La tempesta urbanistica perfetta

La tempesta urbanistica perfetta

La sentenza del Tar porta al pettine i nodi dell'urbanistica "strategica" del Comune di Rimini

Nei prossimi mesi potremmo assistere a cause legali, richieste di danni milionari e, forse, alla difficile tenuta di una maggioranza antimattone che ha fatto della battaglia alla cementificazione uno strumento di “lotta e di governo”. Senza però adeguatamente surrogare quel vecchio meccanismo di crescita edilizia infinita, che aveva ormai fatto il suo tempo, con altre potenzialità di sviluppo economico e produttivo. Da non escludere ripercussioni nella cabina... elettorale.

di Mauro Ioli*

Premetto che le considerazioni in calce rappresentano la lettura della situazione locale dipendente dalla mia esperienza professionale.
Sta di fatto che a Rimini sembrano concentrarsi avvisaglie in grado di scatenare una “tempesta urbanistica perfetta”. I cui esiti potrebbero riverberarsi sul fronte della politica con conseguenze oggi non del tutto delineabili.
Partiamo dai dati di fatto o, per lo meno, dalla cronaca più recente.

Nel 2000 l’Emilia Romagna, una delle Regioni leader nella legislazione sull’uso del territorio, mette in campo una legge urbanistica che archivia i Piani Regolatori Generali (PRG) per sostituirli con una complessa articolazione di pianificazione basata sui Piani Strutturali Comunali (PSC), Regolamenti Urbanistici Edilizi (RUE) e Piani Operativi Comunali (POC). Che in realtà non ha prodotto grandi risultati se non impantanare la programmazione urbanistica comunale in mille complicazioni, costosi passaggi amministrativi e defatiganti istruttorie tecniche. Di quelle complicazioni nessuno sentiva il bisogno, se non i soliti incalliti burocrati che nutrono incessantemente l’onnivora macchina della pubblica amministrazione.
Inoltre, nel corso degli anni, la crisi dell’edilizia, l’arretramento delle attività immobiliari e la più generale crisi economica, hanno fatto il resto. Rendendo inutile una complessa programmazione di pianificazione urbanistica in un mercato ormai caratterizzato dai fallimenti d’imprese, piuttosto che dalle previsioni di interventi immobiliari, sia nuovi che di rigenerazione urbana.

Tra qualche giorno l’Assemblea Legislativa regionale approverà una nuova Legge Urbanistica Generale che segnerà un nuovo inizio nelle politiche riguardanti il territorio. In pratica questa volta saranno archiviati PSC, RUE e POC, per introdurre i Piani Urbanistici Generali (PUG) che assomigliano molto, non solo nell’acronimo, ai vecchi e tanto criticati PRG, cioè ai Piani Regolatori Generali.
Certo che nella nuova Legge Urbanistica Regionale ci sarà molto di più: espansione del territorio da urbanizzare a saldo zero nei prossimi anni, con possibilità di sviluppo del solo 3% rispetto all’esistente; semplificazioni (a parole) per la riqualificazione urbana; ferma tutela delle zone agricole e tanto altro che qui poco interessa.

Il Comune di Rimini solo nel 2011 si è adeguato alle prescrizioni della legge urbanistica regionale del 2000, adottando non senza difficoltà i previsti strumenti urbanistici del PSC e del RUE. Questi ultimi sono stati definitivamente approvati nel 2016. Non c’è traccia, né sembra palesarsi la volontà di prevedere un bando di Piano Operativo Comunale (POC) che, tra l’altro, oggi apparirebbe carente di contenuti e risulterebbe di certo tardivo, visto il contesto immobiliare locale e di legislazione regionale.
Come se non bastasse, intorno all’anno 2008 era maturato il proposito di dar vita a un Piano Strategico della città di Rimini, che per alcuni si sarebbe dovuto estendere all’intera area della provincia di Rimini. Finalizzato a razionalizzare le previsioni allora vigenti del PRG, per far posto a una vision strategica capace di risolvere atavici problemi di viabilità, sviluppo edilizio e di collocazione di moderni contenitori di massa per supportare le attività turistiche ed economiche in genere.
Ricordo su questi aspetti l’appassionata e autorevole partecipazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini che con disponibilità di mezzi finanziari e di professionalità di primo piano, aveva sostenuto e spinto la fase di studio e di elaborazione culturale del Piano Strategico di Rimini. L’idea che il Piano Strategico o in seguito il Master Plan della città, potesse essere utilizzato per fini non apertamente dichiarati, era apparsa come una possibilità nella mente dei più attenti osservatori delle vicende locali. In altre parole, da una parte si dichiarava la necessità di pensare in grande, di darsi una vision strategica, di interrompere la prassi della vituperata urbanistica contrattata, mentre dall’altra si metteva in campo un freno straordinario (strategico!) capace di bloccare decine di comparti urbanistici di espansione che avrebbero viepiù sconquassato il territorio. Vision di per sé non criticabile visto il crescente e giustificato ostracismo nei confronti della cementificazione e dell’uso improprio del territorio.

Ora però il TAR di Bologna sentenzia che quel Master Plan non può sostituire il democratico e partecipato processo di elaborazione e di approvazione degli strumenti urbanistici previsti dalla normativa vigente e, tra poco, previgente. Cioè un piano non codificato dalla legislazione di settore, é impensabile che possa dettare i vincoli prescrittivi della pianificazione territoriale perché non supportato da quel processo democratico che lo rende strumento di partecipazione pubblica, anche se in molti casi solo apparente! 

E’ per questa catena di motivi che nei prossimi mesi si potrebbe verificare una “tempesta urbanistica perfetta”, in grado di attivare cause legali, richieste di danni milionari e, forse, di mettere pure in crisi la tenuta di una maggioranza antimattone che ha fatto della battaglia alla cementificazione uno strumento di “lotta e di governo”. Senza però adeguatamente surrogare quel vecchio meccanismo di crescita edilizia infinita, che aveva ormai fatto il suo tempo, con altre potenzialità di sviluppo economico e produttivo. Questa “tempesta urbanistica perfetta” potrebbe concentrare i suoi effetti in occasione delle elezioni politiche della prossima Primavera, ma potrebbe anche avere conseguenze devastanti nella successiva campagna elettorale per le amministrative del Comune di Rimini.
Nell’Anno Domini 2018!

*Architetto

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