La retorica sulla “Romagna” e il decennio che Gnassi si picca di voler esportare

La retorica sulla “Romagna” e il decennio che Gnassi si picca di voler esportare

L'ex sindaco si candida a portare la Romagna in parlamento ma se c'è una cosa certa è che gli altri territori crescono con una marcia diversa. Mentre a Rimini economia, mobilità, turismo, degrado e sicurezza mostrano problemi giganteschi.

Una volta la politica, quella con la “P” maiuscola, era intesa come mettersi al servizio della comunità, facendo scelte per il bene della stessa, sapendo che poi in base a quelle si sarebbe corso il rischio di non essere più eletti. Oggi, al contrario, è un mestiere come un altro, con la differenza che è assai ben più remunerato.
Tutti i mezzi di informazione locali, all’unisono hanno dato ampio risalto e magnificato la candidatura di Gnassi capolista nel listino proporzionale e candidato nel collegio uninominale della Camera dei Deputati. Un’ovvia nuova tappa per un cessato sindaco ora senza poltrona, al quale la politica accorre in aiuto e provvede al bisogno.
Ma al di là di questi scontati accadimenti, andiamo al dunque delle dichiarazioni, con l’esordio: “Romagna 4 volte più veloce dell’Italia. Esportiamo le nostre idee”.
Gnassi non è la Romagna, non la rappresenta affatto, è solo un prodotto locale e difficilmente esportabile. L’altra parte è diversa, variegata e reca ben altri valori. Basti solo pensare ciò che esprimono sia Ravenna che Forlì e Cesena differentemente da Rimini, tanto che anche sotto la signoria Gnassi gli altri territori hanno espresso risultati economici molto migliori di Rimini.
Poi le solite scontate e retoriche affermazioni di rito: “Ci troviamo nel pieno della necessità di fare una finanziaria che tenga in piedi il Paese, nel cuore dei fondi del Pnrr, di una crisi energetica, … (concludendo) E credo che in questo la Romagna abbia tanto da dare”.
Ma ora vediamo sinteticamente per temi il modello che si vuole esportare a Roma, frutto di un decennio di governo “assolutistico”, auto-referenziale e incontrastato; non della Romagna ma in pura salsa riminese.

L’economia
È completamente mancato un qualsivoglia piano che tenesse in considerazione la riqualificazione del settore turistico e alberghiero, ma anche che potesse fare incentivare e sviluppare altre attività economiche produttive, che non siano state le attività di ristorazione e mescita, grande serbatoio di consensi. Un’economia effimera e incontrollata, ormai giunta alla saturazione.

Il dialogo
Una volta vanto e peculiarità di un partito della sinistra, che si fregiava di coltivare tale dote rispetto agli altri, completamente annullato in favore dell’uomo solo al comando.

L’urbanistica e la mobilità
Si è assistito ad una paralisi della mobilità riminese, data la mancanza di una visione complessiva del problema e affrontata con scelte e soluzioni estemporanee, scollegate tra loro e a volte in contraddizione. Opere inutili dettate da ideologie astratte, culminate con situazioni irreversibili che hanno visto la realizzazione del cosiddetto parco del mare senza parcheggi, e la pedonalizzazione del Ponte senza alternative, scaricando le conseguenze in termini di traffico su altre zone del centro storico.

Il turismo
Affrontato con eventi decotti, sempre uguali a sé stessi che celebrano il nulla, seguiti poi dalle solite cronache di degrado e relativi interventi di carattere sanitario e disagi per la popolazione. L’estate 2022 ha mostrato ulteriori segnali drammatici con i sigilli a due alberghi: quello della “truffa delle camere” e quell’altro senza acqua corrente, e Rimini è salita agli onori delle cronache per queste ragioni, oltre che per i divieti di balneazione. 

La cultura
La cultura cittadina ha subito un duro affronto con la banalizzazione dei monumenti più caratteristici della città, e con la cancellazione delle proprie radici in un progetto generale dal fiato corto rispetto al futuro e che ha cementato piazza Malatesta, nascondendo probabilmente per sempre il fossato, così come il quartiere medievale esistente prima della costruzione del Castello: palazzi, fornaci,  terme e altro. Oltre alla mai risolta vergognosa situazione che affligge da tempo immemore l’Anfiteatro romano.

Il consumo del suolo
Da sindaco “anti mattone” a…, abbiamo visto costruire edifici commerciali e non in aree già sature a livello abitativo e di traffico, di cui non se ne sentiva proprio la necessità; oltre alla vergognosa gestione dell’area dell’ex questura. Se il cemento abbonda, mancano invece circa 200 ettari di verde pubblico ma nonostante ciò molti alberi, anche secolari, sono stati rasi al suolo, quando non capitozzati senza pietà.  

I gioielli di famiglia
Palazzo Lettimi, l’area del mercato coperto svendute, quando con la facilità dei fondi giunti a Rimini per pessime opere, si sarebbero potuti finanziare interventi utili alla città stessa e di grande riqualificazione di quelle aree.

Il degrado e la sicurezza pubblica
Le tristi autorevoli statistiche annuali parlano da sé; sempre quelle e puntuali. Per non parlare di quelle estive: spaccio, pallinari, furti, eccetera. 
Il tutto in un quadro di massimizzazione propagandistica che ha saputo trasformare i fallimenti in grandi successi.
Non credo che la Romagna voglia esportare a Roma questo modello che peraltro non gli appartiene, ma che non sia neppure proficuo per la Nazione che ciò avvenga.
Would you buy a used car from this man? Così si direbbe in questo caso negli Stati Uniti.
E ho detto tutto! Diceva il grande Peppino De Filippo.

Salvatore de Vita

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