La due giorni che ha cambiato la nostra politica

La due giorni che ha cambiato la nostra politica

E’ presto per dare giudizi definitivi, ma l’impressione è che si sia aperta una nuova fase della storia della politica repubblicana. Siamo forse arrivati alla conclusione dell’epoca caratterizzata dal Berlusconismo, dagli insulti e dal moralismo amorale. Un passetto alla volta si potrebbe completare la pacificazione dopo una guerra civile durata troppo a lungo. E il centrosinistra è chiamato ad uscire dal buco nero dell’irrilevanza in cui è cacciato. Intanto, con l’elezione di Lorenzo Fontana, si marcia verso il Partito dei Conservatori che nascerà in questa legislatura.

Nel momento della rivincita, dopo un’ingiusta sconfitta per via giudiziaria, Berlusconi subisce una giusta sconfitta politica.
Questa due giorni di inizio legislatura ha sancito la fine di un’epoca. E’ infatti terminata la storia politica di Silvio Berlusconi. Tornato al Senato da cui era stato ingiustamente estremesso per via giudiziaria, la parabola del Cavaliere si è conclusa con una giusta sconfitta politica.
Non ha senso impuntarsi su una questione di poltrone in questo momento della nostra vita politica e sociale. Si può capire che l’anziano leader, uno dei più importanti nella storia del centrodestra italiano, chieda rispetto; così come si può capire, umanamente, che il Cavaliere esiga di fare lui i nomi dei suoi futuri ministri. Ma la vicenda politica corre, la situazione è drammatica ed è grottesco, nei fatti, chiedere rispetto per garantire il posto a Licia Ronzulli. Così come è grottesco avere come “sconsigliere” politico Gianfranco Micciché al posto di un personaggio del calibro di Gianni Letta. Alle sconfitte giudiziarie c’è un rimedio e assisteremo ad una rivisitazione storica di tante vicende della storia italiana recente, ma la sconfitta politica non ammette appelli.

Giorgia Meloni, la sottovalutata che continua a vincere perché sottovalutata. Ed ha fatto in pochi minuti ciò che non era riuscito al centrosinistra in trent’anni.
Alle ore 12 del 13 ottobre, quando si è capito che Forza Italia non avrebbe votato Ignazio La Russa, ingenui e inesperti colleghi avevano già sancito la fine della maggioranza di centrodestra. E’ il solito problema del giornalismo italiano che vive in un chilometro quadrato marginale con l’illusione che sia il chilometro quadrato decisivo. Poco dopo le 13 tutto era cambiato. Al posto della soluzione scontata si è verificata l’epifania dell’imponderabile che in realtà ha una spiegazione. Fratelli d’Italia è un partito, come la Lega e come è stato il Pd, e ha messo in campo tutte le sue relazioni per arrivare al voto su La Russa con un paracadute di sicurezza. Un giochetto tecnico banale ma che necessariamente si deve mettere in campo se si vuole essere incisivi. E con questa semplice mossa Giorgia Meloni è riuscita a far ciò che il centrosinistra non è riuscito a fare in trent’anni: sconfiggere politicamente Berlusconi.

La possibile novità: l’elezione di Lorenzo Fontana come presidente della Camera.
Lorenzo Fontana è una sorta di “alieno” nella vita politica italiana. I cliché lo vogliono cattolico integralista alla Pillon. In realtà Pillon è un personaggio folkloristico, mentre Fontana è un secchione che anche all’interno della Lega faticano a decifrare. Nella Lega però tutti sono consapevoli della sua preparazione culturale e un po’ la subiscono (e si potrebbe aggiungere: ci vuol poco…). Appassionato cultore di G. K. Chesterton, di Giuseppe Prezzolini e di Roger Scruton, sarà uno dei trait d’union del futuro Partito dei Conservatori che nascerà in questa legislatura e vedrà uniti Fratelli d’Italia, gran parte della Lega e pezzi di Forza Italia. Inutile, a chi sa un po’ di queste cose, spiegare che conservatori non vuol dire reazionari. L’elezione di Fontana rappresenta una rottura con il passato e chi cercherà di ridurlo a macchietta dell’oscurantismo potrebbe compiere un errore di valutazione. In soldoni, chi pensa sia un “bocia” di Verona tutto bigoli e lesso con la pearà potrebbe restare spiazzato. La frase in cui ha affermato che “l’omologazione è uno strumento dei totalitarismi”, già espressa in passato e ben compresa da pochi, rappresenta da sola un vasto programma.

