Sandra Sabattini presto beata e per don Benzi a novembre si chiude il processo diocesano

Sandra Sabattini presto beata e per don Benzi a novembre si chiude il processo diocesano

Entro giugno si attende la comunicazione ufficiale della beatificazione di Sandra Sabattini, che dovrebbe avvenire a Rimini il prossimo anno. E dopo cinque anni dall'apertura del processo diocesano per la gloria degli altari di don Oreste Benzi, in autunno si chiuderà il primo importante traguardo con l'invio di tutta la documentazione alla Congregazione per le cause dei santi.

A quanto pare Sandra Sabattini e don Oreste Benzi non si perdono di vista nemmeno nell’aldilà. Anzi, si potrebbe dire che continuino quel cammino condiviso che hanno cominciato nella Comunità Papa Giovanni XXIII. Cosa succede infatti?

Per Sandra Sabattini c’era già il decreto che ha riconosciuto le virtù eroiche. Perse la vita a seguito di un tragico incidente il 2 maggio 1984, all’età di soli 23 anni. Venerabile, insomma, lo è già. Il miracolo che la porterà alla beatificazione è quello della guarigione di Stefano Vitali, ex presidente della Provincia di Rimini, secondo la Chiesa avvenuta per intercessione della creatura spirituale di don Benzi. I tempi della Chiesa sono lunghi e solo così si spiega perché la causa di canonizzazione si sia aperta a Rimini nel 2006 (quando vescovo era Mariano De Nicolò) e il percorso arrivi a conclusione, a quanto pare, nel 2020. Perché da quello che trapela dalle stanze vaticane, entro giugno dovrebbe uscire la notizia tanto attesa: la comunicazione ufficiale della beatificazione di Sandra Sabattini. Ma la cerimonia dovrebbe tenersi l’anno prossimo a Rimini, alla presenza del card. Becciu, prefetto della Congregazione delle cause dei santi. Non è difficile immaginare che sarà un momento speciale per tutta la Chiesa di Rimini, e in particolare per la Papa Giovanni XXIII. La Diocesi ha già affidato all’artista Paola Ceccarelli il compito di realizzare il monumento funebre di Sandra Sabattini.

Il sacerdote che ha trasformato la vita di tanti, soprattutto gli “scarti” del mondo, senza mai fare della povertà una bandierina ideologica, è invece improvvisamente mancato il 2 novembre 2007, all’età di 82 anni. Per Don Benzi si alzò immediatamente una richiesta dal popolo: “santo subito”. Nel 2012 fu Giovanni Ramonda, che ha raccolto il testimone di don Oreste alla guida della Comunità ormai ramificata in tutto il mondo, a formalizzare la richiesta di avvio della causa di canonizzazione. Nove cardinali, 52 vescovi (italiani e stranieri), diversi movimenti ecclesiali, hanno “spinto” affinché venisse certificata la santità del sacerdote riminese. Nel 2014 il via libera, in forma di nulla osta, della Congregazione delle cause dei santi e della Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna. Nello stesso anno, l’8 aprile, il vescovo di Rimini ha reso pubblico il Decreto di avvio della causa di beatificazione, che si è aperta a settembre. Quasi cinque anni fa. Circa 140 testimoni hanno raccontato davanti al giudice delegato don Giuseppe Tognacci e agli altri componenti del tribunale, la vita del “Servo di Dio” don Oreste Benzi. Qual è la novità? Agli inizi del prossimo novembre il processo diocesano dovrebbe chiudersi con l’invio di tutto il plico in Vaticano, ma poi trascorrerà ancora non poco tempo prima che venga posto il sigillo di venerabile. Anche per lui si è già parlato e scritto di miracoli. Come quello della bimba nata sana dopo che i medici le avevano pronosticato poche ore di vita perché alla diciannovesima settimana di gravidanza la madre aveva subito la rottura del sacco amniotico. Il riconoscimento del miracolo sarà la conditio sine qua non perché possa essere proclamato beato.

Fra i tanti chiamati a testimoniare per la gloria degli altari di don Oreste, ci fu anche il cardinale Elio Sgreccia, originario delle Marche, morto una settimana fa. E’ stato a capo della Pontificia accademia per la vita, docente di bioetica, tema sul quale è stato unanimemente riconosciuto come un’autorità di caratura internazionale. Nella sua autobiografia, pubblicata di recente, col titolo “Contro vento” (Effatà editore), Sgreccia dedica numerose pagine all’incontro con don Benzi e alle Case famiglia. “L’amicizia incominciò nei tempi in cui don Oreste era sacerdote e direttore spirituale nel seminario di Rimini e io ero vicerettore prima e poi rettore del seminario regionale di Fano”, si legge nel capitolo 16. “La proposta di Casa famiglia prese corpo e si diffuse ben presto nella diocesi di Rimini e, piano piano, in Italia e all’estero, fondata sul principio pedagogico cristiano cattolico secondo il quale ogni bambino ha diritto ad avere l’affetto e l’educazione di un padre e di una madre; i bambini che ne sono privi (figli di carcerate, orfani o handicappati gravi che la famiglia non può gestire, neonati abbandonati all’ospedale…) devono poter contare sulla generosità degli sposi cristiani che aprono la loro famiglia”. Sgreccia offrì a don Oreste, a Nidastore di Arcevia, un edificio antico per impiantarvi la Casa famiglia. “Avevo seguito l’itinerario apostolico di don Oreste da lontano, mentre ero impegnato a dare vita all’insegnamento e all’Istituto di Bioetica presso l’Università Cattolica: in questa mia nuova veste, venivo contattato talora da don Benzi, sensibilissimo alle questioni della tutela della vita, perché quando era invitato per interviste, anche in televisione, dovendo prendere posizioni pubbliche, amava prima consultarsi su questioni scientifiche o sulle leggi in vigore”.

La difesa della vita a partire dal suo concepimento è stata una delle grandi battaglie di don Oreste. La preghiera davanti all’ospedale Infermi di Rimini (che continua ancora) nei giorni in cui all’interno si praticano gli aborti, all’inizio provocò pesanti reazioni, ma Benzi non si è mai preoccupato delle conseguenze della sua testimonianza e nemmeno di essere divisivo perché è sempre stato mosso da alcuni punti fermi irrinunciabili: la sequela della verità, l’obbedienza al magistero immutabile della Chiesa, la vita sempre e comunque dono di Dio. Parlò di strage degli innocenti e disse: “Questi bimbi così piccoli sono condannati a morte da una società sorda al grido di chi non può difendersi, che non investe risorse sulla persona e sulla famiglia, ma che invita alla soppressione di chi pone un problema”.

Nella fotografia: don Oreste Benzi e, sulla destra, Sandra Sabattini in occasione della festa del lavoro il 1 maggio 1980. L’immagine è tratta dal sito della Comunità Papa Giovanni XXIII

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