Le madonne miracolose di Rimini fra storia e fede

Continua il nostro percorso a piedi nella città tra le Madonne miracolose di Rimini. La prima parte è stata dedicata alla Madonna della Colonnella e a

Continua il nostro percorso a piedi nella città tra le Madonne miracolose di Rimini. La prima parte è stata dedicata alla Madonna della Colonnella e alla Madonna del Giglio in Corso d’Augusto.

Madonna della Scala
Il 2 luglio 1610 un giovane sventurato fu inghiottito con il suo cavallo dal fiume in piena, e affidando la sua preghiera e il suo sguardo alla piccola Madonna dipinta sul muro del torrione d’angolo che delimitava l’ingresso al porto, fu salvato.
Fu edificata una cappella per opera della marineria e dei poveri abitanti il Borgo San Giuliano.
L’oratorio, ampliato nel 1611, subì crolli e guasti a seguito di straripamenti, poi nel 1718 la chiesa fu ingrandita. Entrò nelle soppressioni napoleoniche del 1797 e affidata a una famiglia nobile, Martinelli, che garantì comunque l’apertura al culto. Nel 1929 la famiglia lasciò la chiesa alla Pia Unione formata da un gruppo di giovani cattolici (istituita nel 1908 e intitolata alla Madonna della Scala).
C’era una scaletta sulle adiacenze del muro ove era dipinta la Madonna che serviva per scendere sulla sponda del canale (sotto la scaletta era collocata la catena che chiudeva il porto).

mater-salvatorisMadonna Madre del Salvatore (Mater Salvatoris)
E’ una immagine della Madonna in aspettazione del parto dipinta nel 1730 da Giovan Battista Costa attualmente collocata sull’altare dell’Oratorio di San Giovannino (Via Dante 18). Il 17 luglio 1796 ha compiuto il prodigio del movimento degli occhi; tale evento miracoloso, che ha segnato la fede del popolo riminese, è avvenuto in un periodo storico difficile per la Chiesa oppressa dalla dominazione giacobina, ed ha sorretto una forte resistenza culturale e religiosa all’invasione napoleonica, che va sotto il nome di “insorgenza”. A Rimini i giacobini non tolleravano l’entusiasmo di fede che la devozione mariana suscitava e giunsero a requisire tutte le riproduzioni a stampa di questa Madonna miracolosa, e perfino a spezzare in pubblico la matrice in rame delle sue stampe, eseguita dall’incisore Francesco Rosaspina. Il fenomeno riminese fa parte di una impressionate ondata di prodigi segnalati nell’Italia invasa da Napoleone, infatti in quell’anno oltre cento immagini, in gran parte mariane, si “animarono”.

madonna-della-misericordiaMadonna della Misericordia
Dipinto del 1796 di Giuseppe Soleri Brancaleoni donato alla sorella clarissa suor Chiara (Convento degli Angeli ora Santuario di Santa Chiara), copia della Mater Salvatoris che mosse gli occhi in quell’anno nell’Oratorio della Confraternita di San Girolamo.
Nel giorno 11 maggio dell’anno 1850 avvenne a sua volta il fatto prodigioso del movimento degli occhi anche di questa immagine, evento che si replicò più e più volte (per otto mesi). Il 12 maggio venne deciso di destinarlo per la commemorazione del miracolo e la Madonna divenne patrona della città e della Diocesi.
Le pupille della Vergine si alzavano verso il cielo e poi sembravano ricadere tra le fila dei fedeli. A volte le pupille erano lucenti come stelle, a volte si velavano di pianto. Il volto, a tratti roseo, si faceva poi pallido quando gli occhi si abbassavano.
Il 15 agosto 1850 il beato Pio IX volle incoronare l’immagine e donò la cornice in oro, argento e pietre preziose.

Madonna della Polverara (via Covignano)
Il culto risale al 1604, quando il cappuccino Simpliciano da Como, dopo essersi rivolto ad un’immagine che la ritraeva, ricevette la prima grazia guarendo da una gravissima malattia. L’oggetto del culto era costituto da un dipinto, attribuito al pittore riminese Annibale Fada, raffigurante una Madonna col Bambino, inizialmente situato sopra un palo in via Covignano. Dopo aver elargito numerose grazie, l’immagine sacra si guadagnò la devozione dei fedeli che, ricevuto il consenso del vescovo e un contributo economico, fecero costruire una chiesa. L’appellativo di “Polverara” derivava dal nome con il quale, fin dal Medioevo, veniva designato il fondo in cui si trovava la sacra immagine, lo stesso nome venne dato alla via. Nel 1693 il quadro del Fada venne sostituto con un altro dipinto, proveniente da una nicchia che si trovava al “Molinaccio”, l’attuale via Monte Titano. Questa è ora l’immagine che viene venerata ed è custodita dalla famiglia Clementoni che provvede da anni al mantenimento dell’oratorio.

2-fine

Marco Ferrini

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