Rimini manda a Roma quattro parlamentari, la Romagna undici: chi entra e chi no

Rimini manda a Roma quattro parlamentari, la Romagna undici: chi entra e chi no

Lega Nord: "Gnassi si dimetta, la sua amministrazione è figlia di una maggioranza che non esiste più"

Barboni, Raffaelli, Sarti e Croatti. Tre preparano sicuramente le valigie, per una domina ancora l'incertezza. Sono i riminesi premiati dal vento del radicale cambiamento che ha soffiato sull'Italia. La rappresentanza romagnola vede 4 esponenti del centrodestra, compreso Jacopo Morrone, 3 del centrosinistra e altrettanti del movimento 5 stelle, più Vasco Errani per LeU.

Non si conosce ancora il suo destino, perché il nome della parlamentare uscente del movimento 5 stelle è fra quelli finiti nell’elenco dei mancati rimborsi al fondo del microcredito (con tutto quello che ne è seguito e lei aveva annunciato di essersi autosospesa) ma per Giulia Sarti le porte della Camera dei deputati si sono comunque aperte (così come per il secondo in lista nel collegio uninominale Emilia Romagna 01, Carlo Ugo De Girolamo). L’altro pentastellato che inizia l’avvenuta al Senato è Marco Croatti, mentre il centrodestra piazza al Senato Antonio Barboni e alla Camera Elena Raffaelli. Sono i quattro riminesi portati sugli scranni più alti della politica istituzionale dal vento del radicale cambiamento che ha soffiato sull’Italia e che ha congelato diversi papaveri del centrosinistra, come i due nomi eccellenti di Rimini, Tiziano Arlotti e Sergio Pizzolante.

La Romagna esprime undici parlamentari. Per il centrodestra, oltre a Barboni e Raffaelli ci sono i forlivesi Jacopo Morrone (Lega) e Simona Vietina (Forza Italia). All’area del ravennate appartengono Alberto Pagani e Stefano Collina (Pd), e anche se ha perso il confronto con Casini, ce l’ha fatta pure Vasco Errani (LeU). C’è poi un altro forlivese, il Pd
Marco di Maio. Quindi quattro in quota centrodestra, tre centrosinistra e altrettanti 5 Stelle, e uno per il partito di Pietro Grasso.

Fra tutti quelli che non ce l’hanno fatta ci sono il sindaco di Montefiore Vallì Cipriani, il segretario provinciale della Lega Nord Bruno Galli, per Fratelli d’Italia Ylenja Lucaselli e Gioenzo Renzi (che correva in seconda posizione), Eugenia Roccella e Mauro Ioli di “Noi con l’Italia”, e poi la squadra di Civica Popolare capitanata da Mario Erbetta e formata da Francesca Ugolini, Gianfranco Spadoni, Daniela De Leonardis. Delusione anche per Giuseppe Chicchi e Giovanna Ubalducci. A casa Giorgia Bellucci e Maurizio Nanni, della lista Insieme Francesco Bragagni e un ex assessore di Santarcangelo (Monica Ricci). Carla Franchini per i 5 Stelle, Luigi Amicone per Forza Italia, e nulla di fatto anche per la squadra del Popolo della Famiglia: il capolista al Senato Sergio De Vita, poi Sergio Aurelio Perrini, per la Camera il riccionese Dino Gianpietro Angeli e Massimiliano Crivellari di Santarcangelo. Stop pure per gli uomini di Forza Nuova (Italia agli italiani): Mirco Ottaviani e Roberto Lo Giudice. Corsa già terminata anche per Potere al popolo: Maria Silvia Riccio di Cattolica, il riminese Marco Calligari e Lucilla Ketty Ronchi di Misano.

Sconfitta cocente nella sua Ferrara per il l’ex ministro Dario Franceschini, che a Rimini ha sostenuto e foraggiato i progetti “culturali” della giunta Gnassi. Sarà di nuovo in parlamento ma solo grazie al proporzionale. Lo stesso meccanismo per il quale, nonostante la sonora sconfitta subita nel confronto diretto al maggioritario, ha assicurato un posto a Pier Luigi Bersani, Laura Boldrini, Lucia Annibali, Pietro Grasso, Gianluigi Paragone, Marco Minniti, Andrea Orlando (a salvarlo è stata l’Emilia) e molti altri. Tutti con un paracadute. Premiati anche Galeazzo Bignami di Forza Italia e Giuditta Pini del Pd. Entrano pure tre senatori emiliani del centrodestra: Anna Maria Bernini con Forza Italia, Maurizio Campari e Lucia Bergonzoni per la Lega, e i Pd Daniele Manca e Teresa Bellanova.

L’esultanza della Lega, 15 Comuni al centro destra: “Pd messo in ginocchio dalla ‘furia verde’”. “Una vittoria a traino Lega”. E’ il commento al voto di Bruno Galli, segretario provinciale del Carroccio, e Oscar Fabbri, segretario del capoluogo. “Siamo il primo partito, in termini di voti, della coalizione di centro destra con percentuali che oscillano tra il 20 e il 27%. Un risultato senza precedenti frutto dell’instancabile lavoro dei nostri eletti, dei tantissimi militanti e sostenitori che hanno dato il massimo in tutti questi mesi di campagna elettorale e non solo. Senza il loro preziosissimo contributo, oggi non saremmo qui a rivendicare una vittoria che non ha eguali e che ribalta la geografica politica della nostra provincia. Oggi  a Rimini, come in molti altri comuni del territorio, dopo il flop della coalizione di centro sinistra, le Giunte Pd non rappresentano più nessuno, se non se stesse.” Ed è proprio il segretario di sezione Oscar Fabbri a lanciare un’ultima stoccata al sindaco Andrea Gnassi: “Si dimetta. La sua Amministrazione è figlia di una maggioranza che non esiste più. I cittadini gli hanno voltato le spalle e lui deve prenderne atto.” La Lega, a Rimini, agguanta uno storico 18,91 %, segnando un + 6% rispetto al 12,37% delle elezioni amministrative del 2016. “Abbiamo letteralmente raddoppiato i voti in meno di due anni”, conclude Fabbri il cui grazie va in particolare “ai nostri cinque consiglieri comunali, alla loro serrata attività ispettiva, ai nostri militanti che non hanno mai disertato un banchetto o un gazebo e a tutti coloro che hanno creduto in questi anni alla forza del cambiamento. Il tempo, e la loro dedizione, ci hanno dato ragione”.

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