Lavarsi i denti a secco? Il Papa non l’ha mai detto

Lavarsi i denti a secco? Il Papa non l’ha mai detto

Il vescovo di Rimini ha dichiarato che le 12 buone azioni per salvare il pianeta sono prese dalla «Laudato si’». Ma il testo di Francesco è ben diverso. Per risparmiare l’acqua non serve spiare i cittadini sotto la doccia, semmai bisogna ridurre le perdite degli acquedotti, una dispersione giornaliera pari a 155 litri per abitante.

“Come dice il Papa”: il vescovo Anselmi si è fatto forte della massima autorità della Chiesa cattolica nell’emanare il suo eco-dodecalogo di dodici comandamenti di pura ideologia green [fonte]. Ma i suoi suggeritori in curia diocesana non gli hanno reso un buon servizio, perché in realtà papa Francesco nell’enciclica “Laudato si’” del 24 maggio 2015, il documento citato nell’eco-dodecalogo, al paragrafo 211 non scrive esattamente le stesse cose.
Vediamo.
Primo dei dodici comandamenti: versione vescovo di Rimini, “spegnere le luci di casa”; versione papa Francesco, “spegnere le luci inutili”; sono due cose ben diverse.
Secondo, “minimizzare il consumo di acqua, chiudendo i rubinetti quando non serve l’acqua; mentre ci stiamo insaponando sotto la doccia o lavando i denti non è necessario che l’acqua scorra”; la versione papale è molto più stringata e di buonsenso, “ridurre il consumo di acqua”.
Terzo, “recuperare l’acqua dei piatti e del lavaggio per abbeverare le piante”, scrive Anselmi, ma di tale comandamento non pare ci sia alcuna traccia nel magistero di papa Bergoglio.
Anche il decimo eco-comandamento della curia di Rimini (“minimizzare, per quanto possibile l’uso degli elettrodomestici, dei condizionatori, dei ventilatori, di qualche comfort elettrico”) non trova alcun corrispettivo negli scritti della Santa Sede.
L’undicesima raccomandazione di “utilizzare le applicazioni digitali” non ha il copy-right di Francesco.
Idem per il dodicesimo comandamento (“riutilizzare la carta scritta su una sola facciata”), consiglio per seguire il quale non c’è bisogno di encicliche e neppure di preghiere diocesane.
Viceversa, il testo papale contiene due idee importanti non contemplate nel documento riminese: “piantare alberi” e “trattare con cura gli altri esseri viventi”.
E’ vero che altre sei delle “buone azioni” suggerite dalla diocesi di Rimini assomigliano a quelle del Papa, nonostante una diversa formulazione testuale. Ma piuttosto in certi punti il testo dell’eco-dodecalogo riprende letteralmente – invece della “Laudato si’” – alcune delle “azioni quotidiane” prescritte dall’ASVIS, che non è una congregazione vaticana bensì l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile “creata per attuare in Italia l’Agenda 2030 dell’Onu”. Esempi: «Chiudi il rubinetto quando ti lavi i denti e quando ti insaponi sotto la doccia»; «Usa meno prodotti in plastica» [fonte].

La storia del lavaggio dei denti è un chiodo fisso del direttore scientifico dell’ASVIS, Enrico Giovannini, esponente del Club di Roma, già ministro nei governi Letta e Draghi. Proviamo a prenderla sul serio e domandiamoci se, seguendo il consiglio dell’ASVIS, fatto suo dal vescovo di Rimini, si può davvero raddrizzare il destino del creato, salvare il pianeta o cose del genere. Secondo la Regione Emilia-Romagna «il rubinetto del tuo bagno ha una portata di oltre 10 litri al minuto: se lo lasci aperto mentre ti lavi i denti, ti fai lo shampoo o la barba, più di 30 litri di acqua potabile se ne fuggono per lo scarico» [fonte].
Statisticamente ogni lavaggio dei denti di un italiano medio comporta il consumo di 10 litri [fonte]. Ora, se il lavaggio dei denti comportasse l’impiego della metà dell’acqua, poniamo 5 litri anziché 10 litri, occorrerebbero 200 lavaggi “virtuosi” per arrivare al risparmio di 1 metro cubo di acqua.
Detto questo, vediamo i dati dei nostri acquedotti. Il gestore del ciclo idrico a Rimini, Hera, dichiara per il 2021 un consumo medio di acqua di 130 metri cubi all’anno per una famiglia di 3 persone. Ma noi sappiamo che la gestione della rete acquedottistica fa acqua da tutte le parti, è proprio il caso di dire: il 22,5% si perde per rotture di impianti o mancata manutenzione. Di questo i cittadini che si lavano i denti non hanno nessuna colpa, anzi, sono proprio loro a pagare il conto, sia dell’acqua che utilizzano, sia di quella che si perde nel sottosuolo o altrove. Per la sola provincia di Rimini nel 2022 sono stati previsti dalla Regione lavori di efficientamento della rete idrica per 8,7 milioni di euro, di cui 6,8 milioni dal PNRR (denari che non sono regalati ma dovranno essere restituiti) più 1,9 milioni provenienti sempre dai contribuenti attraverso il pagamento delle bollette.
Hera (dati 2021) gestisce per conto degli enti locali 35.105 kilometri di rete [fonte]; nell’acquedotto civile dichiara perdite idriche per 9,5 metri cubi al giorno per ogni kilometro di rete [fonte]. Calcolatrice alla mano, ogni giorno nel territorio servito da Hera (in Emilia-Romagna ed in altre regioni), in media la perdita di “oro blu” è di 333.500 metri cubi; moltiplichiamo per 365 giorni e abbiamo una perdita di 121,7 milioni di metri cubi di acqua all’anno. Questa è una nostra elaborazione sulla base dei dati dichiarati dal gestore del ciclo idrico. Va rimarcato, infatti, che Hera e le altre multiutility forniscono solo stime relative delle perdite dell’acqua, e non dati assoluti. Le cifre assolute forse fanno paura?
Comunque, in astratto, il volume d’acqua di 121,7 milioni di metri cubi potrebbe soddisfare il fabbisogno annuo di quasi un milione di famiglie (936.153). Se si preferisce un altro confronto, è quasi 6 volte il volume d’acqua dell’invaso di Ridracoli (dato del 3 settembre: 21 milioni di metri cubi) [fonte].

Ed ora, per divertimento, domandiamoci quanti lavaggi denti “risparmiosi” occorrono per colmare la perdita annuale della rete idrica servita da Hera. Risposta: per arrivare a 121,7 milioni di mc di acqua risparmiata occorrerebbero 24 miliardi e 340 milioni di lavaggi, eseguiti con 5 anziché 10 litri. Questo numero diviso 3 (numero medio di lavaggi di denti al giorno per ogni individuo di media età) fa 8.113.333.333. Vale a dire che in un giorno 8 miliardi di persone, con 3 lavaggi di denti da 5 anziché 10 litri di acqua, farebbero risparmiare l’acqua che la gestione di Hera perde in un anno. E tutti gli altri milioni di metri cubi di acqua perduti ogni anno in tutti gli acquedotti d’Italia (dato Istat: «Le perdite totali di rete corrispondono a una dispersione giornaliera di 155 litri per abitante» [fonte]), come facciamo a risparmiarli?

Il vescovo di Rimini, o i suoi suggeritori, avrebbero fatto meglio a limitarsi alla frase di buonsenso del Papa, «ridurre il consumo di acqua». Il resto è un buco nell’acqua, una scivolata nella doccia insaponata.

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