Lettera di patronage: Camporesi aveva visto giusto

Lettera di patronage: Camporesi aveva visto giusto

La Corte dei conti regionale fa proprie le valutazioni sulla lettera di patronage "forte" segnalate dal consigliere di Obiettivo Civico Luigi Camporesi. Mentre nel bilancio di previsione 2019-21 di Rimini Holding è stato inserito un passaggio relativo a Rimini Congressi che fa capire come la mancata quotazione in Borsa di Ieg potrebbe non essere indolore.

Abbiamo scritto poco tempo fa che la Corte dei Conti regionale è intervenuta sulla lettera di patronage rilasciata dal Comune di Rimini per il mutuo di 46 milioni e 500mila euro concesso da Unicredit a Rimini Congressi per la costruzione del Palazzo dei congressi, chiarendo (a proposito dell’esame del bilancio 2016 di palazzo Garampi) che va assolutamente computata nei limiti di indebitamento del Comune. A completamento della notizia va detto che il tema era stato sollevato nel 2015 dal consigliere comunale Luigi Camporesi.

Era stato infatti l’esponente di Obiettivo civico a rivolgersi ai magistrati contabili emiliano-romagnoli per segnalare il possibile danno erariale in relazione alla delibera n.16 del Consiglio Comunale di Rimini del 26 febbraio 2015.
“Il Comune di Rimini ha rilasciato nell’anno 2010 una lettera di patronage per l’importo di € 46.500.000,00 a favore di Unicredit Corporate Banking s.p.a. per un finanziamento concesso dall’istituto bancario alla società mutuataria Rimini Congressi S.r.l., partecipata dal Comune, (tramite Rimini Holding S.p.a.) dalla Provincia e dalla Camera di Commercio di Rimini. La lettera di patronage non si limita a comunicazioni di tipo informativo in quanto testualmente riporta: “riconosciamo che il su accennato finanziamento alla Rimini Congressi S.r.l. viene effettuato anche sulla base della partecipazione da noi detenuta nella società medesima, partecipazione che intendiamo mantenere. Con la presente ci impegniamo a fare tutto quanto nelle nostre possibilità affinché l’anzidetta società partecipata faccia fronte alle sue obbligazioni nei Vostri confronti dipendenti dal succitato finanziamento”, scriveva Camporesi. E lo stesso passaggio viene riportato nella deliberazione della Corte dei conti del 21 gennaio scorso.
“I suddetti contenuti costituiscono una lettera di patronage che la giurisprudenza e la dottrina ritengono “forte”, quindi rappresentante una forma di garanzia atipica, assimilabile alla fideiussione. Di conseguenza, l’Ente locale deve attenersi all’art. 202 del Tuel che consente l’indebitamento per la realizzazione di investimenti, nel cui concetto non può rientrare la garanzia di un debito già esistente al fine di alleviare la posizione finanziaria della società partecipata. Il prospetto della valutazione sull’entità di ricorso al credito, riportato nella delibera n.16 del 26 febbraio 2015, ignora le conseguenze contabili della lettera di patronage. Pertanto, i consiglieri comunali non sono stati informati, ai fini dell’approvazione della delibera in oggetto, del limite di indebitamento che, al contrario, doveva essere considerato in applicazione dell’art.207 del Tuel. Eppure, l’Amministrazione comunale dispone di un Ufficio Partecipazioni che opera in stretto contatto con la società Rimini Holding S.p.a (il Comune di Rimini detiene il 100% del capitale sociale) attuale socio della società debitrice Rimini Congressi S.r.l. Il danno erariale è potenziale, ma reale, in quanto il superamento della soglia di indebitamento comporterebbe il divieto di stipulare mutui per finanziare gli investimenti programmati dal Comune di Rimini”.

E la Corte dei conti dà di fatto ragione a Camporesi: “In risposta alla richiesta di chiarimenti istruttori l’Ente (Comune di Rimini, ndr) ha precisato che al tempo la lettera di patronage in questione era stata qualificata come “debole”, ma la Sezione, in proposito, ricorda che la nota in questione ha carattere impegnativo e pertanto deve essere considerata come lettera di patronage forte e non è possibile per l’Ente sottrarsi all’obbligo di computare tale garanzia ai fini del calcolo del limite di indebitamento”.

A proposito del mutuo, nel bilancio di previsione 2019-2021 di Rimini Holding c’è un passaggio interessante per capire che la mancata quotazione in Borsa di Ieg potrebbe non essere indolore. Nel capitolo relativo a Rimini Congressi si legge che “la quotazione dovrebbe consentire a Rimini Congressi di introitare, con la vendita delle azioni di Ieg, almeno 18 milioni di euro, da impiegare prevalentemente per estinguere anticipatamente, entro fine anno 2018, per un ingente importo (circa 15,5 milioni di euro) il mutuo riducendone il valore residuo dall’importo di circa 34 milioni di euro, al futuro nuovo importo di circa 18,5 milioni di euro, riducendone sensibilmente la rata annua”. E “si auspica che, a breve, i tre soci possano essere formalmente svincolati da tali obblighi (per avvenuto completo adempimento) dalla banca mutuante Unicredit”.
Ma la quotazione è saltata e gli obblighi permangono. Parecchio impegnativi.

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