Lavata di capo per un post di Riziero Santi sui patronati: i sindacati lo fanno nero

Lavata di capo per un post di Riziero Santi sui patronati: i sindacati lo fanno nero

Il presidente della Provincia va all'attacco del disservizio dei patronati e gli arrivano rispostine con un certo pepe da Cgil e Uil.

Ma quant’è bravo il presidente della Provincia a sollevare polveroni? Ieri mattina Riziero Santi ha iniziato la giornata con un post sulla sua pagina Facebook nel quale ha scritto: «NON SONO UN LAMENTONE ma che non ci sia modo di mettersi in contatto coi patronati mi sembra un disservizio importante». Quale film avrà visto la sera prima per dare questo buongiorno ai riminesi? Non si sa. E’ invece certo che i sindacati non l’hanno presa bene.
«Il presidente della Provincia è andato fuori giri», tuona la Uil. «Una sana regola è sempre quella di parlare delle cose che si conoscono, la Uil, in questo ultimo anno ha avuto una presenza massiccia di utenti al patronato». E poi: «I patronati, tutti, di tutte le emanazioni sindacali e non, in questo ultimo anno hanno svolto una mole di attività enorme assistendo tutti i cittadini, sia per le pratiche tradizionali che per le varie richieste di sostegno economico. Ribadiamo questo concetto, non ce ne sarebbe bisogno se prima di parlare tutti verificassero se il cervello è collegato, ma così non è».

Ma partiamo dall’inizio, ovvero dai commenti che hanno accompagnato la “sparata” di Santi, che ha trovato anche giudizi concordi. C’è chi scrive «io sto provando da due giorni» chi aggiunge che neppure telefonando e inviando mail si riesce a mettersi in contatto. Interviene Santi e mostra l’efficienza che regna in quel di Gemmano: «Nel mio comune ho istituito il servizio spid e diamo assistenza. Io stesso dialogo direttamente con INPS tramite portale. Ma testimonianze raccolte sono tante e da verifica ho segnalato un correttivo necessario». C’è chi fa notare che forse Santi non è a conoscenza della mole di lavoro in capo ai patronati. Insomma, lo scambio va avanti. Poi arriva la «nota della Cgil».

Il post pubblicato ieri da Santi.

Ecco il testo: «Il Presidente della Provincia dovrebbe sapere che i Patronati non sono enti pubblici come quelli che lui amministra ma di emanazione sindacale, datoriale o associativa. E dunque farebbe meglio ad occuparsi di ciò che nel Pubblico eventualmente non funziona. Solo chi non “frequenta” le persone che hanno disperato bisogno di risposte e che a migliaia si rivolgono proprio ai Patronati non capisce cosa sta succedendo in questa fase. E magari dimentica anche gli attacchi che in un recente passato sono stati rivolti proprio contro i Patronati (vedi Governo Renzi). Per ultimo non lavorano nei Patronati persone con più di 80 anni che oggi possono essere vaccinati, e lavorare con il pubblico sottopone più di frequente al contagio. Grazie al Comune di Gemmano per il servizio SPID. Quanti hanno chiamato? 10? 50? Solo per dare una quantità all’impegno che è prima di tutto qualitativo e altamente specializzato informiamo che negli ultimi dieci mesi soltanto alla CGIL provinciale abbiamo ricevuto oltre 513.000 telefonate e una media di 1.500 mail settimanali. Sono pochi concetti e semplici se non si capiscono stiamo messi davvero male».

