Il saluto dei familiari e dei tantissimi amici di Giancarlo Biondini (“Biondo”) nella chiesa di Rivabella. Don Stefano Vendemini: "Ha risposto con tutto se stesso nel sostegno alle scuole della Karis Foundation".
Sono andato a un funerale non per mestiere ma per pregare per un amico che non c’è più ed abbracciare i suoi cari. Chiedo scusa di questo incipit che potrebbe apparire non professionale; del resto, non esiste nel nostro mestiere l’asetticità. Ma, sapete com’è, la realtà è sempre così imprevedibile al punto che la storia che sto per scrivere, credete a me, vale proprio la pena di raccontarla e, se vi pare, di leggerla da cima a fondo.
Era l’ultimo saluto a Giancarlo Biondini, (“Biondo”, così soprannominato a dispetto dei suoi capelli neri che ovviamente l’età aveva ingrigito, che tuttavia negli ultimi anni non aveva più a causa delle terapie subite per il tumore alla testa, inoperabile e diagnosticato un paio di anni orsono) che avrebbe compiuto 71 anni il prossimo 19 ottobre.
La chiesa Nostra Signora di Fatima di Rivabella era piena, il parcheggio davanti invaso e tutto occupato già mezz’ora prima della messa. A celebrare le esequie è stato don Stefano Vendemini (don Bubi), affiancato da altri sei preti: il parroco don Giuseppe Giovanelli, don Giorgio Pesaresi, don Claudio Parma, don Giuliano Renzi e don Roberto Battaglia. In prima fila la moglie Lauretta, i figli, Matteo, Luca con le loro famiglie e i tanti nipoti e Marco, il più giovane che vive in Canada ed è un consacrato laico dei Memores Domini. C’era anche mamma Maria mentre il padre Ettore è già in Paradiso e il fratello Roberto con la famiglia.
In vita mia ai funerali al massimo mi era capitato di ascoltare una canzone di Battisti, anziché gli inni religiosi ma mai di partecipare ad una sorta di festa, con tanto di bomboloni e “caffettone” (un caffè corretto a rum e grappa inventato dallo stesso Giancarlo). Tuttavia niente di indebito e neppure di dissacrante. Anzi la testimonianza di una vera amicizia umana e di fede. Come del resto bene si capisce dalla messa e dalle parole dell’omelia che ha pronunciato Bubi: “Oggi non è domenica e siete qui in chiesa in tantissimi e con tanti preti a concelebrare. Di questo vi ringrazio e mi fa pensare che Giancarlo sia stato davvero un grande. L’essere qui in chiesa è un vero bisogno quasi un “dovere”. Ci sono qui tanti anche delle scuole della Karis Foundation. Anch’io l’ho conosciuto tanti anni fa in questo ambito e perdonate se mi soffermo soprattutto su questo. Me lo immagino che alle porte del Cielo sia già stato accolto con un “Benvenuto Biondo” dai suoi carissimi amici Lella (Gabriella Ugolini, che a lungo è stata rettore delle scuole Karis) e don Giancarlo Ugolini (il prete fondatore a Rimini di Comunione e Liberazione) e da tanti altri amici e defunti di famiglia che sono già in cielo: “Coraggio, vieni a riposarti un po’!”. In verità – ha proseguito il sacerdote – la sua vita, pur così attiva era già un felice riposo. C’è una specie di riposo, anche vivendo e “faticando” alla grande”.
Poi il celebrante s’è soffermato sul suo lavoro nelle Ferrovie a Milano, poi a Bologna e a Cesena, Rimini. Ma il suo impatto con le scuole della Karis è stata la grazia più grande per lui. “Alla prima richiesta di aiuto, ha intuito il bene di queste scuole iscrivendo i suoi figli e coinvolgendosi in prima persona. Ha risposto con tutto se stesso con impegno, dedizione, creatività e simpatia”.
La sua creatività in realtà s’è espressa al massimo nel costituire, insieme alla moglie Lauretta e ad un gruppo di amici di cui vorrei fare i nomi, anche se sono sicuro di dimenticare qualcuno, a cui chiedo venia subito. Giancarlo in questo lavoro di sostegno alle scuole libere della Karis (che dalla loro fondazione verso la metà degli anni ‘70 del secolo scorso hanno sempre sofferto della mancanza di una vera e sostanziale “parità” come il termine “paritarie” dovrebbe prevedere) ha coinvolto un gruppo di amici, i Zanzani, Magda e Leonardo Berardi, Giorgio Bellavista, Gilberto (Gibi) Guerra (anche lui già in cielo) e tanti altri. Con loro organizzava i pasti dei ragazzi alle settimane bianche o alle gite scolastiche in mezza Europa. È leggendario un episodio che mi è stato raccontato dagli stessi protagonisti di un viaggio col pulmino pieno di panini, vettovaglie e bibite per i ragazzi che avrebbero pranzato al sacco sulle piste da sci. Era da poco stato introdotto l’obbligo della ricevuta fiscale e della bolla d’accompagnamento. Alla guida c’era Gibi con alcuni adulti e una marea di panini, dolci, bevande e caffè. Ad un certo punto l’autista si rivolge a Giancarlo e chiede: “Ma se ci ferma la polizia o la finanza cosa rispondiamo?”. Giancarlo con la sua battuta pronta e in dialetto, che ha strappato una risata generale: “Gli diremo che stiamo portando il nonno a fare un pic-nic sulla neve”.
Giancarlo era così: di poche parole ma di tanti fatti. Nelle tante giornate inaugurali dell’anno scolastico c’era certo la messa col vescovo, la presentazione degli alunni di quinta che avrebbero dovuto sostenere l’esame di maturità e il discorso inaugurale dei presidi. Ma chi non ricorda la marea di bomboloni, la cioccolata calda distesa su metri e metri di tavolate davanti a migliaia di genitori, studenti e insegnanti?
Sull’auto del Biondo, a seguire i ragazzi nelle gite o uscite d’istruzione, c’era un carrello sul quale trasportava l’occorrente per il mangiare o per i giochi. Era sempre presente, sempre all’opera. Come ha detto ancora il sacerdote nell’omelia: “Era lì e si muoveva per un fascino e un’attrattiva, come facciamo tutti noi qui. Per questo suo modo di essere, di guardare e di muoversi nella realtà, aiutava la sua famiglia, gli amici, i ragazzi e tutti noi a percorrere una strada buona. È stato contagioso, ma di più. Quando le forze non erano più le stesse della gioventù, si è occupato di trovare qualcuno che potesse continuare questo suo impegno. Adesso nel gruppo che viene in montagna ad aiutare, c’è Luca suo figlio e c’è Damiano, il figlio di Gibi. Questo amore gratuito ha creato mentalità, educazione, popolo. Questa sua attività ora la continua dal Cielo insieme al gran numero di amici che sono lì. La morte infatti non è la fine ma il compimento. E il meglio deve ancora venire e viene di sicuro; perché è il Signore che opera ed è la sorgente della vita. Anche in questo istante. Tutti siamo chiamati ad una salvezza totale: una roba dell’altro mondo in questo mondo!”. Bubi ha concluso con una preghiera indirizzata a Dio attraverso l’intercessione di Giancarlo: “Biondo, continua a proteggere la tua famiglia, la scuola, la parrocchia e tutti noi. Aiutaci a continuare a lavorare e riguardo alla scuola fa che non si affievolisca il carisma educativo che l’ha generata e che tu hai vissuto e testimoniato alla grande. Ti abbraccio, tutti ti abbracciamo. Grazie!”.
COMMENTI