Mai più cantieri durante le fiere? Siamo alle solite, con una città praticamente paralizzata

Mai più cantieri durante le fiere? Siamo alle solite, con una città praticamente paralizzata

Il precedente, quello che si ricorda meglio, era stato il cantiere in via della Fiera in occasione di Ecomondo, che portò gli enti ad attivare un tavolo di confronto per evitare in futuro la coincidenza di fiere e cantieri: «mai più», dissero. Invece adesso siamo alla tempesta perfetta: oltre a quello che sta succedendo sulla SS16, ci sono anche lavori nella zona ex Sartini, all’inizio del Ponte di Tiberio. File interminabili. Lettera.

Potremmo definirla una tempesta perfetta l’attuale situazione della mobilità riminese, ma anche un’impressionante macchina del caos.
Alle già ataviche “sgangherate pianificazioni” che rendono la vita dei cittadini quotidianamente difficile, specie per chi si deve spostare per lavoro, resta solo ed esclusivamente un’amara rassegnazione, a cui adesso si aggiungono i disagi dovuti ai tanti cantieri sparsi per la città. Si tratta di opere infrastrutturali che, peraltro, non miglioreranno affatto la percorribilità delle strade, ed anzi ne incrementeranno il rallentamento con il conseguente aumento dei valori di inquinamento dell’aria.
Sono molteplici i fattori che ci hanno condotti a ciò, cominciando dall’improvvisazione con cui si è sempre trattato il tema della mobilità, gestito in maniera estemporanea e senza una visione generale specie per il futuro, all’avversità incondizionata verso le auto a vantaggio di soluzioni alternative, che invece di considerarsi tali sono illusoriamente ritenute uniche e sostitutive di tutte le altre.
Oggi dalla Marina alla nuova Circonvallazione, passando per il Centro, la città è praticamente paralizzata. La ripresa delle attività fieristiche ha riportato alla ribalta le problematicità già note intorno a quel fenomeno, oggi con il Sigep e in seguito con gli altri appuntamenti. Poi dalla notte del 16, la chiusura della SS16 nell’incrocio con le vie Coriano e Montescudo per la realizzazione del sottopasso pedonale ed altro in quella zona, primo di una serie di opere analoghe che interesseranno vari punti di quell’arteria.
Ma la genialità più rilevante è ciò che sta accadendo nella zona ex Sartini, all’inizio del Ponte di Tiberio; e non siamo all’apice, perché – purtroppo – ben altro ci attende.
Dopo avere insensatamente modificato senza alcun motivo il senso di marcia monte – mare, ecco la splendida idea di un’inutile rotatoria, che sta ora prendendo forma poiché tracciata a terra.

E da qui pure la recente chiusura di una carreggiata, perimetrata con un velario di rete oscurante. A chi fosse sfuggita questa particolarità, detto materiale è di uso locale corrente in caso di ritrovamenti archeologici come di fatto è già avvenuto. Perché nessuno deve vedere o sapere, dato che parimenti spesso è accaduto, ciò viene consegnato all’oblio, quando non rimosso.

Il disagio si concretizza con code interminabili di veicoli che intersecano il flusso pedonale e ciclabile dal Borgo San Giuliano verso Corso d’Augusto, e senza soluzione di continuità dal Ponte dei Mille al semaforo di Piazza Mazzini.

Ma vediamola questa rotatoria. Di raggio assai esiguo, poco agevole e percorribile inoltre, come detto, inservibile, priva di senso se non quello di costare denari pubblici. Poi il capolavoro funzionale, un bel passo carraio al centro di una sua semicirconferenza (!); una meraviglia.

Non siamo solo in presenza di una “creatività” viaria, ma anche nella carenza di una minima programmazione tale da differire i cantieri in tempi diversi, rendendo un dovuto bel segnale di attenzione ai cittadini.
Del resto i fantastici annunci a cui siamo ormai da tempo abituati, circa improbabili opere mirabolanti, non comprendono mai resoconti di quello che i derivati disservizi o conseguenze successive costano in termini reali ai riminesi, e di scadimento della loro qualità della vita; esistono studi ben precisi in proposito, ma guai ad affrontare questo tema. In sostanza non si saprà mai quale sia il rapporto tra costi e benefici.
E così la città è in preda ad un magma caotico, nell’attesa della lieta novella annunciata circa l’alternativa al Ponte di Tiberio, che dalle prime indiscrezioni appare già inadeguata.
Non consiglierei a coloro che vogliano intraprendere studi di laurea urbanistica, di frequentare quei corsi; sono duri, impegnativi e di poca soddisfazione fino a quando non si raggiunge la meta dopo anni di impegno. La realtà insegna che basta una qualsiasi laurea e successivamente entrare in politica, per occuparsi di quegli stessi argomenti che paiono proprio alla portata di tutti. Poi evidentemente dei risultati a nessuno importa.
Quello che invece c’era da attendersi dalla nuova Giunta era il coraggio di scelte nuove, di affrancarsi dal passato, di una capacità di riflessioni rispetto a decisioni già preconfezionate, e di correggere le molte criticità in esse insite con sapienza e obiettività, magari con l’umiltà di cercare l’ausilio di consulenze qualificate.
Invece siamo al rifacimento di una storia già vista, anzi un prosieguo, che peraltro non è finzione ma una realtà che sconteremo anche nel futuro.

Salvatore de Vita

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