La discarica a cielo aperto nel parcheggio del tempio della musica

La discarica a cielo aperto nel parcheggio del tempio della musica

Sporcizia, degrado e mancanza di regole. Il parcheggio dell'RDS Stadium sembra terra di nessuno: rifiuti abbandonati di ogni tipo e dimensione, e gli immancabili nomadi.

Non si può nemmeno dire che la causa sia da imputare all’uscita di scena di Salvini perché la stessa identica situazione l’abbiamo denunciata già dieci mesi fa. Siccome siamo capoccioni e la sporcizia, il degrado e la mancanza di regole (quelle ci sarebbero, ma non valgono per tutti) non le ingozziamo proprio, torniamo a farlo, ben consapevoli che facilmente sarà tempo perso.

Dunque, questa mattina attraversiamo il parcheggio pertinente all’RDS Stadium, (sul sito si legge: “disponiamo di un ampio parcheggio privato a pagamento”) notiamo qualcosa: una piccola discarica a cielo aperto. Come trecento giorni fa, come allora, più di allora.

Oggi si ammira anche una cucina economica. Un economico rottame.

Disseminati qua e là, vari sacchi di rifiuti il cui aspetto denuncia una deposizione non dell’ultima ora composta da bottiglie, piatti e bicchieri tutti rigorosamente di eterna plastica, poi vetro, cartacce, porte e altre suppellettili di legno sfasciate, la graziosa cucina di cui sopra e, parcheggiato con buona maniera, un carrello della spesa.

Del resto siamo a un tiro di uova marce dalle Befane. Già! Appena fuori dal parcheggio, appoggiati al muretto perimetrale, una magnifica installazione estemporanea di sacchi di rifiuti e taniche vuote.

Accanto all’improvvisata opera d’arte un tir malconcio parcheggiato là da almeno due giorni (lo avevamo notato anche ieri). Dall’altra parte della strada, nel parcheggio del centro commerciale Le Befane, il déjà vu si completa con una serie di roulotte di nomadi che colà stazionavano e sempre là stanno.

Evidentemente questa malandata nazione non si può permettere nemmeno di far rispettare il sacrosanto diritto (altrove esiste, lo giuriamo) alla proprietà privata dacché la Direzione del centro commerciale assicura di avere più volte richiesto interventi (in effetti, poi avvenuti) di sgombero.

Ma dopo un leggiadro batter di ciglia, “le voilà”, tutto (e tutti) ritorna come prima. I nomadi rimangono inschiodabili dove sono, la monnezza del parcheggio prolifera gagliarda e inamovibile e quei cojoni dei contribuenti continuano a pagare la Tari. Anche quella che i nomadi non pagheranno mai. Zitti e mosca.

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