La vergogna dell’alloggio Erp: «muffa e polvere, costretta a vivere in casa con la mascherina»

La vergogna dell’alloggio Erp: «muffa e polvere, costretta a vivere in casa con la mascherina»

C'è chi il dispositivo di protezione deve indossarlo h24, anche in casa. Il Covid però non c'entra, deve difendersi dalla polvere e dalle spore di muffa. E' così che una donna sola è costretta a vivere nella ospitale Rimini. Rimbalzata da Acer e dal Comune ormai da anni.

Ci occupammo di questo caso lo scorso agosto. Ecco, diciamo subito che non è cambiato niente, anzi il degrado è aumentato e l’arrivo dell’inverno ha reso tutto più invivibile. E’ l’alloggio Erp di Viserba abitato da una donna. Già umido e ammuffito, adesso è anche freddo e pieno di polvere perché i lavori iniziati non sono stati completati e la signora deve continuare a vivere sotto a quel tetto. I problemi si sono ingigantiti, perché comunque l’umidità continua a farla da padrona.

“Muffa in casa e soffro di problemi respiratori”: l’incredibile storia di una donna che vive in un alloggio Erp

Natale 2020, già molto problematico per tutti. Ma per chi non dispone di condizioni abitative minimamente dignitose, è un Natale disperato. Non c’è proprio niente da festeggiare. «Sto male, guardate dove sono costretta a vivere». Sono le prime parole che ci dice F.F. (queste le iniziali della signora che ha avuto la disavventura di vedersi affidato questo alloggio), praticamente dimenticata da Acer e dal Comune di Rimini. «Vivo in camera da letto, mangio lì, anche se non immune da inconvenienti legati all’umidità, qui in cucina mi viene da vomitare, mal di testa, mal di gola, mal di stomaco, fatico a respirare». In cucina arriva la scaletta a chiocciola che collega l’alloggio al piano terra con quello sottostante. Lei la mascherina deve tenerla anche in casa, h24, e non solo fuori, per cercare di respirare un po’ meno polvere e spore di muffa di quelle che inalerebbe senza nessuna protezione.

Nel deposito la muffa abbondava, tanto che dopo numerose segnalazioni fatte ad Acer i lavori erano cominciati la scorsa estate, ma non sono proseguiti. La signora chiedeva di poter beneficiare di una mobilità d’ufficio, ovvero di essere trasferita altrove fino al termine della ristrutturazione. «A seguito di varie lettere e incontri con Acer fatti dal mio legale, mi hanno concesso questo: di recente mi hanno detto che sarei potuta andare in un residence (a spese di Acer) per tre giorni, tempo di imbiancare l’alloggio, per poi tornarci a vivere mentre eseguivano i lavori nei locali al piano interrato, che però comunica con quello in cui vivo, e quindi facendo salire polvere, freddo, rumore…».

La finestra che arieggia il piano interrato è stata lasciata aperta in occasione dei lavori iniziati e non conclusi, ma adesso entra il freddo e sale nell’alloggio.

Non è possibile obbligare un essere umano ad abitare in un luogo del genere, difficile anche da definire.

Alcuni dei medicinali di cui deve fare uso dopo le patologie insorte da quando vive nell’alloggio Erp.

«Sto assumendo farmaci: cortisone, antinfiammatori, antidepressivi… a causa di quello che sono costretta a subire ormai da anni, visto che la prima segnalazione al Comune di Rimini sulla presenza di muffa e sulle patologie legate a problemi respiratori che si sono manifestati, risalgono al 2016. Inoltre pago un canone che comprende anche l’utilizzo del deposito, che invece non posso usare in nessun modo e devo tenere fra la cucina e la camera da letto tutto il materiale che avevo nei locali che attualmente sono impraticabili».

A fine settembre il legale scrive ad Acer e al competente ufficio del Comune di Rimini una lettera di messa in mora e richiesta di risarcimento danni. Acer allora si muove e sembra disponibile a trovare una soluzione e ad attivare la mobilità d’ufficio, ormai consapevole delle condizioni di salute della signora, ma l’ultima parola spetta all’amministrazione comunale che non chiude il cerchio. Probabilmente nemmeno fra Acer e amministrazione c’è dialogo e tanto meno intesa sul da farsi. Sta di fatto che trascorrono altri tre mesi con un nulla di fatto.
«E’ umiliante quello che sto passando, mi sento presa in giro, trattata in modo disumano e in una città come Rimini non me lo sarei aspettata», è l’ultimo commento di F.F.
In camera da letto tiene un deumidificatore. Lo accende e il numero che compare è 88. Ottantotto per cento di umidità.
Appello al presidente di Acer, Riccardo Fabbri, e al sindaco di Rimini, Andrea Gnassi: fate qualcosa subito. Una donna, che vive sola a Rimini, in queste condizioni, ci fa somigliare a Scampia piuttosto che alla città accogliente e ospitale che, da esponenti politici, andate dipingendo.

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