Lavori alla stazione: perché la Frisoni non dà la “precedenza” a Morolli?

Lavori alla stazione: perché la Frisoni non dà la “precedenza” a Morolli?

Perché l'assessora Frisoni si intesta l'opera attesa da anni, cioè l'apertura verso mare della stazione, quando si tratta di lavori pubblici? Ma in queste pillole di attualità si parla anche di Bolkestein: la "soluzione" di sinistra o quella di destra al tema delle gare non più rinviabili? Entrambe ridicole. E di quartieri: mai fu più strategico il tema del decentramento.

Ho sempre criticato l’assessore Corsini ed il suo semplicistico ragionare di demanio marittimo, proponendo sostanzialmente una generica “legge di riordino” senza peraltro mai definirne i contenuti.
La cosa diventa assai più seria se ad entrare nella questione è il Presidente della Regione Stefano Bonaccini, il quale sostiene estemporanee “buonuscite” nei confronti degli attuali concessionari, dove però manca completamente ogni minimo riferimento in grado di definire l’entità di questi “ristori”.
Del resto se fosse una cosa seria, e non furbizie politiche perditempo, le categorie interessate prima di dirsi d’accordo avrebbero dovute chiedere l’entità di queste ipotizzate buonuscite.
Se questa è la “soluzione” per così dire di sinistra, quella di destra si esplica più o meno nel rude tentativo di non accettare la norma europea, impostazione che diventa sempre più debole non potendo più aggiungere la minaccia che recita: “altrimenti usciamo dall’Europa”.
In questa breve sintesi si racchiude la rappresentazione della pochezza della politica italiana, ma anche tutta la sua debolezza, dimostrando ancora una volta l’incapacità manifesta a gestire i processi di un mondo che cambia rapidamente.
Fa anche ridere che mentre tanti di questi politici richiamano continuamente al rispetto delle Istituzioni facendo riferimento alla Costituzione, parimenti se ne fregano dei pronunciamenti dei massimi organi europei ed italiani che si sono espressi favorevolmente sulla messa a bando delle concessioni balneari: Corte di Giustizia Europea, Corte Costituzionale, Antitrust, Consiglio di Stato a sezioni riunite.
Ho indicato per ultimo il Consiglio di Stato perché nella sua sentenza afferma fra l’altro che l’unica cosa che deve fare chi ha responsabilità di governo, è attuare la norma Europea, arrivando anche a determinare i tempi massimi di esecuzione.
Credevo che dopo aver letto la sentenza della Consiglio di Stato, la politica avesse capito che la soluzione è solo una: i bandi, ed in ragione di questo in una precedente lettera ho cercato di dare il mio contributo sul complesso lavoro preparatorio per giungere ai bandi stessi. Sono infatti più che convinto che una Bolkestein ben gestita sia una grande opportunità di sviluppo per l’intero settore turistico legato al balneare. Ma solo se ben gestita.
Chiudo chiedendo al Presidente Bonaccini se si rende minimamente conto che cercare di aggirare una norma europea potrebbe diventare un’arma pericolosa, rivendicata da tanti altri soggetti – un precedente insomma – comprese le maestranze quando, purtroppo sempre più spesso, le loro fabbriche chiudono “attingendo” al sistema europeo della libera circolazione delle merci.

Sullo sfondamento del sottopasso della stazione

A volte anche la forma è sostanza, soprattutto nelle istituzioni. Mi riferisco all’uscita dell’assessora Roberta Frisoni sul sottopasso della stazione che prevede lo sfondamento a mare su piazzale Carso.
Corretto da parte dell’assessora sarebbe stato inquadrare la vicenda nella sua storicità, frutto di un accordo tra il sindaco Ravaioli e l’associata ferroviaria “Cento Stazioni” che si occupa delle riqualificazioni delle stazioni, compresa quella di Rimini. Ma guai dare meriti ai predecessori!
Detto questo sarebbe stato anche utile informare i cittadini sul ritardo di circa 15 anni e contemporaneamente rappresentare con apposito progetto l’organizzazione a mare del sottopasso di esclusiva competenza del Comune, aree (giardini e via Monfalcone) che dovranno essere rese disponibili fin dall’inizio lavori come aree di cantiere.
Infine, stando alle “regole” l’assessorato interessato dovrebbe essere quello dei lavori pubblici e quindi Mattia Morolli. Perché invece ad intestarsi la comunicazione sui lavori per lo sfondamento del sottopasso centrale della stazione ferroviaria è stata l’assessora Frisoni? Problemi di precedenza agli incroci dei treni?

Perché a Rimini non ragioniamo sulla riapertura dei Quartieri?

Pongo la questione in termini interrogativi, convinto che una discussione sul tema sarebbe il minimo sindacale. La mia opinione personale è di lasciare perdere da subito la rappresentazione nostalgica del decentramento che fu. Meglio parlare di partecipazione e trasparenza quali obiettivi primari su cui concentrarsi, facendo base su una riflessione più ampia che comprenda, in primis, la questione delle rappresentanze partitiche.
Credo di non stupire nessuno affermando che i Partiti sono sempre più solo scatoloni vuoti, e questo non è un giudizio privo di conseguenze. Anzi, in sé è un altro ingombrante elemento negativo nel rapporto tra amministratori ed amministrati. Un decentramento che funziona potrebbe dare vigore alle stesse rappresentanze politiche, sia per la formazioni di quadri, sia per stimolare le rappresentanze partitiche in consiglio comunale ad un rapporto più stretto con i bisogni dei cittadini.
Rigenerare la politica dal basso serve anche per riequilibrare il potere che si è creato a seguito dell’elezione diretta del sindaco, cosa buona e giusta per quanto riguarda l’individuazione “diretta” da parte dei cittadini, ma cattiva e sbagliata quando sostanzialmente diventa sempre più prassi una specie di onnipotenza dei sindaci, anche in ragione del fatto che metterli in discussione può equivalere ad andare tutti a casa, una prospettiva che notoriamente agli eletti non piace.
Non va neppure bene che i cittadini che non fanno parte di rappresentanze organizzate non abbiano la benché minima possibilità di confronti diretti, che risultano invece di fondamentale importanza. E’ addirittura pericoloso che più si indeboliscono le rappresentanze e più il sistema democratico diventa un salotto fine a stesso, in mano a pochi, dominato da una comunicazione fatta di slogan più che di sostanza.
Una precisazione: qualunque sia l’organizzazione da dare ai quartieri, di certo non si dovrà prescindere dalla rete, ovvero dalle enormi potenzialità di connessione, confronto e trasparenza offerte da internet, utili anche per creare strutture di partecipazione più efficienti.
Spero che l’Informazione sappia esplorare fino in fondo questo argomento ed in base alle risultanze si comporti di conseguenza, sapendo che tornare al Decentramento non è nulla di destabilizzante, tanto è vero che sono molte le città che hanno deciso in autonomia di riaprire i Quartieri con una semplice modifica dello Statuto comunale.

Giulio Grillo

COMMENTI

DISQUS: 0