Lo “skate park” costato 75mila euro è ridotto così: da non credere

Lo “skate park” costato 75mila euro è ridotto così: da non credere

Inaugurato nel luglio del 2013 dagli assessori Brasini, Nadia Rossi, Sara Visintin e da Maurizio Ermeti. E' già terra di nessuno e andrebbe ribattezzato "DiscaricaPark". Ammassi di immondizia, mattoni, bottiglie, reti e sedie divelte, scritte a spray ovunque. Anche il campo di calcetto è in pessime condizioni.

Quella mattina, l’undici luglio del 2013, la temperatura dell’aria rasenta i 30 gradi. Per l’Amministrazione Comunale è una data cruciale: nello stesso giorno vengono presentate alla stampa tre operazioni che da lì a due giorni si avvieranno verso l’inaugurazione: la pista ciclabile sul lungomare, lo Skate Park del Parco Ausa e una nuova flotta di biciclette in condivisione che va ad aggiungersi a quella già esistente. Sono stati tre successi? Il verdetto spetta ai riminesi che ne hanno seguito le vicende nel tempo. Noi ci limitiamo a ricostruire come meglio possiamo la cronaca di cinque anni fa e a riportare con l’imparziale supporto delle immagini, quella attuale.

Lo skate park nel Parco Ausa quand’era ancora “lindo”

Al momento ci occupiamo solo della pista in cemento per skateboard, biciclette BMX, pattini in linea e del confinante campetto da calcio. Da un filmato visto su YouTube trascriviamo fedelmente le parole che in quel caldo giovedì pronuncia l’assessore Gianluca Brasini: “E’ un piccolo impianto sportivo che consegnamo alla città e a un gruppo di persone che a Rimini pratica questa attività sportiva in un’area pubblica che tra l’altro è il cuore del progetto dell’anello verde. La gestione permetterà appunto che quest’area sarà sempre presidiata, aperta tutti i giorni, ma allo stesso tempo con una manutenzione e un’attenzione che altrimenti, lasciando semplicemente uno spazio aperto al pubblico… “. A quel punto, un intervento redazionale taglia il discorso all’assessore il quale, con tutta probabilità, avrebbe concluso il ragionamento affermando “non risulterebbe sufficientemente curato” o qualcosa di simile.

Oggi la pista si presenta così e il parco abbandonato e a pezzi

A un solo lustro di distanza, come credete che sia il “piccolo impianto sportivo”? “Custodito, presidiato e mantenuto con attenzione” oppure no? La domanda è retorica. La risposta è demandata al giudizio dei lettori.

Sul web abbiamo trovato anche un articolo, sempre dell’epoca, in cui in un passo si legge che “la struttura sarà gestita in autonomia dai ragazzi dell’associazione “il parkino”. “Un sogno” – come hanno detto al momento del taglio del nastro – “che da sogno si è tramutato in realtà per divenire, oltre che luogo di sport, momento di socializzazione e d’incontro, magari in collaborazione coi nonni dell’adiacente casa degli anziani di parco Ausa.”

Peccato che il “sogno” sia naufragato in breve tempo. Di fatto, ora non sappiamo con esattezza (causa ferie del funzionario comunale che avrebbe potuto illuminarci) quando siano decaduti i termini oppure sia saltato l’accordo con la società ASD Parkino Skateboarding, appositamente creata nel 2013.

Tale società (leggiamo in un altro reportage datato 11 luglio), “attraverso convenzione assicurerà la custodia, pulizia e conservazione dell’opera, evitando così che l’impianto incustodito possa facilmente deteriorarsi o costituire un pericolo sia per gli utenti sia per i frequentatori del parco adiacente.

Hanno dato il proprio contributo alla realizzazione del nuovo impianto la Provincia di Rimini e Amir (Azienda Pubblica per la rete idrica nella Provincia di Rimini, ndr).” Chi avrà fatto un “ollie” (tipo di salto, nel gergo degli skater) della convenzione? Il Comune? La società Parkino? Pare che per saperlo dovremo fare formale richiesta di “accesso agli atti”, ma la risposta avverrà (così ci dicono) non prima del 15 di settembre, data del rientro del (o della) Responsabile del Servizio. Del resto, riflettendo con calma, la materia è tanto delicata quanto spigolosi immaginiamo essere i risvolti legali inerenti la vicenda. Un caso mondiale. Un vero affaire… !

E’ quindi impensabile delegare risposte così articolate a semplici comprimari. Per il momento ci viene solo confermato che il Centro Sportivo è tornato ad essere semplicemente uno “spazio aperto al pubblico”. In pratica, vengono bellamente traditi i sani propositi dell’assessore Brasini e del compiaciuto manipolo di colleghi di giunta e del numero uno del Piano strategico Maurizio Ermeti, schierato per la presentazione alla stampa.

Mancandoci, come detto, informazioni ufficiali, dobbiamo affidarci alle notizie comparse in quella caliente estate ricca di inaugurazioni; pare che l’operazione “Vasca per Skateboard” sia costata 75 mila euro. Un ottimo investimento, se si considera che in soli cinque anni di vita il campetto da calcio e lo Skate Park sono ridotti a un colorato, ma artistico (capirai) immondezzaio. Il tutto, in nome di un malinteso senso di libertà a cui fa da eloquente contraltare l’autentico lerciume ampiamente documentato. E’ la fine di troppi luoghi pubblici italiani. La storia è vecchia, è un vizio nazionale. Crediamo però che il bene comune andrebbe tutelato meglio. Sempre sul web abbiamo visto immagini del 2016 in cui il cemento è ancora del colore d’origine, le porte e i cestini dei rifiuti non sono marchiati da incomprensibili geroglifici e la pavimentazione è sgombra da rifiuti e bottiglie vuote. Troppo Triste, forse? E’ presto detto: in soli due anni la discesa è stata travolgente.

In compenso, gettando uno sguardo oltre la malandata rete di recinzione che separa le due aree di gioco, il materiale sintetico del campetto da calcio ricorda l’abbigliamento delle comparse nei film sugli zombie. Ma non lamentiamoci, sarebbe potuto anche andare peggio. La doppia vasca in calcestruzzo a quest’ora potrebbe essere un allevamento di pesci rossi o un deposito di scarpe da tennis usate (che invece dispensano soavi effluvi dall’alto) oppure ancora, ipotesi da non trascurare, risultare riempita di sacchi neri dell’immondizia. Qualche forma corvina, se osservate le fotografie, si sta “muovendo” in tal senso. Vedrete che con un po’ di pazienza arriveremo a qualcosa di molto simile, abbiate fede.

Siamo in una botte di ferro: la P.A. piantona la zona come un rottweiler, gli spacciatori che nelle pause di lavoro affollano le tre panchine appena fuori dal Centro Sportivo, una bella “dose” d’allegria la possono sempre dare e i nonni del centro sociale non aspettano altro per condividere con gli skater un “casper”, un “flip” o uno sdrucciolevole, anguillesco “grind”. Swisssh…

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