La “naturale” candidatura di Gnassi, il bizzoso cavallo di razza

La “naturale” candidatura di Gnassi, il bizzoso cavallo di razza

L’ex sindaco, che puntava alla Fiera, si è trovato “libero” nel momento giusto. Già dai primi giorni della campagna elettorale emergono contraddizioni: dalla Romagna alla politica energetica.

La candidatura dell’ex sindaco Andrea Gnassi nelle liste del Pd è la naturale conseguenza di un carriera di buon livello che dovrebbe portare a Roma il politico e amministratore riminese che più si è distinto in questi anni.
Già giovanissimo consigliere regionale, poi assessore provinciale, sedicente inventore della Notte Rosa (su questo punto le polemiche, con puntigliose ricostruzioni su come andò veramente, si rincorrono nel tempo) quindi sindaco per dieci anni.
Un decennio su cui i giudizi si dividono: gli adoratori di Gnassi parlano di un autentico “rinascimento” della città. I suoi oppositori, tra cui molti rappresentanti di un mondo culturale di spessore e trasversale alle opinioni politiche, denunciano un autentico disastro, che porterà all’affossamento definitivo di Rimini, già deturpata da lunghi decenni di nefaste politiche ambientali, urbanistiche, economiche e sociali.
Personalmente ritengo che entrambe queste visioni radicali contengano pezzi di verità. C’è stato del buono e ci sono stati dei disastri.
Il tempo ci dirà se le opere del decennio gnassiano rappresentano un valore aggiunto o se siano state solo “propaganda e distintivo”. Vale per la riqualificazione del centro, come per il piano fogne, il lungomare, la viabilità e le politiche sul turismo e l’economia.
Di certo Gnassi è stata una figura dotata di carisma, di capacità di empatia verso la maggioranza dei suoi concittadini, con idee decise su cui ci si è divisi.
Il decennio gnassiano ha potuto beneficiare dell’unica novità positiva che ha espresso Rimini negli ultimi vent’anni: la crescita della Fiera che, al netto dei due anni di Covid, ha rappresentato l’autentico volano della città. Non a caso il presidente Lorenzo Cagnoni è l’unico vero personaggio politico-amministrativo — escludendo alcuni imprenditori e intellettuali di altissimo livello — di caratura nazionale e, sempre più ultimamente, internazionale.
Naturalmente questi giudizi riguardano la “ciccia”, cioè le cose materiali che “contano”, dove girano i soldi e si prendono sul serio le decisioni, il resto è “fuffa”, piccolo cabotaggio, furberie e celebrità che durano meno dei 15 minuti warholiani d’ordinanza.
E non è un mistero che Gnassi puntasse proprio a succedere a Cagnoni a capo della Fiera che avrebbe dovuto vedere unite Rimini e Bologna (processo ancora in corso tra alti e bassi). Ma Bologna non si fidava dei limiti caratteriali dell’ex sindaco (altro tema di lunghe discussioni nei ritrovi cittadini) e ha posto il veto. Così Gnassi, dopo un periodo iniziale di smarrimento e poi di lodevole attivismo nel campo della ristorazione e dell’intrattenimento, si è ritrovato “libero” in un momento importante della vita politica del Paese e per il Pd scegliere lui come rappresentante è stata una decisione naturale.
La sua elezione – essendo il suo nome presente nell’uninominale e nel proporzionale – viene data come scontata. Dovrebbe essere così, ma le sorprese, come ha mostrato chiaramente il 2018, sono sempre dietro l’angolo.
In questa candidatura emergono però già due contraddizioni che solo Gnassi potrà risolvere.
La prima riguarda la Romagna. Da tempo nel dibattito politico e culturale si discute della necessità di avere una Romagna unita, quella che è stata definita una Città Romagna. Solo in questo modo il nostro territorio, formato da medie e piccole realtà divise, raggiungerebbe la dimensione necessaria per essere autentico protagonista a livello nazionale ed europeo in tutti i campi.
Bene, Gnassi a parole è un sostenitore della Romagna, ma nel suo intimo è un riminese al 100%, con tutti i pregi e i difetti che questo comporta. La sua visione della Romagna era: ok uniamoci, ma comando io. Adesso, se sarà eletto, dovrà diventare più “recettivo” verso gli altri territori e capire che questo percorso virtuoso non prevede ego troppo gonfi.
L’altra contraddizione è quella relativa alle politiche energetiche. Quando si cominciò a parlare di un parco eolico a Rimini Gnassi s’inalberò e si pose in prima fila nel dire no. “E’ un ecomostro”, “uno sfregio”, “dovranno passare sul mio corpo per farlo” e via esternando.
Adesso Gnassi è il personaggio di rilievo di una campagna elettorale che, nel suo partito e in altri, ha come obiettivo la distruzione dei “Signor No”, quelli che si sono opposti a tutte quelle opere di cui l’Italia ha bisogno.
Bene, per chi se lo fosse dimenticato, fino a pochi mesi fa Gnassi era uno di questi “Signor No”. Adesso ha già effettuato una decisa virata parlando di un “hub energetico” per la Romagna, naturalmente si riferisce a quello di Ravenna. Traduzione del Gnassi pensiero: avanti con tutto quello che serve, ma da un’altra parte. Ma se tutti facessero così non si andrebbe molto lontano…
Ma va bene, ci saranno altre virate e Gnassi sarà uno dei rappresentanti del territorio, sicuramente quello più osservato e chiamato.
Infine: sondaggi e previsioni – per quel che contano – ci dicono che Gnassi dovrebbe essere un parlamentare dell’opposizione e questo un po’ tranquillizza quelli che pensano che Gnassi sia un cavallo di razza, ma che come tutti i cavalli di razza sia un po’ bizzoso.

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