La lettera: “In mezzo al guado l’esperimento di Patto Civico”

La lettera: “In mezzo al guado l’esperimento di Patto Civico”

"Ora ci resta una amministrazione locale completamente al di fuori del contesto politico generale. Qualcuno dovrebbe riflettere su quanto accaduto e sul perché".

A giudicare da come si sono palesati i risultati elettorali nella nostra città, viene da riflettere sul fatto che qualcuno ci ha raccontato una Rimini che non c’è. Perché se ciò non fosse, la città avrebbe senz’altro premiato i propri “numi tutelari” nelle persone di Arlotti e Pizzolante. Invece si è rivelato proprio il contrario perché, nonostante costoro abbiano recitato le continue litanie a proposito delle asserite mirabolanti azioni compiute per il bene collettivo, con larga pratica di auto incensazione, evidentemente ciò non è stato.
Non sono neppure bastate le passerelle di ministri, ora scomparsi dai radar, che promettevano patti per la sicurezza o borse di denaro per musei felliniani, a incantare il popolo né, quantomeno, le comparsate sindacali con gran dispendio di immagine. E neppure qualche tardivo pannicello caldo messo sopra il tema della sicurezza, o l’evocazione di un antifascismo alla bisogna. Una strategia perdente, messa in atto da quelle che erano le punte di diamante locali del PD; dico erano.
Ora ci resta una amministrazione locale completamente al di fuori del contesto politico generale, con referenti nazionali di diverso colore politico, con tutte le conseguenze che ciò comporta. Sorta da un esperimento politico nostrano che nell’idea del suo inventore – Pizzolante – si sarebbe dovuta mettere in pratica anche a Roma: “A Rimini fatto quello che mi piacerebbe vedere messo in pratica a Roma, ovvero il superamento delle vecchie sigle di centro e di tutti i pezzetti sparsi dei reduci dei vecchi partiti per dare vita a una nuova formazione che sia alleata, ma autonoma, del Pd riformista e renziano” (Formiche 14/06/2016). E che invece naufragò già a Riccione, rimanendo – purtroppo per noi – unico esempio nella nostra città. Un sogno infranto, per alcuni, un incubo per altri che, grazie a questo patto, hanno visto aggrediti alcuni dei più bei monumenti cittadini e trasformato la città in un “simil” parco divertimenti.
Ora, data la situazione, qualcuno dovrebbe riflettere su quanto accaduto e sul perché, magari tirando le somme uscendo dignitosamente da questo fallimento. Ma dubito che ciò possa avvenire perché ormai siamo stati abituati, specie in politica, che in casi come questi la colpa dell’accaduto è sempre di qualcos’altro, magari del populismo, o dell’ingratitudine.

Salvatore De Vita

Immagine: E’ arrivato il redde rationem per Titta Renzi, per Andrea Gnassi e per il suo alleato civico.

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