La Parrocchia di Santarcangelo fra i collaboratori del Festival che schiera ecosessuali, gender e nonhumanity

La Parrocchia di Santarcangelo fra i collaboratori del Festival che schiera ecosessuali, gender e nonhumanity

"Don Andrea Turchini spieghi e si dissoci subito"

Navigando sul sito del tanto discusso “Santarcangelo Festival” ci s'imbatte in una scandalosa scoperta. Cliccando sulla voce “Partners” spunta fuori proprio la parrocchia di San Michele Arcangelo.

Faccio una premessa: non mi sarei mai voluto imbattere in una notizia del genere, ma dal momento in cui è accaduto, adesso non posso più permettermi di tacere. C’è una cosa che non capisco e che va di moda negli ultimi tempi. Mi riferisco alla tendenza di scimmiottare o talvolta assecondare la mentalità mondana, seguendo quello che ci propone e abbandonando di fatto la testimonianza cattolica. Quando a farlo è la Parrocchia, significa che c’è qualcosa che assolutamente non va. Navigando sul sito ufficiale del “SantarcangeloFestival” ho fatto l’amara scoperta: ho dovuto tristemente constatare con profonda delusione che la Parrocchia di Santarcangelo ci collabora letteralmente.
Per scoprirlo occorre una piccola ricerca sul sito ufficiale del Festival: cliccare sulla voce “Partners”, dove si trovano gli Enti Soci, i Partner Istituzionali, i Main Sponsor, gli Amici del Festival/Sostenitori, i Media Partner (tra cui il Manifesto) ed infine le Collaborazioni, dove compare la Parrocchia di San Michele Arcangelo.
Com’è possibile che la Parrocchia si sia resa disponibile ad una collaborazione con un Festival in cui viene tenuto uno spettacolo sugli ecosessuali (quelli che fanno “sesso” con la natura), descritto come un’esperienza erotica verde in cui è possibile amoreggiare con la terra? Come è giustificabile la collaborazione della Parrocchia in un Festival in cui un laboratorio permanente è tenuto da un centro sociale di estrema sinistra milanese, Macao, celebre per le sue occupazioni abusive e per aver organizzato un flash mob in occasione dell’8 marzo per la “festa della donna” in cui una decina di “galline” pseudo femministe si sono presentate in piazza senza mutande per alzare la propria gonna e mostrare la vagina in pubblico? E i valori divulgati dal Museo della Non Umanità non fanno a pugni col Credo cattolico e la creazione così come narrata dalla Genesi?
Non voglio andare oltre. Io cerco sempre di credere nella buona fede delle persone, l’ho sempre fatto e non smetterò di certo ora. Ma credo anche che sia veramente impossibile non accorgersi di quello che sta succedendo in questi giorni al Festival. Perché è realisticamente difficile non aver trovato una mezza locandina, non notare un “sirenetto” dentro la fontana, non aver letto neanche uno dei tanti articoli usciti nelle ultime settimane e non aver dato un’occhiata alle interviste ai protagonisti di questa edizione. Soprattutto, nel caso non si fosse davvero al corrente di tutto questo, è possibile pensare di rendersi disponibili in una collaborazione alla cieca con un Festival di cui non si conosce il programma? Perciò mi riesce difficile pensare che improvvisamente possano cadere tutti dalle nuvole dopo aver letto questo articolo.
Per questo motivo lo chiedo categoricamente: don Andrea Turchini deve dare urgenti spiegazioni e dissociarsi subito da questo Festival. La Parrocchia non può essere coinvolta in questo scandalo dove vengono finanziate porcherie con soldi pubblici, dove viene sponsorizzata una propaganda ideologica lontana anni luce dalla dottrina della Chiesa Cattolica.
Regna un silenzio imbarazzante, forse perché questa “collaborazione” di imbarazzo ne ha già creato parecchio. Si faccia una scelta di campo che non sia l’ambiguità, o addirittura peggio, la complicità. Non mi si venga a dire: “ma il Festival non è tutto così, valorizziamo quello che c’è da valorizzare” e altre frasi fatte di mera circostanza, perché il messaggio che sta passando con questo Festival è chiaro, il fine lo hanno capito tutti. Allora è bene che sia il mondo laico ad attivarsi e ad agire di conseguenza secondo coscienza. Inoltre, vorrei che fosse chiaro un piccolo particolare. Si tratta di correzione fraterna e sincera, non di una sterile polemica. Il passato dovrebbe insegnare a prevenire queste situazioni, perché c’è già un precedente, per altro molto recente. Infatti due anni fa la compagnia “Motus” con Silvia Calderoni in occasione del Festival si era esibita in una spudorata propaganda gender proprio nel Teatrino della Collegiata. Lo spettacolo, intitolato MDLSX, era una presentazione in prima assoluta. Questo fattore, però, non determina una scusante. Infatti bastava leggere la descrizione per capire a cosa si sarebbe andati incontro: “un ordigno sonoro, inno lisergico e solitario alla libertà di divenire, essere altro dai confini del corpo, dagli organi sessuali”. Abbastanza chiaro, no? Alla luce del sole. Del resto, come quest’anno.

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