La maggioranza va in crisi su Lepida: Patto civico (diviso) stacca la connessione dal Pd

La maggioranza va in crisi su Lepida: Patto civico (diviso) stacca la connessione dal Pd

Si è sfiorata una clamorosa rottura nel consiglio comunale di ieri. Quella che appariva come una innocua delibera da approvare per ordine di partito, relativa a Lepida, la società in house della Regione Emilia Romagna per lo sviluppo telematico, si è trasformata in una brutta buccia di banana. Cronaca di una seduta movimentata e di una gestione un po' creativa del massimo organo istituzionale di palazzo Garampi.

Patto civico ieri sera in consiglio comunale ha lapidato, anzi Lepidato, il gruppo di maggioranza di cui fa parte. Ed è andato vicino a metterlo in buca. Tanto che è stato necessario un diversivo escogitato sul momento dal Pd, per recuperare in corner. Ma si è anche messo in buca da se stesso, come vedremo. Più in generale, è accaduto un pasticcio, destinato ad abbattersi pesantemente anche sulla presidente del consiglio comunale Sara Donati.

Cosa è successo? Si discuteva di Lepida, la società in house della Regione Emilia Romagna per lo sviluppo telematico. In particolare, il consiglio comunale era chiamato ad approvare alcune modifiche allo statuto di Lepida e una convenzione per il “controllo analogo” da parte dei soci sulla società stessa. In pratica, in base alla normativa europea, i soci pubblici devono esercitare sulla società un controllo analogo a quello esercitato sui propri servizi. Chi sono i soci di Lepida? Ben 438 pubbliche amministrazioni in ambito regionale: Province, Comuni, Asl e Asp. Lepida, di cui è presidente un volto noto del Pd, l’ex assessore della giunta Errani, Alfredo Peri, offre servizi di connettività telematica fra le varie pubbliche amministrazioni socie, ma anche ai cittadini: connettività wi-fi e prenotazione delle prestazioni sanitarie. I soci però sono tanti ma non contano nulla. Comanda la Regione col 99,3010 delle quote. Gli altri lo 0,0 qualcosa, oppure lo 0,00 qualcos’altro. Il Comune di Rimini rientra in questa seconda schiera con lo 0,0015 (1.000 euro). Connettiti tu che a me mi viene da ridere. Le modifiche approvate alla fine renderanno anche più complicata la gestione di Lepida perché d’ora in poi le decisioni potranno essere assunte dal cda solo se preventivamente autorizzate dall’assemblea dei soci, che a sua volta dovrà ottenere il via libera dal comitato di indirizzo formato da 31 soci. Ma a parte questo marchingegno infernale, la notizia è che Lepida è stata messa nel mirino di Patto civico. O forse l’ha utilizzata per tentare un colpo.

Fuori tutti: questi i presenti sui banchi della maggioranza nel momento in cui Muratori ha fatto il suo intervento annunciando il voto contrario

Ha preso la parola Mirco Muratori, che dei pattisti per Gnassi è il presidente. Sornione, incespicando un po’ nei pensieri e nelle parole, ha però subito lasciato intendere di volersi scollegare dalla rete di Lepida. “Avevamo sinceramente qualche perplessità da diversi mesi su Lepida… alcuni servizi che fornisce per noi non sono di buon livello…, qualcuno l’ha chiamato carrozzone…, questo sistema piramidale non ci è molto chiaro… non vedo come il Comune di Rimini possa avere un peso”. Frasi così, senza una connessione proprio perfetta. Poi due rigori dritti in rete: “cosa fa precisamente Lepida per il comune di Rimini?”, domanda che in effetti qualcuno si pone. E anche: “una società che ha un capitale di quasi 70 milioni dovrebbe far viaggiare il wi-fi alla velocità della luce. In realtà riteniamo che i servizi non siano adeguati“.
Gran finale: Muratori chiede che sia convocata una commissione “per valutare sia l’operato di Lepida e sia i costi che deve affrontare il Comune di Rimini per avere i servizi che questa società fornisce”, e senza tanti complimenti conclude: “noi questa sera voteremo contro”. Attaccatevi al router.

Panico in sala sulla tribuna della maggioranza. Occhi sbarrati sulla tribuna della minoranza. Gli uomini e le donne del Pd fuggono a gambe levate. Restano quattro o cinque consiglieri fra piddini e pattisti. La presidente del consiglio comunale si guarda a destra e a manca, forse fa una botta di conti, e al microfono dice: “consigliere Zamagni le chiedo di venirmi a sostituire alla presidenza, ho bisogno di essere sostituita… perché ho bisogno di uscire… ho bisogno di assentarmi… dopo 3 ore di consiglio anche io ho bisogno di assentarmi”. Abbiamo capito, deve assentarsi. Gennaro Mauro chiede la sospensione del consiglio comunale ma la presidente risponde che no, non si può, perché “siamo in fase di votazione”. Quindi Sara Donati esce.

Arriva il fido Zamagni, che si siede al posto della presidente. Ma è come assistere alle comiche mute. Parlotta col segretario comunale, non fa nulla. Di fatto il consiglio comunale è sospeso, in stand-by. Trascorrono circa 3 minuti e rientra la presidente: “riprendiamo, siamo in fase di votazione”. Il tempo si è fermato. Inspiegabilmente. O forse no. “Se si fosse votato senza interruzione la maggioranza sarebbe stata battuta”, spiega subito Mario Erbetta di Rinascita civica. Ma è tutta la maggioranza a caricare. Marzio Pecci scalpita e sbraita e la presidente Donati lo richiama più volte all’ordine. Ormai la frittata è fatta.
La votazione con la pausa strategica dà il risultato di 14 favorevoli, 1 astenuto e 12 contrari. Per un soffio la maggioranza evita di inciampare rovinosamente in Lepida. Muratori tira il sasso ma alla fine si astiene e lascia il collega Frisoni a votare contro, mentre Zamagni e De Leonardis votano a favore. La caduta c’è comunque stata e altre abrasioni verranno fuori a stretto giro. Ma per ora basta un cerottone.

Davvero a Patto civico è andata di traverso qualche fibra ottica oppure sotto alla banda larga bollono altri malumori? “Ho il sospetto che ci sia stato qualche favore non reso”, insinua Luigi Camporesi di Obiettivo civico al momento della dichiarazione di voto (contraria), “quelle che abbiamo ascoltato da Muratori non sono le vere ragioni alla base del voto contrario di Patto civico”.
Ragioni vere o presunte, di certo la fuga del Pd è stata per la vittoria. Juri Magrini ad un certo punto si è avvicinato alla presidente del consiglio comunale, nel momento in cui già si intuiva aria di tempesta, e ha detto: “se non ci sono i numeri noi ce ne andiamo”. Peccato che il microfono della presidente fosse rimasto acceso. Lepidatelo! E la domanda alla quale oggi bisognerà rispondere è la seguente: perché nella maggioranza si è spento il wi-fi ed è caduta la connessione?

E’ facile prevedere reazioni anche nei confronti della presidente del consiglio comunale. Erbetta ha già aperto il fuoco: “La presidente Donati dopo avere chiamato la votazione, obbedendo agli ordini del partito chiede di essere sostituita da Zamagni facendo venire meno il numero legale. Un atto fazioso e grave che un presidente che deve essere istituzionalmente super partes non doveva compiere. Chiederemo un consiglio comunale tematico per sfiduciare la presidente“. Lepidate pure lei!

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