La lettera: cosa insegna la vicenda delle piante destinate a morte nel parco Cervi

La lettera: cosa insegna la vicenda delle piante destinate a morte nel parco Cervi

Ancora una volta è mancato il dialogo con la città e con chi poteva dare un apporto per poter migliorare il progetto. Evitando di "violentare" il verde pubblico. Uno scempio abbattere 131 alberi presenti nei parchi cittadini.

“Non voglio essere abbattuto” e “salvami”. Sono queste le grida che solo chi ha una grande sensibilità e rispetto per la natura, ha saputo udire e materializzare in scritte applicate agli alberi del Parco Cervi. Si tratta proprio di quelle piante ultra decennali che sono destinate ad essere abbattute in nome del PSBO per il passaggio di infrastrutture ad esso relativo. In sintesi uno scempio che non tiene assolutamente conto del valore di quegli alberi specie, come già accennato, di consistente età che la natura ci ha regalato.

E’ una indignazione trasversale che non ha colore politico e non deve essere strumentalizzata in tal senso, ma è solamente animata dal puro buon senso evidentemente perduto in qualcuno. Come al solito vi potevano essere altri modi di realizzare l’opera; non manca per ciò la pletora di tecnici, anche la soluzione può essere più onerosa. Ma quando si tratta di finanziare stupidi progetti rovinosi per i monumenti cittadini non si bada a spese, e neppure se si sfora dal quadro economico finanziario; qui invece non si deve agire altrimenti.

Ed ecco un’altra contraddizione, tra le tante, ai buoni propositi con cui l’attuale compagine amministrativa cittadina si presentò, vincendo, ben due tornate elettorali: guerra al cemento, qualità della vita e traffico.
Poi ci fu spiegato, e tanti si convinsero, che esisteva la differenza tra il cemento buono da quello cattivo, come pure il traffico che poteva essere buono e cattivo, cito ad esempio nell’area dell’ex Fiera. E buono era pure l’asfalto copiosamente impiegato in ogni dove, specie quello rosso, nel centro e non solo, e i caotici parcheggi in zone residenziali già sature di traffico. Si abbatterono i cinquantennali alberi che vegetavano di fronte alla Rocca Malatestiana, facendo di quell’area un assolato luogo indefinito, ed ora tocca agli alberi dei parchi. E con questa vera vocazione che non si può comprendere certi valori.

Solo alcuni comitati e le opposizioni hanno censurato questa operazione ma, come al solito, chi all’interno della maggioranza o di quei partiti che la sostengono, potrebbe dissentire, non lo fa per non incorrere come sempre nell’imbarazzo e nelle conseguenze di una “lesa maestà”.
Ancora una volta è mancato il dialogo con la città e con chi poteva dare un apporto per poter migliorare un progetto. Ma questa è ormai una peculiarità del modo di governare, che ha dato frutti assai scadenti, di chi pensa di essere sempre nel giusto e presentando poi le cose a fatto compiuto, per paura di fattivi contributi che vengono bollati come “solite critiche”.

Salvatore De Vita

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