La Notte Rosa dei disastri. 130mila euro per cantare all’“evento più caldo dell’estate”

La Notte Rosa dei disastri. 130mila euro per cantare all’“evento più caldo dell’estate”

Ecco quanto son costati i Litfiba e i fuochi d’artificio ai riminesi. Determine alla mano, il ‘capodanno’ estivo non tira più. Con un appello: basta aggettivi promozionali nei documenti pubblici.

Usano gli atti pubblici come depliant turistici
Leggere le Determinazioni comunali del Comune di Rimini – cioè, i documenti che decretano come vengono spesi i soldi dei riminesi – è un vero sballo. Da quando viviamo nell’Era Gnassing le Determinazioni non sono degli atti pubblici, bensì delle veline promozionali. Pigliamo la Determinazione n. 1463, prima di prendercela come sempre nel didietro. Si dice – lo dicono loro, gli amministratori, senza farlo decidere a voi, gli elettori, quelli che gli pagano lo stipendio – che la Notte Rosa “rappresenta un brand molto importante e riconoscibile”, che “non ci sono altri esempi di eventi così estesi, partecipati e rappresentativi del territorio”, e che il concerto in piazza Fellini è “una delle attrattive più importanti e suggestive della festa”. Tenetevi forte, però, perché c’è un capoverso che mi capovolge dal ridere, pare un depliant alberghiero più che una determina di spesa: “le precedenti edizioni della Notte Rosa si sono rivelate un vero e proprio fenomeno di comunicazione con migliaia di turisti richiamati in Riviera per assistere all’evento più caldo dell’estate”. Vi prego di soffermarvi su evento più caldo dell’estate, che in questi tempi di siccità, per altro, è una battuta fuori luogo. Ecco, prima di ogni altra cosa pretendiamo un minimo di bon ton estetico: cari Gnassi Boys, basta farvi la sviolinata su quanto siete bravi tramite un documento pubblico, vi prego, i giudizi e gli aggettivi relativi lasciateli ai cittadini, ai giornalisti, ai turisti.

…e siamo già a oltre 173mila euro
Veniamo al punto, però, dolente. Una piazza piena non fa la Notte Rosa e, francamente, nonostante la stampa amica e qualche servizio sui tiggì, la scorsa Notte Rosa è stato un disastro. La Notte Rosa non ha più una identità – non basta qualche bandierina rosa smunto che svolazza negli alberghi o negli esercizi commerciali, vecchia di dieci anni, per fare un brand – è una balera di tante cose, il mercante in fiera delle ovvietà. Perché, sia chiaro, non ci vuole un Machiavelli a capire che basta mettere i Litfiba o Vasco o la Pausini o chi ti pare per riempire una piazza. Questo non è machiavellismo turistico, è spendere i soldi dei riminesi per farti ganzo con le star. I Litfiba, in effetti, non è che vengono gratis, vecchi di 37 anni di storia. 130.662 euro. Ecco quanto il Comune, tramite la Determinazione n. 1463, ha pagato i Litfiba attraverso la Pulp Srl di Rimini, sempre lei, leader dei grandi eventi musicali sul territorio. Tanto? Poco? Io dico che se la Notte Rosa è davvero un brand, beh, i Litfiba potrebbero venire per molto, molto meno, visto il chiasso pubblicitario che si fanno. Ma visto che la Notte Rosa non è un brand ma un evento qualunque, invita chi ti pare, tanto il conto è salato uguale, caccia il grano. Per altro, alla spesa dei Litfiba va aggiunta quella “per la realizzazione dei progetti artistici nell’ambito del programma Notte Rosa 2017”, che sono altri 16.748 euro (Determinazione n. 1493), e va aggiunta pure la spesa per lo “spettacolo pirotecnico” et altro per 25.973 euro (Determinazione n. 1498) e siamo già a 173.383 euro, buona Notte Rosa a tutti.

De Gregori, il fan della Notte Rosa che incassa un sacco
Che la Notte Rosa sia al profondo rosso della sua esistenza turistica si capisce leggendo in sinossi gli impegni di spesa degli ultimi anni per il ‘megaconcerto’ in piazzale Fellini, stipulati pressoché sempre con Pulp srl. L’anno scorso Carmen Consoli, che da sola vale quanto i Litfiba riuniti, è costata al Comune 101mila euro; nel 2015 Fabrizio De Gregori e Dear Jack han preso 210.084 euro riminese. D’altronde, De Gregori è un fan della Notte Rosa, probabilmente lo pagano bene, perché nel 2011, con Noemi, s’è beccato 135mila euro. Elisa, nel 2014, è stata pagata 186.500 euro, mentre nel 2010, un’era fa, prima delle falangi di Gnassing, Marco Mengoni e Mario Biondi sono costati 150mila euro. A questo punto, meglio Madonna Renata che a Riccione, con 140mila euro pagati attraversando il confine, tramite una società di San Marino, appalta a Radio Deejay una sfilza di concerti da qui a settembre. Ma, come si dice, durante la Notte Rosa tutte le vaccate amministrative sono rosè.

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