A dispetto del nome, gola dell’Infernaccio, c'è una presenza ormai familiare in questo luogo. Tanto che quando è venuta a mancare, qualcuno ha sentito l'esigenza di ricollocarla. Ci hanno pensato due amici, entrambi appassionati escursionisti, uno anche artista. E domenica la cerimonia. Molo suggestiva.
Val d’Abisso, Gola dell’Infernaccio, Balza Forata: sono i nomi di luoghi di una rara bellezza naturale, selvaggia, davvero sorprendente, del versante nord del Monte Nerone, almeno per chi scrive, che da bambino arrivava comodamente in vetta insieme a suo padre in automobile, una ‘Bianchina’ familiare.
Il Nerone, che anticamente veniva chiamato anche Monte Tremendo e che deve il suo nome sia alle leggende e alla storia romana, sia al fatto che la sommità è spesso coperta da nuvoloni scuri, fa parte della catena montuosa appenninica umbro-marchigiana, situato nei comuni di Apecchio, Piobbico, Cagli in provincia di Pesaro Urbino. Un po’ più a nord del Monte Catria.
La Gola dell’Infernaccio inizia da 1300 metri di quota e scende diventando la Val d’Abisso sino ai lembi del territorio dell’abitato di Piobbico: una forra originata da fenomeni erosivi e da un antico sistema di grotte carsiche, nelle cui viscere e in superficie scorre un torrente che fornisce acqua le cui qualità vengono sfruttate per la produzione della birra o di altre bevande, solo a titolo di esempio la ‘riminese’ Amarcord, la Galvanina e la birra Collesi.
Partendo dal santuario di Santa Maria in Val d’Abisso, una cinquantina di persone domenica 17 settembre sono risalite lungo un sentiero impervio sui versanti della gola fino alla Balza Forata, spettacolare arco di roccia che fa da cornice a un quadro naturalistico da cui si vede l’orizzonte, la Carpegna, San Marino, San Leo, fino al mare.
In una nicchia di questo arco c’era la statua della Madonna, cara agli abitanti del luogo e agli escursionisti e che ricorda un evento legato alla fede e alla tradizione: l’immagine di Maria che, volando sopra il Nerone, per superare questa barriera rocciosa, si dice l’abbia perforata facendone scaturire una piccola polla d’acqua. Poi l’immagine andò a collocarsi nel santuario di Santa Maria in Val d’Abisso che sorge 600 metri più in basso e dove si trova ancora oggi. Ebbene questa statua, nell’inverno scorso, è stata divelta e vandalizzata da qualcuno con chissà quale problema mentale o psicologico. Il riminese Massimo De Paoli, iscritto al CAI, che di lavoro fa il consulente della sicurezza per le aziende, ma nel tempo libero è un provetto alpinista (nel 2014 insieme a due amici sammarinesi ha organizzato uno spedizione sulle Ande peruviane e sta covando l’idea di organizzare per l’estate prossima una spedizione sempre sulle Ande, questa volta in Bolivia), frequenta il versante nord del Monte Nerone con amici in tutte le stagioni per allenarsi. Per la verità, i suoi ‘campi’ di esercitazione sono tutte le Alpi, in particolare le Dolomiti ma più vicino a casa anche San Leo e San Marino. E’ stato proprio Massimo De Paoli (Depa come lo chiamano gli amici), insieme a Davide Morini (anche lui appassionato escursionista di montagna, iscritto al CAI, oltre che artista) ad accorgersi della sparizione della statua della Madonna, al cui cospetto si fermavano a conclusione degli allenamenti per recitare un’Ave Maria.
Massimo, quando te ne sei accorto?
“In primavera. Proprio in questa gola termina una parete rocciosa sulla quale ci sono tre vie d’arrampicata molto belle. Spesso vengo qui insieme ai miei amici; tra questi Davide Morini, lo zio di quest’ultimo, Michele Ceccarelli, e anche un prete artista e alpinista americano, don Jonah Lynch, della fraternità sacerdotale della San Carlo entrato in seminario dopo essersi laureato in fisica e ora parroco a Gabicce. E appunto a conclusione degli allenamenti, tra marzo e aprile, mi sono accorto che la statua non c’era più. Nel bar di sotto, ritrovo degli escursionisti, ho chiesto informazioni ma nessuno sapeva nulla, anzi erano increduli”.
E cosa hai fatto?
“Eravamo di nuovo da queste parti in giugno e in macchina con me c’era anche Davide Morini. Ero davvero arrabbiato tanto da sbottare: “Ma io questa statua la vado a comprare e la rimetto al suo posto!” Davide mi ha subito risposto: “Macché comprare! La faccio io”. Sono rimasto davvero sorpreso; non sapevo infatti che sapesse anche scolpire”.
In verità questa è stata la prima ‘vera’ opera di Davide Morini la cui passione per la scultura risale a qualche anno fa quando accompagnò la madre, Paola Ceccarelli, ad uno stage dalla scultrice di Treviso Elena Ortica, autrice della statua in pietra bianca di Lecce e bronzo situata sul piazzale della chiesa della Riconciliazione a Rimini e che raffigura san Giovanni Paolo II.
La statua della Madonna benedetta e ricollocata nella Balza Forata, Davide Morini l’ha scolpita sulla roccia ispirandosi ad una Madonna col Bambino di Giovanni Pisano (maestro medievale), dove madre e figlio, tenuto in braccio, si guardano a vicenda, anziché volgersi di fronte, verso l’eventuale visitatore. Beh, sarà anche la prima opera ma il ‘ragazzo’ promette bene.
Torniamo a Depa, per chiedere: tutte queste persone che si sono ritrovate domenica te le aspettavi?
“Sinceramente no. Inizialmente infatti avevo invitato alcuni stretti amici di un gruppetto col quale mi vedo periodicamente. Credo che tu in parte ne conosca qualcuno ma di questi domenica non c’era nessuno. Così ho allargato l’invito. Quelli del CAI mi hanno anche ‘tirato le orecchie’ perché avrebbero voluto fare un’uscita da mettere ufficialmente nel loro calendario. Comunque nonostante questo c’erano, tra adulti e anche bambini (e assicuro: non è un percorso semplicissimo!), una cinquantina di persone”.
E tra questi anche don Jonah Lynch, un prete americano dai capelli rossi (che ‘tradiscono’ le origini irlandesi della famiglia) ordinato nel 2006, che sembra non fare troppa fatica a tenere il tuo passo da alpinista, non è così?
“Sì, me lo ha presentato un’amica due anni fa nelle Marche. Lì ho scoperto che anche lui era appassionato di arrampicate. In verità sono tante le sue passioni: tra queste anche l’arte: nella sua chiesa di Gabicce dove è stato inviato come aiuto parroco dal gennaio scorso (Santa Maria Annunziata sul Tavollo, non proprio un granché da punta di vista artistico con quelle immense pareti di cemento, ndr.) ha coinvolto alcuni amici pittori per affrescare la cappella feriale. Al centro c’è Gesù risorto, con Maria e i santi cari al sacerdote. E ora quella chiesa è molto meno ‘fredda’ di prima”.
Domenica don Jonah ha benedetto la statua (alta 55 centimetri per 20 chili di peso) e ha celebrato messa in una chiesa molto singolare e su un altare composto da un cumulo di zaini.
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