E' stata fissata l'udienza preliminare per gli ex vertici di banca Carim rinviati a giudizio: si terrà alle 9.30 dell'8 marzo prossimo. Le posizioni d
E’ stata fissata l’udienza preliminare per gli ex vertici di banca Carim rinviati a giudizio: si terrà alle 9.30 dell’8 marzo prossimo. Le posizioni di partenza sono diversificate per i 23 fra amministratori, consiglieri e revisori che hanno tenuto le redini dell’istituto di credito. Giuliano Ioni, all’epoca presidente del cda, il direttore generale, Alberto Martini e il vice direttore generale Claudio Grossi, sono accusati di essersi associati fra loro “allo scopo di commettere un numero indeterminato di reati societari” e di avere costituito “un’organizzazione delinquenziale operante negli organi direttivi” della banca. Di avere favorito, nella concessione delle linee di credito rilasciate da Carim, “soggetti e gruppi societari da tempo insolventi”, senza evidenziare nei bilanci le perdite maturate “avallando stime e valutazioni palesemente non corrispondenti alla reale situazione del credito”. Il pm Luca Bertuzzi elenca anche la registrazione in bilancio di utili inesistenti ma distribuiti agli azionisti, l’acquisto di 1 milione 300 mila azioni ad un prezzo illecitamente maggiorato e altro.
Sono invece usciti di scena gli ex commissari di Banca d’Italia, Sora e Carollo (che in un primo momento erano stati iscritti nel registro degli indagati per indebita restituzione dei conferimenti) ma resta lungo elenco delle persone coinvolte: Giuliano Ioni, Alberto Martini, Claudio Grossi, appunto. E poi Luciano Liuzzi, Mauro Gardenghi, Franco Paesani, Raffaele Mussoni, Vincenzo Leardini, Fabio Bonori, Ulderico Vicini, Roberto Ferrari, Mauro Ioli, Gianfranco Vanzini, Bruno Vernocchi, Gianluca Spigolon, Giancarlo Mantellato, Attilio Battarra, Alduino Di Angelo, Claudio Semprini Cesari, Massimo Conti, Giuseppe Farneti, Marcello Pagliacci, Bruno Piccioni.
Anche ai consigli di amministrazione che hanno approvato il bilancio chiuso al 31 dicembre 2009 e la semestrale al 30 giugno 2010 viene contestato di non avere effettuato accantonamenti per rischi sui crediti (inducendo pertanto in errore i soci e il pubblico “sulla reale situazione finanziaria e patrimoniale della banca”), nel primo caso per oltre 35 milioni di euro e nel secondo per oltre 29 milioni. Se lo avessero fatto – ne è convinta la procura – si sarebbe azzerato il risultato positivo indicato in bilancio ed anzi sarebbe maturata una perdita. Ma così facendo avrebbero procurato un danno patrimoniale alla società, ai soci e ai creditori non inferiore a oltre 18 milioni di euro (per il cda che ha approvato il bilancio 2009) e di oltre 10 milioni per l’altro cda.
Le parti offese nel procedimento sono invece l’ex comandante provinciale della Guardia di finanza Enrico Cecchi, che in buona parte è all’origine del terremoto giudiziario che ha investito la Cassa di Risparmio di Rimini, il Comitato di tutela dei piccoli azionisti e una risparmiatrice cattolichina.
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