L’elezione di Ignazio La Russa, il passaggio di testimone con Liliana Segre, un altro passetto verso la pacificazione.
Non ci sono dubbi nell’affermare che “Gnazio” La Russa sia stato un “fascistone”. Viene dalla storia di un partito che non ha partecipato alla stesura della nostra Costituzione su cui comunque La Russa ha più volte giurato. Non si tratta di una novità in assoluto perché Gianfranco Fini, proveniente dalla stessa storia di La Russa, era stato presidente della Camera. Il discorso d’insediamento di La Russa è stato talmente ecumenico e talmente “politicamente corretto” che in alcuni momenti faceva pensare ad una presa in giro degli sciocchi alfieri di questa strambalata ideologia. Ma ci sono stati passaggi significativi, il principale dei quali è stato definire Liliana Segre, che ha presieduto la seduta di giovedì, come “presidente morale” del Senato. Un passo avanti verso quella pacificazione, già avviata, ma mai completata del tutto, dopo una lunga guerra civile che, in maniera sotterranea, è continuata per decenni dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale. La storia ha già espresso il suo giudizio, quelli come La Russa hanno già condannato da tempo, senza se e senza ma, la dittatura fascista. Si può fare un processo alle intenzioni, ma i fatti dicono che la destra parlamentare ha pienamente accettato le regole del gioco democratico e rispettato le istituzioni.

La rivincita della politica rispetto ai “vaffa”.
Sempre giovedì un “vaffa” ha risuonato a Palazzo Madama, questa volta l’ha pronunciato Silvio Berlusconi e non qualche esponente del Movimento 5 Stelle. Questa due giorni, giunta al termine di una campagna elettorale lampo, è sembrata anche la rivincita della politica contro le barbarie dell’insulto e del moralismo amorale che hanno caratterizzato, come contraltare di Berlusconi, gli ultimi trent’anni della nostra vita. La politica sembra aver ripreso il suo primato, anche solo per due giornate, ed ha dimostrato che è una cosa meravigliosa, imponderabile e terribile, come un grande romanzo. Dentro c’è di tutto: parole date, promesse, tradimenti, ricatti sessuali, interessi economici, grandi idee universali, miserie personali, disinteresse totale al denaro e al potere, tornaconti personali… Insomma, siamo al solito “sangue e merda”, ma se ti immergi nel sangue e nella merda devi aggrapparti almeno ad una grande idea per poter galleggiare; altrimenti finirai sommerso da quel sangue e da quella merda infaticabilmente prodotti dalla politica e dalla nostra società.
Tutto è già stato detto e scritto: basterebbe leggere “Le illusioni perdute” e “Splendori e miserie delle cortigiane” – che andrebbero resi obbligatori almeno nei licei -, di Honoré de Balzac per capire come funziona il mondo e come gira la vita, che è un romanzo meraviglioso, imponderabile e terribile.
Adesso toccherà ai nuovi protagonisti impegnarsi perché questo riscatto della politica si dimostri duraturo. A cominciare dal centrosinistra che deve almeno tentare di uscire dal buco nero in cui si è cacciato e che per ora lo condanna all’irrilevanza. Come già scritto in precedenza il centrodestra, di cui fa parte anche Renzi, in questa legislatura sarà maggioranza e opposizione allo stesso tempo.

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