«Marina resort»: il Comune di Rimini dà il via libera alla ricettività in darsena

«Marina resort»: il Comune di Rimini dà il via libera alla ricettività in darsena

Con una rapida conferenza di servizi che ha messo d'accordo palazzo Garampi, Provincia e Soprintendenza, Marina di Rimini ha ottenuto il cambio di destinazione d'uso da porto turistico in marina resort. «Al massimo ne collocheremo una ventina», dice Giovanni Sorci. Ma sulla carta potrà ospitare fino a 120 house boat su 400 posti barca.

La conferenza di servizi ha già dato il via libera. Comune, Provincia e Soprintendenza (per quest’ultima la cosa “non presenta rilevanza paesaggistica”): tutti d’accordo sul parziale cambio di destinazione d’uso da porto turistico a marina resort. In pratica, il progetto di cui si parla già da qualche anno, quello delle «casette galleggianti», più propriamente house boat, ora ha tutti i timbri ufficiali. Addirittura, ne potranno essere ospitate fino a 120, il 30 per cento dei 400 posti barca attuali del porto turistico di Rimini. E se questa potenzialità dovesse, in futuro, essere completamente realizzata, la darsena potrebbe risultare un concorrente degli alberghi. Ma il direttore di Marina Blu, Giovanni Sorci, rassicura: «ne installeremo non più di una ventina». Al di là di quello che accadrà, sulla carta la virata è notevole.

Cerchiamo di raccontare dal principio questa operazione. Le strutture per la sosta e il pernottamento di turisti all’interno di unità da diporto ormeggiate in uno specchio acqueo attrezzato, stanno avanzando a vista d’occhio. La Regione Emilia Romagna nel 2014 ha definito i requisiti in base ai quali i marina resort possono essere ammessi. Devono disporre di pontile, recinzione, impianti vari (idrico, elettrico, rete fognaria…) e tanto altro.
Di fatto sono strutture ricettive all’aria aperta, come i camping e i villaggi turistici. E come tali sono spuntate in diversi porti turistici.

Una house boat nella darsena di Rimini con barca-piscina.

Il Comune di Rimini è passato dall’«osteggiare» il marina resort, ad esprimere parere favorevole nella conferenza di servizi. Ma ancora di più, nel Rue ha stabilito che il passaggio da porto turistico a marina resort non comporta aumento del carico urbanistico. Porte aperte, dunque, e tempismo perfetto, perché il Rue definitivo è stato approvato il 25 marzo e la conferenza di servizi si è chiusa il giorno 1 aprile.
Quando, poco meno di due anni fa, le fiamme gialle insieme alla Capitaneria di porto varcarono i cancelli di via Ortigara, contestarono le house boat. Sì, perché di fatto ce ne sono già sei. Trasmisero gli atti a tutte le autorità competenti. L’amministrazione comunale considerò abusi edilizi quelle casette galleggianti, partì l’ordine di demolizione e nacque un contenzioso. L’amministrazione comunale contestò anche un altro aspetto: una darsena ricreativa non può diventare ricettiva senza cambio di destinazione d’uso. Quindi? Si è resa necessaria una sorta di sanatoria. Nel dicembre dello scorso anno la società Marina Blu, che gestisce la darsena, ha presentato al Comune di Rimini una domanda di (in burocratese) accertamento di compatibilità paesaggistica per lavori realizzati in assenza o difformità della autorizzazione paesaggistica, appunto. Palazzo Garampi ha convocato la conferenza di servizi e ha acquisito il parere di tutti gli enti coinvolti. Sostanzialmente non si sono registrate opposizioni, tranne forse quella della Capitaneria di porto che, pur non contestando la destinazione a marina resort, ha spiegato che per quanto riguarda le unità da diporto la normativa vigente non consente una attività commerciale di tipo ricettivo o residenziale. Perché è vero che il legislatore ha cominciato a normare questa materia, ma siamo ancora in presenza di un vuoto normativo per quanto attiene agli house boat. E nella conferenza di servizi sono emersi anche degli interrogativi: gli house boat possono essere considerati a tutti gli effetti delle imbarcazioni? Se ne è discusso. Così come degli aspetti di sicurezza, sui quali però la competente Agenzia regionale ha spiegato che il cambio d’uso in marina resort non va a confliggere col tema della sicurezza idraulica ed ha espresso parere favorevole.

«Non è nostra intenzione arrivare al 30% dei posti barca con le house boat, al massimo ne collocheremo una ventina», spiega Giovanni Sorci. Perché avete puntato sulle «villette galleggianti»? «I marina resort hanno l’Iva agevolata al 10% e questo è un bel vantaggio per chi arriva in darsena con la propria imbarcazione. Inoltre avevamo una banchina di circa 25 posti barca ormai inutilizzata (fu del gruppo Ferretti, ndr) e quindi abbiamo pensato a questa soluzione innovativa e destinata ad attirare sempre più interesse. Sarà una zona riservata, con accesso con sbarra e anche posto auto. Abbiamo già richieste di acquisto perché il prezzo è contenuto». Ovvero? «60mila euro per una house boat finita più il costo del posto barca».
Se c’è una cosa di cui Rimini non ha bisogno è quella di aumentare la ricettività, di alberghi ce ne sono già tanti e “riempirli” tutti è diventata una mission impossible: finirete per fare concorrenza agli hotel? «Assolutamente no», dice Sorci, «le house boat rappresentano una nicchia all’interno della vacanza esperienziale. E poi non comportano un aumento del carico urbanistico, anzi una diminuzione».
Ma è anche un’idea per portare risorse nelle vostre casse in tempi nei quali le darsene non navigano nell’oro? «Certo, noi vendiamo servizi, sa quanti porti sono in crisi?». Sorci tira fuori il documento sulla situazione di mercato dei porti turistici italiani. L’incipit focalizza subito lo stato di sofferenza del settore della portualità turistica. Quello di Jesolo fallito, Marina di Pisa concordato preventivo, paralisi finanziaria del Marina di Ravenna, il porto turistico di Marina di Ventimiglia ceduto al Principato di Monaco, e acque tempestose anche ad Imperia, Fano, Cecina… la lista è lunga.

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