il “rosso” del 2012 è quasi raddoppiato, con un disavanzo di 728.047 euro (contro i 441.060 dell’anno precedente), dopo avere accantonato 380.235 euro per gli ammortamenti di immobilizzazioni immateriali e materiali, 123.879 euro per il trattamento di fine rapporto dei dipendenti e 53.127 euro di imposte.
Razionalizzazioni e scelte orientate al risparmio erano nell’aria da un po’ di tempo e nel 2012 e 2013 la comunità ha compiuto alcune scelte importanti in questa direzione, seguite allo “strappo” con la famiglia Muccioli. Anzitutto la Comunità da libera associazione onlus si è trasformata in cooperativa sociale. Nel bilancio chiuso al 31 dicembre 2012 si legge che “la sostenibilità finanziaria della comunità di San Patrignano Società Cooperativa Sociale, è resa possibile unicamente dalla capacità della Fondazione San Patrignano di reperire annualmente le risorse necessarie da destinare alla comunità stessa”. Vediamo meglio.

Le entrate di San Patrignano
Fra i contributi degli enti pubblici a Sanpa, quello più consistente risulta essere della Usl di Rimini, di poco superiore ad 1 milione e 300 mila euro e riguarda le prestazioni erogate agli ospiti in cura presso la struttura interna della comunità. Sono invece diminuiti i contributi legati alla detenzione alternativa (circa 30 mila euro in meno), visto che tali presenze sono calate, così come 25 mila euro di contributi da enti vari, 100 mila euro non entrati nelle casse di Sanpa a seguito della conclusione della collaborazione con l’Itcr Valturio per un format di educazione e prevenzione alla droga, fino al venir meno di 145 mila euro di minori contributi sul “progetto 2 You”.
Significativa la voce “donazioni” erogate dalla Fondazione San Patrignano, che hanno superato i 6 milioni di euro, di gran lunga superiori alle donazione dei privati, per 1.211.291, che in maggioranza derivano dalle aste di beneficenza.
Nel 2012 si è ridotto il valore della produzione, attestandosi su circa 9 milioni e 400 mila euro, inferiore di 2 milioni e 773 mila euro sul 2011, “quasi unicamente per effetto della diminuzione delle donazioni di terzi”.
Il valore della produzione è costituito da tre filoni:
– contributi di enti pubblici (e in particolare delle Usl per le convenzioni relative ai malati terminali di Aids e detenzione alternativa al carcere): 1.719.949;
– donazioni da privati per 7.294.291 (-2.644.079 sul 2011), di cui dalla Fondazione San Patrignano 6.083.000 e 1.211.291 da privati vari;
– altri proventi per 467.554.
I costi della produzione sfiorano gli 11 milioni di euro, – 1.684.134 sul 2011.
Nel bilancio viene certificato un calo derivante dalle attività produttive, in particolare nei settori della falegnameria, fabbri, editoria, pizzeria e in misura più contenuta del reparto grafica.
“Tali scostamenti dovuti in parte alla difficile e interminabile congiuntura economica sono comunque indicativi della necessità di una rivisitazione delle strategie commerciali e richiedono anche adeguati interventi volti al contenimento dei costi”, viene precisato nel bilancio.
Tagli belli grossi sono già stati concretizzati: soppressa già dal 2012 la manifestazione gastronomica Squisito e cancellato anche il concorso ippico internazionale.
Nel 2013, poi, Sanpa ha incorporato due realtà “satellite”: la cooperativa sociale “San Patrignano prodotti e servizi”, che evidenzia un utile di 23 mila euro circa, e “Arcipelago società cooperativa sociale” che invece evidenzia una perdita di 20.944 euro.

In aumento i ragazzi in cura
Durante il 2012 la comunità ha avuto in carico 1.497 persone (superiore al 2011 quando erano state 1.425), di cui 1.208 maschi e 289 femmine, con problemi di tossicodipendenza, inseriti in buona parte nella sede di Coriano (1.249) e in minima parte in quelle di Trento e Novafeltria. Tra i presenti, 200 sono state le persone affidate alla comunità mediante l’applicazione dei regimi alternativi alla detenzione e di questi 200, 118 in affidamento in prova al servizio sociale, 59 agli arresti domiciliari, 10 in stato di detenzione domiciliare, 12 minori e 1 in sorveglianza speciale. Il periodo medio di permanenza in comunità, calcolato sui presenti al 31 dicembre scorso, è di 689,58 giorni, in aumento rispetto ai 677 giorni del 2011.
Notevole lo sforzo della comunità per farsi carico di tutte le esigenze degli ospiti, dalla assistenza socio-sanitaria, socio-assistenziale, formazione professionale e reinserimento lavorativo, centro studi, tirocini ed altro. Solo in termini di udienze penali a carico dei ragazzi, nel 2012 l’ufficio legale ne ha seguite 450.
Ben 421 i nuovi ingressi nel 2012 (342 maschi e 75 femmine) e dunque a dispetto delle rassicurazioni del Dipartimento Nazionale Antidroga su una diminuzione dei consumi di droga, secondo Sanpa “il fenomeno della tossicodipendenza purtroppo non evidenzia alcun segnale di contrazione” ed anzi “si abbassa sempre di più l’età media del primo approccio con le sostanze psicotrope e stupefacenti così come continuano ininterrottamente le richieste di ingresso in comunità di persone ultraquaranteni che, dopo avere iniziato il proprio percorso di devianza in età adolescenziale, sono ancora dedite all’uso di droghe e spesso cronicizzate dalle terapie di mantenimento metadoniche prescritte dai servizi pubblici per le tossicodipendenze”. Spiega Sanpa che “sono sempre più numerosi i casi di ragazzi che entrano in comunità senza mai avere utilizzato droghe per via endovenosa ma in stato di dipendenza di cocaina, eroina e metanfetamine assunte con altre modalità e che non sono mai entrati in contatto con le strutture pubbliche per le tossicodipendenze”. E tutto ciò conferma – aggiunge Sanpa – che il modello riabilitativo della comunità “continua a dimostrare pienamente la propria efficacia in quanto basato sulla risoluzione del disagio esistenziale delle persone e non sul trattamento sanitario di uno stato di dipendenza da specifiche sostanze”.
San Patrignano continua ad essere una realtà solida e che offre un notevole e insostituibile servizio in un settore in cui tutto o quasi si deve al “privato” sociale, ma i tempi grigi che stiamo vivendo costringono a ripensare alla struttura gestionale e organizzativa. Gli esiti di questa revisione potrebbero incidere non poco sulla conformazione della comunità così come l’avevamo conosciuta fino ad oggi.

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