“Noi lavoriamo per far crescere l’aeroporto di Rimini e i numeri ci dicono che ci siamo riusciti”. Così parlo la presidente di Airiminum. Mario Pari l'ha presa alla lettera (sui numeri), e aggiunge alcune puntualizzazioni sui due scali romagnoli e sulla loro storia recente. Per finire con lo sviluppo ad oggi più prevedibile.
“Siamo noi quelli con le ali spiegate”. Questo il titolo dell’articolo pubblicato recentemente sulla pagina di Rimini del Resto del Carlino relativo alla “guerra dei cieli” tra gli aeroporti di Rimini e Forlì per il quale si prevede la riapertura dopo aver cessato l’attività nell’aprile 2013.
Chi mette le mani avanti sono i gestori dello scalo riminese, la cui presidente ha recentemente affermato: “Noi lavoriamo per far crescere l’aeroporto di Rimini e i numeri ci dicono che ci siamo riusciti”. Polemiche a parte, facciamo parlare i numeri.
Aeroporto di Rimini
Superficie totale 370 ha; parte civile circa 95 ha.
Se si raffronta il traffico passeggeri del primo quinquennio di gestione (2015-2019), movimento passeggeri 1.395.122, con quelli dei primi cinque anni previsti nel piano con il quale la società Airiminum ha vinto la gara nel 2014 per la gestione dello scalo, o con quelli dell’ultimo quinquennio di gestione della società Aeradria, i numeri non dicono che Airiminum ha ragione, come di seguito riportato:
Airiminum, previsione piano 2014
periodo 2015-2019: totale movimento passeggeri 4.158.564
periodo 2015-2019: totale consuntivo movimento passeggeri 1.395.162
periodo 2015-2019: variazione passeggeri 2.763.402 (-64%).
Aeradria, consuntivo 2010-2014
Totale movimento passeggeri 3.274.017
Airiminum e Aeradria a confronto
Movimento passeggeri Aeradria 3.274.017 – 1.395.162 (consuntivo Airiminum 2015-2019) = -1.878.855 passeggeri (-57%).
Il vittorioso piano prevedeva per il 2019 un movimento passeggeri di 1.019.000. Airiminum nello stesso anno ha registrato un movimento di 391.583. Sono mancati 627.417 passeggeri, pari a una diminuzione del 62%.
Se si analizza il risultato di gestione del movimento passeggeri del primo quinquennio, si trae l’impressione che l’aeroporto Fellini abbia le ali piegate e non “spiegate”.
Gli investimenti
Il piano di gara approvato da ENAC prevedeva per i due periodi quinquennali 2015/2019 e 2020/2024, rispettivamente una spesa di 17.868.000 euro e 4.000.000 euro, per un totale di 21.868.000 euro.
Per l’intero periodo di concessione trentennale il piano prevede per investimenti una spesa complessiva di 42.900.000 euro che, secondo quanto affermato lo scorso 17 giugno dalla presidente di Airiminum, dovrebbero salire a 90 milioni di euro fino al 2033.
Chi vivrà vedrà.
Gli aeroporti romagnoli
“Tra Rimini e Forlì uno è di troppo”. Non siamo noi a dirlo. E’ il titolo sulla cronaca di Rimini del quotidiano bolognese. Dal contesto dell’articolo si intuisce che quello “di troppo” è lo scalo forlivese.
Anche a questo proposito lasciamo parlare i vecchi accordi e i numeri sostanzialmente modificati dagli “scippi” subiti.
Potrebbero, presunzione a parte, essere utili anche per l’assessore regionale al turismo e il presidente dell’Associazione Industriali di Rimini.
L’accordo regionale
Il 30/01/1995 il Presidente della Giunta regionale e i quattro Presidenti delle società di Parma, Bologna, Forlì e Rimini sottoscrissero l’accordo per il sistema aeroportuale dell’Emilia-Romagna, nel cui testo vennero specificate le attività operative per ciascun aeroporto:
Bologna (superficie ha 200)
Polo aeroportuale principale dell’Emilia-Romagna, di livello internazionale, deve essere posto in condizioni di assumere in prospettiva il ruolo di 2° polo nazionale dell’Italia settentrionale (a distanza di 25 anni lo scalo risulta essere al 4°posto);
Forlì (superficie ha 219)
I servizi di supporto quale alternato agli altri aeroporti, i settori relativi al trasporto delle merci, alla formazione professionale e alle manutenzioni;
Rimini (superficie totale ha 370, parte civile ha 95)
Quale aeroporto charter della Regione, il settore turistico, recuperando e ampliando le quote di mercato (con particolare riguardo ai Paesi dell’Est europeo) anche in relazione al già indicato trasferimento delle attività militari. Pertanto è indispensabile legare l’attività operativa aeroportuale anche alle politiche di incentivazione nel settore turistico che la Regione adotterà annualmente nei piani promozionali per l’estero. Vanno inoltre valorizzate le potenzialità di trasporto legate agli accordi con la Repubblica di S.Marino.
