L’Asilo svizzero non si tocca e Rimini romana resta orfana dell’Anfiteatro

L’Asilo svizzero non si tocca e Rimini romana resta orfana dell’Anfiteatro

E' una storia vecchia. Ma Gioenzo Renzi quando addenta la presa non molla. Nell'ultimo consiglio comunale è stata respinta la sua mozione (datata 23 o

E’ una storia vecchia. Ma Gioenzo Renzi quando addenta la presa non molla. Nell’ultimo consiglio comunale è stata respinta la sua mozione (datata 23 ottobre 2014) con la quale chiede da tempo di valorizzare l’Anfiteatro romano.
Hanno votato contro la mozione “il sindaco Gnassi con otto consiglieri del Pd e Galvani; a favore i Consiglieri Renzi, Marcello, Zerbini, Allegrini, Tamburini, Fonti; astenuta la consigliera Franchini”, annota lui con precisione ragionieristica.
La mozione chiedeva alla giunta di attuare le previsioni del Prg vigente e recepite nel PSC-RUE, completare gli scavi e valorizzare i resti archeologici di epoca romana attraverso la demolizione degli edifici soprastanti. Individuando un’area adeguata per il trasferimento dell’Asilo Svizzero, a 70 anni dal suo insediamento, “che doveva essere “provvisorio” sull’area archeologica dell’anfiteatro romano, programmando i tempi di attuazione e individuando il reperimento delle risorse finanziarie per tale operazione”. Che in passato il Ceis quantificò in 15 miliardi.
Improbabile che a decretare il trasferimento del Ceis potesse essere il sindaco che è stato allievo del centro educativo fondato da Margherita Zoebeli.
“La risposta del sindaco Gnassi è stata il muro ideologico”, dice Renzi, “l’Asilo Svizzero non si tocca”. “E così siamo ritornati indietro di 16 anni rispetto al 27 luglio 2000, quando il consiglio comunale approvò all’unanimità la precedente mia mozione di trasferire l’Asilo Svizzero in un’altra area, per consentire la ripresa degli scavi e riportare alla luce la parte interrata dell’anfiteatro. Dopo 70 anni, non c’è ancora la volontà di riparare alla insipienza politica di quelle Amministrazioni Comunali “democratiche”, che nel 1946 destinarono l’Anfiteatro a discarica di macerie urbane, dopo che era stato riportato parzialmente alla luce con la campagna di scavi dal 1926 al 1939 e che, nonostante tante aree libere, non trovarono di meglio dell’Anfiteatro romano su cui costruire le 13 capanne “provvisorie” di legno dell’Asilo Svizzero”.
Eppure far sloggiare il Ceis da quel luogo non è stata solo una battaglia della destra. L’assessore alla Cultura, Massimo Pulini, osò andare controcorrente e addirittura dichiarò che fra i suoi primi obiettivi di assessore c’era il trasferimento dell’asilo per valorizzare degnamente l’Anfiteatro. Il sindaco deve averlo però rapidamente convinto a cambiare obiettivo, perché in seguito si è guardato bene dal tornare sull’argomento tabù.
“Su questa area demaniale e di interesse archeologico, scoperta negli scavi del grande storico riminese Luigi Tonini, tutelata da vincoli fin dal 1913-14, le nostre Amministrazioni Comunali rilasciarono addirittura le licenze edilizie dal 1950 al 1959 per costruire sopra l’Anfiteatro il grande padiglione centrale dell’Asilo Svizzero, in cemento armato di tre piani con una superficie di 350 mq. e la casa della fondatrice Margherita Zoebeli, chiamata “Betulla”, opera dell’arch. Giancarlo De Carlo, sovrastante un torrione romano e le mura medievali”, spiega Renzi. “Fino ai giorni nostri, quando la Giunta Gnassi, ad un anno dal suo insediamento, con la delibera del 13.11.2012 ha destinato l’area dell’Anfiteatro di mq. 6.711 a scopi sociali con affidamento al settore politiche giovanili e servizi sociali. E’ la conferma che per l’Amministrazione Gnassi conta più la tutela politica del CEIS che il rispetto culturale dell’Anfiteatro romano con i suoi 2000 anni di storia”.
Eppure la Rimini romana va forte. Ma c’è un buco nero, quello dell’Anfiteatro. “Il sindaco non ha mai detto una parola sull’importanza storica dell’Anfiteatro, su questa testimonianza rilevante della storia romana di Rimini come l’Arco di Augusto, il Ponte di Tiberio, la Domus del Chirurgo, sull’interesse mondiale che susciterebbe una campagna di scavi per riportare alla luce il nostro Anfiteatro romano, risalente al II° sec. d.C., uno dei pochissimi in opera esclusivamente laterizia, ampio quasi come il Colosseo, sul naturale richiamo turistico e ritorno di immagine che avrebbe la città”, aggiunge Renzi. Anche se a suo parere per questa operazione ci sarebbero i fondi comunitari europei, non mancherebbero gli sponsor istituzionali e privati (vedi restauro del Colosseo), oltre a destinare una quota dei proventi dall’imposta di soggiorno (oggi 7 milioni).
“E’ ora di riconoscere che l’Anfiteatro e l’Asilo italo svizzero sono due strutture contestualmente inconciliabili, che il CEIS si può trasferire in un’area più adeguata dell’attuale, con la ricostruzione eco-compatibile del villaggio, per continuare la sua attività educativa e per dare respiro a tutta la struttura originaria dell’Anfiteatro. Non è più sostenibile che “il Ceis non è trasferibile”, quando altre Istituzioni della Città, come ad esempio l’Asilo Baldini fondato nel 1847, cento anni prima del Ceis, hanno cambiato da decenni sede senza venire meno al loro ruolo sociale ed educativo”.
Ma come, si chiede Gioenzo Renzi: il mercato ambulante viene cacciato da Piazza Malatesta in segno di rispetto verso Castel Sismondo e il Teatro Poletti, e l’occupazione da parte del Ceis dell’Anfiteatro romano non disturba?
“Non ci resta che continuare la nostra battaglia per l’Anfiteatro, iniziata nel 1994 con il sindaco Chicchi per la realizzazione del percorso pedonale tra Via Roma e Via Settimia, proseguita con il sindaco Ravaioli per la rimozione dell’autolavaggio e del Distributore Esso, e contro il manufatto in cemento armato costruito nell’arena ad uso palcoscenico”, chiosa Renzi.

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