Si chiede di far luce sulla gestione delle risorse economiche, su una serie di interventi realizzati e sui procedimenti disciplinari aperti verso numerosi dipendenti.
“In merito all’operato del Consorzio di Bonifica della Romagna sono emersi alcuni episodi relativi soprattutto alla gestione delle risorse economiche di discutibile correttezza e regolarità”. Lo scrive in una interrogazione presentata in Regione il presidente del gruppo L’Altra Emilia Romagna, Piergiovanni Alleva, che è anche un noto giurista. Tornano sotto i riflettori le vicende del Consorzio, sul quale non è la prima volta che in Regione vengono sollevati dubbi. Il prof. Alleva non gira intorno ai problemi ma li spiattella con dovizia di particolari. Anzitutto cita “irregolarità nella destinazione dei finanziamenti ministeriali, in ambito PIN (Piano Irriguo Nazionale), per la realizzazione di impianti di distribuzione delle acque ad usi plurimi, affidati al CER ed al Consorzio. Tali finanziamenti erano condizionati alla compartecipazione da parte degli agricoltori, i quali avevano ottenuto di allacciarsi alle reti distributive costruite, ma queste quote non sono state mai da loro corrisposte. Tali somme, che ammontano a circa un milione di euro di mancate riscossioni, risulta siano state coperte con fondi residui di parte corrente del bilancio del Consorzio attraverso compensazioni di partite vietate dalla legge di contabilità pubblica e parte delle quali, per circa 500.000 euro, contabilizzata come crediti esigibili”. Poi si sofferma sulla messa in sicurezza del nodo idraulico di Cesenatico, ovvero la demolizione e ricostruzione dei capanni da pesca privati, “impropriamente posta a carico dei fondi regionali giustificandola come necessaria per la difesa delle sponde del canale”.
Un altro capitolo è quello delle opere irrigue previste dal Piano di Sviluppo Rurale (che risale a circa tre anni fa), secondo Alleva “realizzate in spregio alla normativa, che assegna al Consorzio di Bonifica il mero ruolo di supporto nella progettazione e direzione dei lavori”. I privati costituiti in un Consorzio Irriguo, sostiene l’esponente politico, “hanno compartecipato alle spese della sola rete interaziendale (con il contributo del 30%), mentre le opere di pompaggio e adduzione, per un importo di spesa di circa 200 mila euro, destinate ad uso esclusivo di questi privati, sono state realizzate con fondi del Consorzio di bonifica”. Mentre la normativa “vieta in modo assoluto qualsiasi altro finanziamento in aggiunta al contributo comunitario, pena la revoca della concessione”. Accentra l’attenzione anche sul “rimborso delle spese legali ad una dipendente con a carico accuse piuttosto rilevanti di falso” e i “contributi erogati ad libitum al Liceo classico di Cesena senza alcuna attinenza con il ruolo del Consorzio”.
Il prof. Alleva rincara, parlando di “episodi non isolati ma esemplificativi della gestione non trasparente del Consorzio di Bonifica della Romagna”, segnalati anche dal gruppo Fratelli d’Italia in una precedente interrogazione, e che secondo il rappresentante dell’Altra Emilia Romagna hanno avuto risposte parziali anche perché “derivavano dall’ente (Consorzio di Bonifica della Romagna, ndr), e quindi dalla dirigenza stessa, su cui si avanzano riserve di correttezza”.
Infine la patata bollente delle “vertenze” aperte: “Risulta che numerosi dipendenti del Consorzio, anche con mansioni di responsabilità, dirigenti e quadri, abbiano aperti procedimenti disciplinari non ancora né risolti né chiariti. Tale situazione quindi merita un surplus di attenzione ed approfondimento”. L’interrogazione si chiude con la richiesta di “verificare la gestione, sia economica sia generale del Consorzio di Bonifica della Romagna e di fugare ogni dubbio sulle segnalazioni avanzate”.
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