Aeroporto di Forlì (gli “scippi” e gli errori)
Dal 1995 al 2001 la media annuale del movimento passeggeri fu di 27.340, nonostante l’ingresso della SAB dello scalo di Bologna che aveva acquisito il 60% del capitale della società di Forlì. Precedentemente il Comune, su richieste della SAB, provvide al rifacimento dell’aerostazione e del piazzale antistante.
Il caso Ryanair. Per l’inizio dell’attività la compagnia irlandese chiese, per gli atterraggi, l’installazione della strumentazione ILS di 2° categoria. ENAV soddisfò la richiesta e provvide anche al rifacimento degli AVL (avvisi visivi luminosi) e provvide all’installazione di un nuovo sentiero luminoso (calvert) direzione Forlimpopoli-Forlì. Spesa sostenuta 5 milioni di euro.
Contemporaneamente SEAF realizzò opere per il miglioramento dell’infrastruttura aeroportuale sostenendo una spesa di 6 milioni di euro.
Il primo salto di qualità avvenne nel novembre 2001, quando il direttore della SEAF concretizzò con Ryanar l’inizio del collegamento giornaliero con Londra, al quale fece seguito nel 2002 un secondo volo giornaliero con Francoforte-Hahn.
Negli anni successivi Ryanair attivò ulteriori collegamenti da Barcellona, Valencia, Birmingham e raddoppiò il volo da Londra e Bruxelles.
Nel luglio 2007 la compagnia decide di realizzare a Forlì la sua terza base operativa in Italia con il posizionamento iniziale di 2/3 aeromobili ed effettuare un minimo di 10/12 voli al giorno su varie destinazioni. Ciò avrebbe significato un movimento di circa 1.500.000 passeggeri all’anno. Tale risultato avrebbe consentito a SEAF di effettuare forti investimenti per lo sviluppo delle attività extra aviation.
Ryanair invia a SEAF le bozze del contratto e rimane in attesa della firma SEAF fino a febbraio del 2008, ma il CdA di SEAF non decide su tale proposta che avrebbe potuto creare centinaia di posti di lavoro.
Va ricordato che la società SAB di Bologna deteneva il 60% del capitale di SEAF ma nella primavera del 2008 non accettò un aumento di capitale per SEAF, lasciò le quote inoptate e abbandonò di fatto la sua partecipazione in SEAF.
Nello stesso periodo SAB, sostenuta dalla Regione e dal sindaco di Bologna, contrattò con Ryanair di aprire la propria base operativa sull’aeroporto di Bologna e, nell’estate 2008, comunicò a SEAF l’apertura della propria base a Bologna e tutti i voli su Forlì terminarono a fine ottobre 2008.
La direzione SEAF si attivò nuovamente per mantenere i rapporti con Ryanair e propose alla compagnia di aprire una base anche a Forlì posizionando un solo aereo per effettuare voli nazionali. La proposta fu accettata e venne illustrata da Ryanair in una conferenza stampa a Forlì. Successivamente il CdA di SEAF accettò l’accordo, poi ebbe un ripensamento e commise il grave errore di rinunciare a Ryanair.
Nel 2019 Ryanair all’aeroporto di Bologna ha prodotto un movimento di 4,5 milioni di passeggeri, pari al 47,45% sul totale di 9.482.805.
Il caso Wind Jet. A partire dal 2003 la compagnia italiana attivò sull’aeroporto di Forlì i collegamenti da Catania e Palermo per poi aggiungere negli anni successivi i voli per Mosca, Amsterdam, Berlino, Parigi, Bucarest, Copenhagen, Praga e Cagliari.
I passeggeri a fine 2007 furono 712.394 e 772.078 a fine 2008. Il nuovo traffico non penalizzò gli aeroporti di Bologna e Rimi, il cui aumento percentuale dei passeggeri fu rispettivamente del 31% e 95%.
Nel marzo 2011 la compagnia aerea, a seguito “dell’interessamento riminese”, si trasferì allo scalo di Rimini dove effettuò gli stessi collegamenti.
Dal 2008 al 2012 nello scalo forlivese, a seguito della sottrazione del traffico dagli scali “amici”, il movimento passeggeri subì una perdita del 66% (-510.612) da 772.076 a 221.484.
Il 1° aprile 2013 l’aeroporto cessò l’attività.
Ipotesi di sviluppo
Nel quinquennio 2015-2019 all’aeroporto di Bologna il movimento passeggeri è aumentato del 38% (media annua 7,60). Se, per ipotesi, per il prossimo quinquennio 2020-2024 si considerasse la stessa percentuale di aumento medio annuo, nel 2024 il movimento passeggeri raggiungerebbe circa i 14 milioni.
Al momento l’attuale struttura ha alcune difficoltà di contenimento e i 200 ha di superficie (già utilizzati) molto faticosamente possono consentire ulteriori ampliamenti.
Come Milano con Malpensa, Roma con Fiumicino, Catania con Comiso, Bari con Brindisi, anche Bologna, rivalutando la decisione presa a suo tempo, potrebbe utilizzare come seconda pista lo scalo di Forlì.
Il movimento passeggeri nei due aeroporti romagnoli nel corso di 11 anni (2008-2019) è diminuito del 74% (-885.278): da 1.189.867 a 304.589.
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