Come avrà reagito Santi? Malino. Merita di essere riportato per intero il suo post di risposta dal tono «bastonato»: «Cari compagni e care compagne della CGIL – il mio Sindacato – la vs reazione – che mi ha sorpreso nei toni personalistici – mostra che ho toccato un nervo scoperto. Ho detto che ci sono delle difficoltà nel mettersi in contatto con i patronati. Ok. Non si può dire? Non è vero? Se si può allora se ne può parlare. Nessuno mette in discussione le difficoltà del momento, che sono gigantesche ed inedite per tutti. Nessuno mette in discussione la professionalità e l’abnegazione dei funzionari addetti. Anzi, grazie. Mettendo in evidenza la mole di lavoro a cui sono sottoposti i patronati – come giustamente avete fatto – si mette in evidenza la mole dei problemi che i cittadini sono chiamati a gestire. Ebbene, chi è in grado di districarsi nell’informatica in qualche modo se la cava. Chi invece non ne ha la possibilità per varie ragioni – e sono soprattutto le fasce più deboli – non ha accesso pieno ai diritti e ciò crea una sperequazione. Mica colpa vostra. Però mi chiedo: fermo restando tutti gli sforzi che si sta compiendo si ritiene necessario porre qualche correttivo per arrivare a dare risposte a tutti? Se non si ritiene necessario allora ho sbagliato a sollevare il problema e mi scuso. Se invece si ritiene utile e necessario se ne può parlare. Sono certo che potremo condividere sull’esigenza di un riordino del settore con maggiori risorse per chi svolge i servizi di patronato, ingiustamente tagliate, nel recente passato, così come potremo condividere che c’è un problema di una sburocratizzazione e di semplificazione, così come di un potenziamento dei servizi di sportello ai cittadini. Perchè arrabbiarsi?».

Sollevato il classico vespaio, Santi si sente anche rispondere: e la Provincia cosa fa? «Le difficoltà di una intera provincia sono per lo più manifestate davanti alle porte dei sindacati, purtroppo impossibile rispondere a tutti ma Lei nella carica di Presidente della Provincia qualcosa potrebbe fare per far sì che alcune risposte vengano comunque date e per esempio potrebbe chiedere all’Inps di rilasciare gli ISEE, così gli Enti Locali, l’ISEE è infatti indispensabile per avere accesso a sostegni e bonus statali e comunali, inoltre potrebbe chiedere all’ispettorato del Lavoro di ricevere di persona chi ha bisogno di quell’istituzione, soprattutto se sono dimissioni nel periodo protetto. Perché se ognuno fa il proprio pezzo più cittadini troveranno risposte». E un altro: «Riziero Santi, i Patronati da un anno sono stati presi d’assalto e mentre gli uffici pubblici chiudevano, loro hanno continuato ad assistere le persone senza lasciare solo nessuno. Piuttosto che prendersela con i Patronati, bisogna domandarsi se gli uffici pubblici sono stati in grado di rispondere ai bisogni dei cittadini o se a causa dei disservizi, le persone si sono riversate dai Patronati».
C’è pure chi lavora nel sindacato pensionati della Cgil che puntualizza una serie di questioni: «si può emanare una serie di bonus solo a richiesta e disporre che i patronati, pure in questa situazione di mancanza di personale causa COVID ecc… e dove la professionalità richiede una formazione così specifica e lunga (quindi non si può assumere il primo che capita), siano gli unici referenti verso il pubblico per la compilazione delle domande? E riusciamo a comprendere che queste richieste da compilare – pena la perdita del diritto – vanno ad aumentare l’enorme e mal pagato lavoro che i Patronati hanno già? E’ possibile che le Amministrazioni pubbliche possano disporre del tempo che occorrre loro per dare risposte (solo scritte) ai cittadini? Ad esempio è possibile che una richiesta di invalidità abbia un percorso dai 4 ai 9 mesi per giungere ad un responso? E’ possibile che diverse pubbliche amministrazioni chiedano ai cittadini di compilare e inviare le pratiche on line senza alternative? Soprattutto gli anziani, ci rendiamo conto che ancora per parecchio tempo i contatti con la PA avverranno sia a livello informatico (per chi lo può fare) sia tramite contatto (per chi non sa utilizzare il computer)?».

Oggi è la Uil a caricare: «Non abbiamo chiuso un solo giorno e nella massima sicurezza abbiamo operato sempre via telefono e via email e direttamente con appuntamenti per tutto l’orario di apertura che per il Nostro patronato a Rimini è dalle 8,00 alle 18,00 tutti i giorni escluso il sabato.
Il patronato, è un Ente privato, lo ricordiamo al Presidente che forse, abituato ai suoi Enti Pubblici, se lo è dimenticato, ed opera in grande sofferenza economica grazie ai tagli che gli ultimi governi del Paese hanno operato, mettendo a rischio l’occupazione e gli stipendi di tante persone. I Patronati sono sempre stati aperti, lo ribadiamo per i duri d’orecchio, grazie all’impegno e al sacrificio dei Nostri operatori che difendiamo strenuamente convinti che se tutti i settori, compreso il presidente della provincia, avessero operato con eguale impegno e presenza continua e costante le cose sarebbero certamente meno pesanti».

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