La Corte dei Conti a Gnassi: “il regolamento incarichi esterni è da rifare”

La Corte dei Conti a Gnassi: “il regolamento incarichi esterni è da rifare”

Il Comune di Rimini prevede ancora i co.co.co, oggi illegali, e vuole dare consulenze senza gara ad esponenti “della cultura e dello sport”. La magistratura contabile chiede perentoriamente a palazzo Garampi otto modifiche al testo entro 120 giorni.

E’ da rifare, in almeno otto punti, il regolamento del Comune di Rimini per l’affidamento di incarichi professionali esterni: lo ha stabilito il 5 aprile scorso la Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti, dando alla giunta Gnassi 120 giorni di tempo per le correzioni.
La materia, delicata e da sempre oggetto di polemiche, era stata modificata da palazzo Garampi con l’adozione di una delibera di giunta il 31 luglio 2018. Ma quel documento, costato il sudore del sindaco e dei suoi assessori (assente solo la vicesindaca Lisi), non è conforme alle leggi. Uno smacco non solo per l’organo politico di amministrazione – la giunta comunale – ma anche per i “tecnici”, come la Segretaria generale e il responsabile del “Dipartimento Risorse” che avevano dato il loro parere positivo al regolamento, quanto alla sua legittimità e regolarità.

Vediamo in breve i punti critici sottolineati dal collegio dei magistrati contabili, e le modifiche da apportare.

Il Comune vuole escludere dalla disciplina degli incarichi «le forme di relazione tra Amministrazione e singole persone fisiche, fondate su rapporti di volontariato individuale». La Corte dei Conti dice no: «anche detti incarichi devono comunque essere affidati nel pieno rispetto dei principi di imparzialità, trasparenza e motivazione, a seguito di una procedura comparativa aperta a tutti i possibili interessati».

Le «modalità di conferimento di incarichi in via diretta» sono contro la legge in quattro punti (articolo 76, commi a, b, c, g):
si deve escludere la procedura comparativa solo «nell’ipotesi in cui la gara, regolarmente pubblicizzata, sia andata deserta» (a);
l’affidamento diretto è legale «solo laddove le prestazioni specialistiche siano incomparabili quanto alla natura dell’attività richiesta, non anche per incomparabilità connesse al prestatore d’opera» e comunque «occorre altresì specificare “purché l’Ente dimostri di avere la necessità di acquisire tale prestazione”» (b);
«solo i “soggetti che operino nel campo dell’arte, dello spettacolo, dei mestieri artigianali”», dicono i giudici, mentre la giunta Gnassi ha allargato le maglie anche a esponenti genericamente «della cultura e dello sport» (c);
va inoltre specificato «“purché l’urgenza non derivi da comportamenti dell’ente”» (g).

Nell’art. 79 il Comune deve precisare «che “le pubbliche amministrazioni” pubblicano i dati richiesti “entro tre mesi dal conferimento dell’incarico e per i tre anni successivi alla cessazione dell’incarico”».

Nell’art. 69 il Comune deve «espungere dal testo ogni rinvio ai cosiddetti Co.Co.Co, che non sono più ammissibili nel quadro normativo
vigente».

 

Ma il punto forse di più aspra contestazione da parte della Corte dei Conti è un comma del regolamento comunale, che dà la libertà a palazzo Garampi di «istituire liste di accreditamento di esperti esterni, dotati di requisiti professionali e di esperienza prestabiliti, eventualmente suddivise per settore di attività, alle quali attingere per incarichi di valore non superiore a 20.000 euro netti», e la conseguente graduatoria utilizzabile «fino ad esaurimento, per l’affidamento di ulteriori incarichi similari entro due anni». I magistrati contabili dicono no: «si ribadisce che manca la previsione di una procedura comparativa mediante emissione di avviso pubblico rivolto, per ciascun affidamento, alla generalità degli interessati». Non solo: questo punto «già presente in precedenti regolamenti per il conferimento di incarichi esterni emanati nel 2009 e nel 2012, è stato oggetto di puntuale censura da parte di questa Sezione» con due delibere del novembre 2012 e febbraio 2013, di cui evidentemente il Comune, all’epoca già amministrato da Andrea Gnassi, si è fatto beffe.

 

Infine, l’ultimo cicchetto della magistratura contabile riguarda la tempistica, peraltro regolata dalla legge: il testo adottato dal Comune sotto la canicola del 31 luglio 2018 doveva essere trasmesso alla Corte dei Conti per il controllo «entro trenta giorni dall’adozione»; ma palazzo Garampi «ha trasmesso l’atto solo in data 11 ottobre 2018, oltre i 30 giorni previsti». Strana lentezza nei confronti della giustizia, da parte di un’amministrazione che – quando si tratta di distribuire incarichi esterni – decide affidamenti per migliaia di euro di soldi pubblici in pochi minuti, trasmettendo gli atti ai beneficiati in tempo reale.

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